Figlio (m. 516) del re Gundioco e nipote del patrizio Ricimero; era già re di Borgogna quando, detronizzato ed esiliato dai fratelli, fu costretto a trovar rifugio in Italia. Prese parte all'eliminazione di Antemio; nella vacanza del potere per la morte di Ricimero, G. gli successe nel patriziato, per designazione di Olibrio, e detenne il potere designando poi alla carica imperiale Glicerio, comes domesticorum, che fu acclamato imperatore dai soldati a Ravenna (473). Ma sul finire dello stesso anno G., richiamato in Borgogna, lasciava l'Italia abbandonando i suoi seguaci. Attaccato da Clodoveo nel 500, batté il fratello Godigiselo alleato dei Franchi. In Borgogna fu un re saggio e aperto a una collaborazione fra elemento romano e barbarico, e raccolse per primo le consuetudini dei suoi Burgundî in una notevole opera legislativa: la Lex Burgundionum o Lex gundebada (fr. Loi gombette), da non confondere con la Lex romana Burgundionum (posteriore e destinata ai sudditi romani). Nella politica religiosa, pur essendo ariano, fu assai benevolo verso la Chiesa cattolica, che lo ricambiò con un atteggiamento favorevole.