DALL'ARA, Gustavo
Nato a Venezia il 22 dic. 1865, seguì, senza concluderli, i corsi dell'accademia di belle arti nella città natale. La sua pittura, influenzata dalle ricerche cromatiche ed atmosferiche di Guglielmo Ciardi ed Ettore Tito e dal verismo sentimentale di Luigi Nono, si caratterizzò per un'attenzione ai valori espressivi del paesaggio ed alle armonie d'una tavolozza delicata, associate ad un disegno non molto inventivo, ma accurato. Motivi di salute lo spinsero ad accogliere l'invito rivoltogli da un giornale di Rio de Janeiro che voleva ne integrasse il corpo degli illustratori: emigrò in Brasile sul finire del 1889. Collaborò per due anni, a partire dal numero del 26 apr. 1890 (Lima), alla rivista Vida fluminense (2a serie) con caricature, scene di genere, bozzetti d'aspetti tipici di Rio de Janeiro, colti con la freschezza e la curiosità dello straniero affascinato dal nuovo paesaggio. Si integrò rapidamente all'ambiente artistico della città, tanto da essere annoverato tra i pittori della "generazione del 1894", cioè di quegli artisti che operarono il trapasso da un orientamento accademico ad una nuova visione del paesaggio, lirica e intuitiva, influenzata dall'esempio impressionista. Ottenne la medaglia d'argento di seconda classe all'Esposizione generale di belle arti del 1901 e fu premiato con la grande medaglia d'argento in quella del 1913.
Si dedicò soprattutto al paesaggio urbano e alle vedute marittime senza ottenere grossi consensi di critica: tra i suoi contemporanei, G. Duque (1929) 10 considerò un "osservatore attento", un pittore che "eccedeva la fedeltà fotografica", giudizio in gran parte confermato da Laudelino Freire che scorgeva nel D. un artista "moderato e gradevole", "i molto sincero e vero". Fu conosciuto come "pittore della città" perché nelle sue innumerevoli tele registrò la fisionomia di Rio de janeiro nell'ultimo decennio dell'Ottocento e nel primo ventennio del nostro secolo, come dimostrano alcuni titoli della sua vasta produzione: Mercato, Via Frei Caneca, Una strada della città nuova, Via Primo Marzo, Tratto della via Uruguaiana, Chiesa della Croce dei militari, ecc. Senza essere stato un rivoluzionario, il D. fu però uno di quegli artisti che consolidò in Brasile il gusto del plein air, trascendendo l'aspetto puramente documentario del suo contributo sottolineato dalla critica a lui contemporanea. Benché il suo repertorio attingesse al quotidiano, all'istantaneo, memore della poetica urbana impressionista, i suoi quadri dimostravano frequentemente qualità di ricerca plastica pura, lontani dalla verifica scrupolosa d'un orientamento verista ad oltranza. L'impressionismo particolare del D. si manifestava nella notazione di figure sintetiche, talvolta quasi indistinte, appena abbozzate, in un potente senso concreto conferito ad architetture e paesaggi, nella solidità delle acque e degli effetti atmosferici, in una luminosità solare, mediterranea, in una tavolozza accentrata su toni medi, nel predominio assoluto del primo piano che riduceva molte volte lo sfondo a macchie cromatiche sfocate, in costruzioni ordinate ed equilibrate da una visione lirica e delicata, in cui si riscontra un'"oggettività" determinata dal collocarsi dell'artista davanti al soggetto, ma trasfigurata da una ricerca ottica attenta a coglieme gli aspetti essenziali.
Morì a Rio de Janeiro il 30 ag. 1923.
Dopo la morte, la sua produzione fuinclusa in alcune mostre tematiche (Primeira exposiçao de auto-retratos, Riode Janeiro 1944, pp. 33s., e 150anos de Pintura de marinha na história das arte brasileira, Rio de Janeiro 1982),ed in alcune revisioni antologiche (Retrospectiva da pintura no Brasil, Rio de Janeiro 1948; Reflexos do impressionismo no Museu Nacional de Belas Artes, Rio de Janeiro 1974, pp. n. nn., e Tradiçao e ruptura, São Paulo 1984).Sue opere sono oggi conservate in collezioni pubbliche e private del Brasile.
Fonti e Bibl.: L. Freire, Galeria histórica dos pintores no Brasil, Rio de Janeiro 1915, fasc. 11; Id., Um século de pintura, Rio de Janeiro 1916, pp. 380, 511 ss.;A.Guimarães, História artistica in Dicionário histórico, geográfico e etnográfico do Brasil, Rio de Janeiro 1922, 1, p. 1620; L. G. Duque, Contemporáneos, Rio de Janeiro 1929, pp. 107, 117, 140, 182; C. Rubens, Pequena história das artes plásticas no Brasil, Rio de Janeiro 1941, p. 156; T. Braga, Artistas pintores no Brasil, São Paulo 1942, p. 78; J. M. Reis ir., História da pintura no Brasil, SãoPaulo 1944, p. 270; H. Lima, História da caricatura no Brasil, Rio de Janeiro 1963, I, p. 138; III, pp. 941, 943; Catalogo general da pintura brasileira, Rio de Janeiro 1968, p. 72; R. Pontual, Dicionario das artes pldsticas no Brasil, Rio de Janeiro 1969, p. 157; Dicionário brasileiro de artistas plásticos, a cura di C. Cavalcanti, Brasilia 1973, II, p. 14; J. R. Teixeira Leite, A Belle Aioque, in Arte no Brasil, SãoPaulo 1979, 11, pp. 602 s., 1044; Q. Campoliorito, História da pintura brasileira no século XIX, Rio de Janeiro 1983, pp. 139, 141; A. Eulálio, 0 século XIX, in Tradiçào e ruptura, São Paulo 1984, pp. 134 s.; W. Ayala, 0 Brasil por seus artistas, Rio de Janeiro-São Paulo s.d., pp. 58 s.