GEIJERSTAM, Gustaf af
Romanziere svedese, nato a Jönsarbo nel Västmanland il 1° maggio 1858, morto a Stoccolma il 6 marzo 1909. In giovinezza aderì al naturalismo, allora trionfante con Strindberg (Grakallt, Grigio freddo, 1882; Fattigt folk, I, Povera gente, 1884, novelle; Erik Grane, 1885; Pastor Hallin, 1887, romanzi), sboccando infine in descrizioni d'ambiente, con materia attinta alla vita del popolo (Fattigt folk, II, Povera gente, 1887; Kronofogdens berättelser, I racconti della guardia, 1890), e con una tonalità uniformemente grigia, stinta, a fondo squallidamente pessimistico. Dopo un lungo silenzio di cinque anni, durante i quali fu prima drammaturgo a Göteborg, poi giornalista, collaboratore delle Dagens Nyheter a Stoccolma, riprese nel 1895 la sua attività esprimendo in un romanzo, Medusas hufvud (Testa di Medusa), la crisi spirituale che aveva attraversato, le interne incertezze e la sfiducia verso quell'atteggiamento religiosamente ateo, socialmente radicale, artisticamente veristico che egli fino ad allora aveva condiviso con i suoi tempi. Due burlesche commedie (En landlig comoedia om Jan Anders och Lars Anders, Una commedia campestre su J. A. e L. A., 1894; Per Olsson och hans käring, Per Olsson e la sua amata, 1894) una raccolta di schizzi umoristici (Mina pojkar, i miei ragazzi, 1896), già s'ispirano a quel senso della vita più chiaro che doveva dettargli uno dei suoi libri più felici: Det ytiersta skäret (L'estremo scoglio, 1898): non è difficile riconoscervi un'eco delle idee che V. Heidenstam, O. J. Levertin, tutto il gruppo della Rinascenza nordica avevano in quegli anni vigorosamente affermato. Vilse i lifvet (Sbandato nella vita, 1897), Lyckliga människor (Uomini felici, 1899) segnano invece gl'inizî di un ultimo periodo, in cui G. prese a trattare problemi psicologici e sociali, indugiando con predilezione in stati d'animo mistici, sotto l'influenza in parte di Ibsen, in parte - e specialmente - di Strindberg (Ä ktenskapens komödi, La commedia del matrimonio, 1898; Själarnas kamp, Lotta d'anime, 1904; Farliga makter, Potenze pericolose, 1905; Den eviga gatan, L'eterno mistero, romanzo filosofico, ecc.), pur continuando tuttavia a riprendere anche talvolta motivi cari alla sua opera precedente (Nils Tufvesson och hans moder, N. T. e sua madre, racconto contadinesco, 1902; Skogen och sjön, Boschi e mare, racconti, 1903). In queste ultime opere, particolarmente, il G. insiste spesso su un tono sentimentale, e l'espressione tipica di questa sua tendenza fu il Boken om lillebror (Il libro del fratellino, 1898), che fu tradotto in quasi tutte le lingue d'Europa, sebbene altri libri suoi (ad es. Thora, 1909; Karin Brandts dröm, Il sogno di Karin Brandt, 1904) siano forse più schietti.
Scrittore di spontanea e fresca vena, ma personalità un poco indecisa, facile a subire l'impronta del proprio tempo, G. fu spietatamente deriso da Strindberg che, dopo essere stato da lui assistito e aiutato in momenti difficili, lo raffigurò caricaturalmente nell'ipocrita e vampiro Zachris in Bandiere Nere; ma di una sola cosa Strindberg non fu mai capace, di essere giusto giudice.
Opere: Samlade Berättelser, voll. 25, Stoccolma 1909-14. In trad. ted.: Gesammelte Romane, Lipsia 1910 segg.
Bibl.: O. Hansson, G. af G., in Litterära Silouetter, Stoccolma 1885; O. Levertin, in Svensk Literatur, I, Stoccolma 1908; D. Sprengel, G. af G., in Ord och Bild, 1901; N. Erdmann, G. af G., ibid., 1909.