GURK
(Gûrca, Kurca, Gurcen nei docc. medievali)
Città dell'Austria, in Carinzia, attraversata dal fiume omonimo.La storia politica e artistica di G. si identifica con quella del duomo, dedicato all'Assunta, e con la sede vescovile che, fondata nel 1072 e oggetto di contesa fin dai suoi esordi, fu soppressa nel 1785; dal 1786 vescovo e Capitolo furono trasferiti a Klagenfurt.Nel 1043 Emma, della casa ducale bavarese dei Luitpoldingi, vedova del conte Guglielmo II, fondò a G. con l'aiuto dell'arcivescovo di Salisburgo Balduin (1041-1060) - dalla cui diocesi l'area dipendeva dall'811 - un monastero per nobili dame con una norma di vita simile a quella delle canonichesse. La fondazione, posta nei pressi di una già esistente chiesa dedicata alla Vergine, fu riccamente dotata con i possedimenti di Emma - che vi fu sepolta nel 1045 - e in seguito, nel 1066, con donazioni del re Enrico IV.Nel 1070 l'arcivescovo di Salisburgo Gebhard (1066-1080) soppresse il monastero e nel 1072, con l'assenso del papa Alessandro II e del re Enrico IV, fondò un vescovado - il più antico dopo Salisburgo nel territorio dell'od. Austria - con sede nel monastero di Emma, del quale ereditò i possedimenti. Il 6 maggio 1072 Gebhard consacrò il nobile Gunther von Krappfeld - i cui beni andarono anch'essi in dotazione al vescovado - primo vescovo di Gurk. Questi, coadiutore dell'arcivescovo di Salisburgo, dipendeva totalmente dalla giurisdizione dell'arcivescovo dal punto di vista religioso e temporale: egli non aveva né Capitolo, né chiesa vescovile, né un proprio distretto per la cura delle anime e neppure aveva diritto alle consuete decime. Nel 1123 il vescovo Hildebold (1106-1131) istituì il Capitolo del duomo, che adottò la regola dei Canonici di s. Agostino. Nel 1131 il vescovado di G. ottenne una piccola diocesi - comprendente la città, la valle del Metnitz e la parte solatia della valle del Glan -, alla quale vennero concesse le decime all'epoca del vescovo Roman I (1131-1167); questi fece erigere prima del 1147 il castello di Strassburg im Gurktal, non lontano da G., con funzioni di residenza vescovile e diede inizio alla costruzione del duomo, come attesta la citazione del 1140 nei documenti di G. di artefici impiegati in lavori architettonici.L'edificio pertinente a questa fase di lavori era una basilica a copertura piana suddivisa in tre navate di dieci campate e transetto con tribune lignee nei bracci. A questa fase risalgono anche le tre absidi disposte a scalare: su quella centrale, all'esterno, sopra la finestra, si trova un rilievo con un leone che abbatte un basilisco. Al di sotto del presbiterio sopraelevato si distende la Hallenkrypta con volte a crociera sostenute da cento colonne (92 semplici, 4 doppie); la cripta, che deriva da modelli italiani, è la più vasta dell'Europa centrale.Nel 1145 papa Lucio II concesse al Capitolo di G. il diritto di eleggere liberamente il vescovo, il prevosto del Capitolo e il balivo. Ne seguirono duri contrasti con l'arcivescovo di Salisburgo e G. tentò di sostenere i suoi sforzi autonomistici con falsificazioni documentarie e con il ricorso alla fondatrice Emma, le cui reliquie, delle quali venne promosso il culto, vennero trasferite nella cripta appena terminata.A partire dal 1190 furono edificate le parti occidentali del duomo, di dimensioni maggiori rispetto al progetto iniziale: all'ultima campata occidentale si addossano due torri massicce, aggettanti dai muri perimetrali longitudinali. L'atrio esterno, posto fra le torri e originariamente aperto verso O, comunica con l'atrio interno tramite un portale strombato. Al di sopra di questi due ambienti si trova la cappella vescovile, che costituisce la tribuna occidentale (secondo-terzo decennio del sec. 13°), la cui abside (demolita nel 1779-1780) sporgeva in origine verso la navata.A questa fase di lavori nel duomo di G. si accompagnò una notevole attività artistica. Al 1200 ca. risale il timpano, ora conservato nella chiesa, con Sansone che vince il leone, ritrovato nel 1925 al piano superiore della corte della prepositura, forse proveniente dal portale che dal perduto chiostro conduceva nella chiesa. Risale forse al secondo decennio del sec. 13° la