Van Sant, Gus
Van Sant, Gus. – Regista e sceneggiatore statunitense (n. Louisville 1952). Artista poliedrico – è anche pittore, fotografo, musicista e scrittore – e tenace produttore indipendente. Dopo aver raggiunto un più ampio successo internazionale di critica e pubblico con My own private Idaho (1991; Belli e dannati, 1991), è stato forse con Elephant (2003) che ha espresso il suo capolavoro. Opera dura e assai coraggiosa, quasi un docu-drama in gran parte ambientato all’interno di un liceo, quale luogo di un universo dove la follia – almeno apparentemente gratuita e banale – esplode come un’apocalisse. In realtà attraverso un’essenziale e assai lucida rappresentazione, il film offre la piena misura di un profondo disagio della civiltà – in particolare giovanile – contemporanea. Di fatto l’universo postadolescenziale è sempre stato al centro dell’opera del regista e questa attitudine è confermata anche da Paranoid park (2007), la cui trama rivela una relativa attenuazione dell’asprezza di Elephant e, al contempo, l’emersione di una componente sentimentale, scandita da raffinati omaggi al coté musicale – e non solo – felliniano. Suo pendant – invero più sentimentalistico – è stato Restless (2011; L’amore che resta). Ideali pendant – a mo’ di trittico – di Elephant sono anche Gerry (2002) e Last days (2005), che ne condividono i tratti essenziali di stile – asciutto, parco di dialoghi, documentaristico, composto di lunghe sequenze – e di temi, a partire da quello mortuario. Tre discese agli inferi, rispetto alle quali Milk (2008) costituisce – seppur nel suo finale tragico – un positivo canto al coraggio politico e all’affermazione della ‘diversità’, raccontando la vera storia del primo attivista dichiaratamente gay (autorevolmente interpretato da Sean Penn) a essere eletto in politica; una conferma della costante attenzione di V. alle dinamiche storiche e sociali, come anche nel più recente – e di misura più classica – Promised land (2012).