gurge
Dal latino gurges, usato più spesso in poesia e soprattutto da Virgilio (cfr. per es. Aen. I 118, VI 296), deriva la forma italiana ‛ gorgo ', che ritroviamo anche in D. (If XVII 118). Accanto a essa, la forma colta g., usata una sola volta da D.: di alto livello letterario tutto il contesto, e le parole con cui g. è in rima: urge e turge (tale rima, ancora con urge / turge e surge, si ha solo un'altra volta, in Pd X 140 - 144).
Gli angeli, dunque, inebriati da li odori, / riprofondavan sé nel miro gurge (Pd XXX 68), ossia " iterum mergebant se in aqua praedicti mirabilis fluminis ad ingurgitandum de aqua " (Benvenuto).