lastra sepolcrale per il vescovo Ottone I (m. nel 1214), posta presso l'accesso meridionale della cripta, che rappresenta il vescovo vivente, a figura intera, in abbigliamento liturgico con le insegne e il calice. Forse nel primo quarto del sec. 13° dovette essere eseguito, certo a Salisburgo, il c.d. altare portatile di G., oggi perduto ma documentato ancora nel 1895 a Klagenfurt, nel sepulcrum dell'altare gotico della cappella privata del Capitolo del duomo di Gurk. Probabilmente nel secondo quarto del sec. 13° venne realizzata per il portale occidentale una porta in legno di larice a due battenti, in origine policroma (argento, rosso, verde). I battenti erano interamente intagliati a girali con medaglioni figurati, per metà perduti. Sul battente di sinistra sono rappresentati, con uno stile retrospettivo, l'Albero di Iesse e il Secundus adventus; quello di destra mostra un ciclo di scene tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento, che ricorda vagamente quello dell'ambone (1181) di Nicola di Verdun nella collegiata di Klosterneuburg; tale affinità è dovuta forse a una mediazione del prevosto Wernher, in carica a Klosterneuburg e poi a G. nel 1194-1195. Nella raffigurazione della Pentecoste la posizione dominante della figura di Pietro è forse espressione della posizione filopapale del vescovo di G. Ulrich I Ortenburg (1221-1253).Nel secondo quarto del sec. 13°, per dare risalto alla tomba di Emma, si sollevò il sarcofago con tre sostegni a forma di testa, che richiamano per le fisionomie sia l'altare portatile nella Dörflkirche, presso Vöcklabruck, nell'Austria Superiore, sia la testa reliquiario nell'abbazia benedettina di Melk, nell'Austria Inferiore (Fillitz, Pippal, 1987, nrr. 104-105), sia infine la decorazione architettonica della chiesa parrocchiale di Schöngrabern, nell'Austria Inferiore, dove si trovano motivi analoghi anche nella zona delle basi (Pippal, 1991). Alla metà del sec. 13°, dopo il saccheggio del duomo da parte della famiglia dei Peggau-Pfannberger, venne eseguita la decorazione ad affresco della cappella vescovile, un capolavoro dello Zackbrüchiger Stil in Austria. Nel 1253 Innocenzo IV concesse indulgenze al duomo di G., forse per incrementare i lavori di rinnovamento. In seguito all'incendio del 1284, il vescovo Hartnid von Liechtenstein (1285-1298) ottenne dal sinodo nazionale tedesco del 1287 a Würzburg un'indulgenza per coprire le spese dei lavori di rinnovamento, che comportarono la rimozione delle tribune lignee del transetto, sostituite da arcate a sesto acuto, e l'esecuzione del gigantesco affresco con S. Cristoforo sulla parete interna settentrionale del coro. Nel 1287, in occasione della recognitio della tomba di Emma - decisa per confermare ufficialmente il culto tributato alla fondatrice -, furono nuovamente messi in opera gli antichi sostegni a forma di testa umana; l'attuale aspetto del monumento è dovuto a un restauro del 1925 che rimosse le strutture che vi erano state sovrapposte nel 1721.All'epoca del vescovo Konrad I von Enslingen (1337-1344), in cui venne composto il Reimofficium (1340) di Emma, furono realizzati gli affreschi nell'atrio esterno (1339-1343), chiuso verso O; certamente alla stessa epoca risale la ridipintura della porta. Nei secc. 15° e 16° il duomo ricevette una copertura a volte gotica.
Bibl.: K. Ginhart, B. Grimschitz, Der Dom zu Gurk, Wien 1930; O. Demus, Romanische Wandmalerei, München 1968, pp. 212-214, tavv. C-CI, figg. 241-244 (trad. it. Pittura murale romanica, Milano 1969); Die Zeit der frühen Habsburger. Dome und Klöster 1279-1979, cat., Wien 1979, pp. 175-178; H. Fillitz, M. Pippal, Schatzkunst. Die Goldschmiede- und Elfenbeinarbeiten aus österreichischen Schatzkammern des Hochmittelalters, Salzburg-Wien 1987, nr. 71; Hemma von Gurk, cat., Klagenfurt 1988; M. Pippal, Figurale Holztüren des Hochmittelalters im deutschsprachigen Raum, in Le porte di bronzo dall'antichità al secolo XIII, a cura di S. Salomi, Roma 1990, I, pp. 189-203; M. Pippal, Die Pfarrkirche von Schöngrabern. Eine ikonologische Untersuchung ihrer Apsisreliefs, Wien 1991; Geschichte der bildenden Kunst in Österreich, a cura di H. Fillitz, cat. (in corso di stampa).M. Pippal