BÉCQUER, Gustavo Adolfo
Poeta spagnolo, nato a Siviglia il 17 febbraio 1836, morto a Madrid il 22 dicembre 1870. La sua tormentosa esistenza fu un tessuto di sofferenze e di avversità che indubbiamente contribuirono ad aggravare in lui la naturale tendenza alla malinconia. Figlio di un famoso pittore di costumi sivigliani, e rimasto orfano di entrambi i genitori non ancora decenne, venne raccolto da una sua zia insieme col fratello Valeriano. Trasferitosi nel 1854 a Madrid, fu dapprima scritturale. Entrò poi nella redazione di El Contemporáneo (1860-64), e i suoi articoli, specialmente le Cartas desde nu celda, scritte dal poeta malato durante il suo soggiorno al monastero di Veruela, presso Tarazona (1864), gli acquistarono grande fama. Col fratello, che fu buon pittore, compì diverse peregrinazioni artistiche in città monumentali della penisola, fra cui Toledo, Soria, Avila; e frutto di tali viaggi fu una sua notevole Historia de los templos de España, che rivela in lui il fine intenditore d'arte. Nel 1870 fu nominato direttore de La Ilustración de Madrid, ma nel dicembre dello stesso anno immaturamente moriva. L'opera a cui deve la celebrità come poeta lirico è il volume di Rimas (1860-61), settantasei composizioni che lo collocarono subito all'altezza del Campoamor, e rimasero poi nella memoria e sulle labbra della gioventù spagnola, ispirando pittori e musicisti, specialmente quelle intitolate Volverán las oscuras golondrinas, Cerraron sus ojos, No digáis que agotado su tesoro, Del salón en el ángulo oscuro, ecc. Tali poesie non hanno nessuna parentela con la scuola lirica sivigliana e sembrano piuttosto echi di ballate settentrionali; ma è incerto se abbia conosciuto Heine, al quale fu paragonato. Di lui dissero i fratelli Quintero che "tutta la sua poesia è luce di luna". Infatti fu un poeta romantico sentimentale, appassionato e malinconico, che colpisee per il vivo accento personale, per l'intimo dramma d'amore e di dolore che lo ispira. Semplice nell'espressione, limpido, spontaneo, egli è giudicato ancor oggi come uno dei primi poeti della Spagna. Lasciò anche un volume di diciotto leggende (nelle quali taluno ha avvertito l'influsso di Hoffmann), morbide fantasie in prosa, notevoli per la potenza evocatrice di tempi passati, l'immaginazione poetica e un gusto spiccato per le tradizioni popolari; fra cui particolarmente degne di menzione Maese Pérez el Organista, El rayo de luna, El miserere, La ajorca de oro, Los ojos verdes, La rosa de pasión, La mujer de piedra. Nel 1911, per iniziativa dei fratelli Quintero, gli veniva innalzato un monumento nella nativa Siviglia, e si riunivano in volume le sue Obras escogidas, con prologo degli stessi Quintero. Le sue opere complete si pubblicarono postume nel 1871 a cura di Ramón Rodríguez Correa (3 voll.; ristampe 1881, 1904, 1907, 1911 e 1915).
Bibl.: G. Blanco, Literatura Española en el siglo XIX, Madrid 1891; E. W. Olmsted, Legends, tales and poems by G. A. B. (con prologo), Boston 1907; H. Madinaveitia, Bécquer, Vitoria 1916; Juan López Núñez, Biografía anecdótica de B., Madrid 1915; C. de Lollis, in Flegrea, II (1900); F. Schneider, G. A. B., Lipsia 1914.