FRÖDING, Gustaf
Poeta svedese, nato ad Alster nel Värmland il 22 settembre 1860, morto a Stoccolma l'8 febbraio 1911: è il maggior lirico delle moderne letterature scandinave. Poeta raffinatamente colto, esperto conoscitore di gran parte della poesia tedesca, inglese e francese del secolo, poté tentare felicemente anche l'ironia dell'"ironia" di Heine; imbevuto di moderna anche morbosa spiritualità - scrisse, fra altro, penetranti articoli su Strindberg, e s'esaltò alle idee di Nietzsche -, elaboratore lento, paziente, sottile e sempre inappagato della propria opera (le varianti di talune poesie sono quasi il triplo del testo definitivo), ritrovò sé stesso, con una singolare ingenuità di tono, al di fuori delle correnti letterarie degli altri paesi, in un istintivo rinnovamento della tradizione poetica nordica, per cui la poesia è non uno specchio della realtà, ma un mondo d'immaginazione e di canto, in cui la vita umana amplia come per miracolo indeterminatamente i suoi confini, e la realtà, approfondendosi e chiarificandosi, si trasfigura. Visse come poetava, obbedendo esclusivamente a una sua interiore necessità di creazione, senza farsi una famiglia, senza ambire ricchezza né onori e passò per il mondo come un gran fanciullo trasognato; irrimediabilmente povero, sebbene il padre proprietario gli avesse lasciato una discreta sostanza rapidamente dilapidata dallo zelo degli amici d'occasione; irrimediabilmente malato per forme gravi di psicosi, tanto da dover trascorrere gran parte della vita in sanatorio a Görlitz, in Norvegia, a Upsala, a Stoccolma; misconosciuto tanto da esser trascinato in tribunale per una poesia Morgondröm (Sogno di un mattino, 1895), dove è tanto candore di sentimento che impudico parrebbe se all'amore fosse posto un velo; estremamente facile a sentire l'attrazione del mondo del pensiero e facile a sprofondarvisi senza più trovare presa e a perdervisi; eppure sempre ricondotto a una congenita sicurezza interiore, come a un rifugio alle cui soglie ogni incertezza dispare; sempre chiaro e calmo entro di sé, sereno. Nacque così, da una delle esistenze più tristi che a un uomo possano toccare, una poesia di tono morbido, delicatamente sensitivo, ma, quasi per un miracolo, tutta eterea purità di visioni, tutta sogno e canto.
La dura esperienza della realtà vi si rifletté bensì in qualche lirica, ora con un verdianamente melodico prorompere d'amarezza (v. ad es. l'originale e realistico sviluppo del motivo del pagliaccio in Clown Clopopisky e di quello del poeta bohème in Skalden Wennerbom), ora con un'esasperata veemenza di sentimento (v. ad es. Landvägsmaja e, più ancora, la tragica ballata Jägar Malms hustrur, Le mogli del cacciatore Malm); ma anche entro queste stesse poesie, ciò che è più caratteristico non è il naturalismo dei particolari, ma il senso di liberazione che si esprime nell'impetuosa pienezza del canto, il colpo d'ala che da una visione di realtà fa sorgere un'immagine di leggenda. Nella maggior parte delle poesie il "peso della realtà" è superato in un atteggiamento marginale di osservatore, in un umorismo ora gaio ora triste, ma sempre mosso da un senso di bontà verso la vita, tale che tutte le figure rappresentate ne restano avvolte di umana simpatia, anche quelle abozzate in linea di caricatura (v. Våran prost, Il nostro parroco; Korperal Storm, Il caporale S.; Balen, Il ballo; Flickan i ögat, La fanciulla nella pupilla). La poesia di F. divenne così una poesia della bellezza della vita, a cui basta anche una piccola cosa a dare lo spunto: un ricordo d'infanzia (Indianer), la vista di tre fanciulle che passano per la via tenendosi avvinte e ridendo (Tre trallande jäntor, Tre fanciulle ridenti), un'impressione di primavera (En liten låt om vårn, Una piccola canzone sulla primavera), uno squillar di campanelle di mandre in montagna (Vallarelåt), il solo semplice fatto che è una bella giornata e la bella giornata riempie i sensi e l'anima di luce e di gioia di vivere (Vackert väder, Bel tempo): il tono del discorso è semplice e piano, ma l'ispirazione riecheggia in una così delicatamente varia molteplicità di melodie, che ogni parola ne riceve vita propria e sembra nuova, come se nessuno prima l'avesse usata mai.
La piena attività creatrice del F. è stata breve: dal 1890, quando dopo vani tentativi di satira e poesia a fondo sociale secondo le idee di Brandes e l'esempio di Strindberg - nella calma solitudine del sanatorio di Görlitz - ritrovò sé stesso in un candido e semplice abbandono al proprio sentimento; fino al 1898, quando lo sforzo di meditazione filosofica, a cui era negato, e le emozioni del processo che gli era stato intentato, gli provocarono un turbamento mentale grave, da cui uscì guarito ma stanco, con le forze spezzate: comprende quattro soli volumi: Guitarr och dragharmonika (Chitarra e fisarmonica, 1891); Nya dikter (Nuove poesie, 1894); Stänk och flikar (Spruzzi e brandelli, 1896); Nytt och gammalt (Vecchio e nuovo, 1897); a cui si aggiunsero ancora un volume di versi dialettali: Räggler och paschaser (Strimpellate e passaggi, 1897), un volume di versi filosofici: Gralstänk (Spruzzi dal Graal, 1898), e, più tardi, due volumi di Efterskörd (Ultima raccolta, 1910); e costituisce un mondo poetico unico, omogeneo, in cui l'evoluzione interna della poesia è uno sviluppo in profondità. Il rifrangersi dell'ispirazione in una varietà lieve d'impressioni, d'immagini e di melodie, che contrassegna come carattere dominante i primi canti (v. particolarmente i due gruppi di liriche Värmländska låtar, Melodie del Värmland e Stämningar och Stämningsbilder, Impressioni e visioni) cede a poco a poco il posto a un ripiegamento del poeta su sé stesso, per cui il poeta non contempla più i riflessi del suo stato d'animo nel mondo che lo circonda, ma dalla coscienza di sé medesimo e del proprio sentimento della vita estrae delle immagini di mito (v. particolarmente in Bibliska fantasier, Fantasie bibliche: Mannen och kvinnan, Uomo e donna; Saul och David, ecc., in cui gli antichi motivi si rinnovano in una moderna interpretazione), finché in Stänk och flikar l'immaginazione crea a sé stessa un suo mondo visionario, dove la vita ha risonanze inattese, indeterminatamente vaste, indeterminatamente profonde (v. nel gruppo Bohemiska vers, le liriche: Flickan i ögat, Fredlös, Senza pace; nel gruppo Hemvers och Vardagsvers, Versi della patria e versi della vita d'ogni giorno, le liriche Stroftåg i hembygden, Ritorno al paese, Ett gammalt Tergtroll, Un troll della montagna; Härjarinnor, Le devastatrici; Jägar Malms hustrur; e, più ancora, i Två glädjedikter, Due canti di gioia: Morgondröm, Sogno di un mattino, Gudarne dansa, Gli dei danzano). È come se in un continuo elevarsi di tono della poesia i varî motivi, in cui lo spirito del poeta si riconosce, trovino in impreveduti sviluppi la pienezza della loro espansione. Dall'umorismo di Balen, dove è ancora tanta anche esteriore gioia del colore, si passa all'umorismo di Flickan i ögat, in cui ogni parola è pesante di vissuta interna esperienza. Il sentimento della natura, che in talune poesie (v. I skogen, Nella foresta) indugiava ancora in atteggiamenti romantici, si purifica in intimità di sofferenza e di liberazione (v. Ströftåg i hembygden). La gioia della vita che in Balen conchiudeva l'umoristica visione in una cosmica fantasia sull'universo in danza, s'esalta in un'ebbrezza di greca serenità, in cui al poeta si schiude la visione della danza degli dei.
L'influenza di Nietzsche, che fu certamente disastrosa per il suo equilibrio mentale, perché il nietzschiano dissolvimento di tutti i valori nella ricerca di una spiritualità più alta, doveva fatalmente agire sulla sua ragione inferma come una forza disgregatrice, fu invece benefica alla sua poesia, perché conducendolo verso sfere di vita in cui solo il sentimento e la fantasia imperano, liberò da ogni vincolo la sua ispirazione, gli diede quell'ebbrezza di fede in sé medesimo e nella vita, di cui la sua natura sensitiva un poco timida aveva bisogno perché compiutamente si svelasse la sua potenza creatrice.
Opere: Accanto agli scritti citati sono interessanti anche i saggi Naturalism och romantik; Om humor (1890); Folkskalden Robert Burns (1892); e la raccolta Grillfangerier (1898). Dopo la sua morte uscirono ancora: Reconvalescenta (1913); Efterlämnade Skrifter (2 voll. 1914); Postuma skrifter (3 voll. 1918). V. ora la raccolta completa delle opere a cura di R.G. Berg: Samlede skrifter, 16 voll., Stoccolma 1917-22.
Bibl.: G. Brandes, G. F., in Samlede skrifter, III, Copenaghen 1900; F. Böök, G. F., in Studier och strövtåg, Stoccolma 1911, e in Essayer och Kritiker, Stoccolma 1913-14; O. Levertin, G. F., in Svensk Litteratur, I, Stoccolma 1908; I. Landquist, G. F., Stoccolma 1916, 2ª ed., 1927; C. C. Lassen, G. F., Copenaghen 1916; F. Svenson, G. F.s diktning, Stoccolma 1916; O. Holmberg, F.s mystik, Stoccolma 1921; M. Hellberg, Frödingsminnen, Stoccolma 1925; B. Gadelius, Skapande fantasi och sjuka skalder, Stoccolma 1927; A. Munthe, F.s sociala diktning, Stoccolma 1929.