FRIZZONI, Gustavo
Nacque a Bergamo l'11 ag. 1840 da Giovanni, esponente della comunità cittadina di origine svizzera, e da Clementina Reichmann.
Il padre, prematuramente scomparso nel 1849, controllava con i fratelli Antonio e Federico una delle più importanti ditte lombarde di esportazione e lavorazione della seta ed era noto per gli interessi di bibliofilo e collezionista. Dopo la sua morte l'educazione del F. e dei suoi cinque fratelli fu seguita direttamente dalla madre e da G. Morelli, amico di famiglia e critico d'arte.
Il F., poco inclinato al commercio, si laureò nel 1864 a Pisa in letteratura italiana. Fin da allora (Agosti, 1985, p. 43) stava maturando il progetto di dedicarsi alla storia dell'arte sotto la guida del Morelli, del quale divenne stretto collaboratore.
Deputato al Parlamento italiano, proprio in quegli anni il Morelli andava elaborando proposte per una coerente politica del nuovo Stato in materia di beni culturali. Capisaldi, costantemente tenuti presenti anche dal F. nell'attività successiva, avrebbero dovuto esserne l'aiuto al formarsi di raccolte private che facessero argine al flusso crescente di esportazioni di opere italiane all'estero, la razionalizzazione degli interventi governativi attraverso la stesura di inventari e di un catalogo delle opere di maggior pregio presenti sul territorio dello Stato, l'elaborazione di un piano organico di riforma e accrescimento delle gallerie pubbliche.
Il F., volontario garibaldino nel 1866, già da quell'anno prese a coadiuvare il Morelli nell'impostazione del catalogo, i cui lavori procederanno, a intermittenza e senza conclusioni precise, fino alla caduta della Destra storica. Nel 1870 ebbe l'incarico di seguire, con G. Mongeri, la stesura del catalogo dei dipinti da concentrare in Brera a seguito della legge del 1866 sulla soppressione delle corporazioni religiose; nel 1872 fu nominato cavaliere della Corona d'Italia.
Ricevuta dal fratello, nel 1873, la liquidazione della sua quota di capitale nella ditta paterna, il F. si trasferì l'anno seguente a Milano; prese quindi a viaggiare, per proprio conto e con il Morelli, nel resto d'Italia e in vari paesi europei e fu parte integrante dell'intensa vita di relazione con conoscitori italiani ed esteri, politici ed esponenti dell'aristocrazia liberalmoderata che farà da retroterra, nel 1874, alle fallite trattative per far nominare il suo maestro intendente generale alle Belle Arti del Regno.
Nel 1869 il F. aveva iniziato a pubblicare i primi articoli, ma l'intensificarsi della sua attività risale al 1880. L'anno seguente il Morelli gli cedette il posto d'onore nell'organizzazione, all'interno del museo Poldi Pezzoli e, nel quadro dell'Esposizione nazionale di Milano del 1881, di una mostra sui disegni antichi delle collezioni private, la prima realmente importante dedicata a questo tema in Italia.
Il F. curò le recensioni all'avvenimento che intendeva ribadire il ruolo di guida da assegnarsi alla grafica nella ricostruzione della filogenesi delle varie scuole e nelle questioni di attribuzioni e autografia. Al decennio successivo risalgono i suoi scritti di maggior incidenza, per la maggior parte poi raccolti nella compilazione Arte italiana del Rinascimento (Milano 1891).
Nel 1886 il F. entrò a far parte della Commissione conservatrice dei monumenti e oggetti d'arte e d'antichità per la provincia di Milano; nel 1887 della Consulta del Museo patrio di archeologia in Brera. Nel 1889 la sua candidatura fu discussa nel quadro dei primi tentativi per istituire in Italia una cattedra di storia dell'arte (Agosti, in G. Morelli e la cultura dei conoscitori…, 1993, p. 272).
La morte del Morelli nel 1891 lasciò il F. sostanzialmente prigioniero del ruolo di epigono. Egli ne amministrò gli appunti di lavoro in vari articoli, non sempre chiari nel distinguere fra le opinioni proprie e quelle del maestro (Rossi, 1987, pp. 7, 11); ne ereditò, inoltre, il ruolo di animatore delle istituzioni e del collezionismo milanesi e di portavoce del dissenso di quest'ultimo nei confronti del disordine e dell'arbitrarietà che contrassegnarono l'operato statale in materia di belle arti negli ultimi anni del secolo.
Il F. rimase, comunque, almeno fino alla prima guerra mondiale, una delle poche autorità determinanti nella politica di acquisizioni di musei italiani ed esteri, soprattutto per le opere del Quattro e Cinquecento lombardo e dell'entroterra veneto, campi d'azione elettivi - insieme con i pioneristici interessi per il disegno e per l'importazione in Italia dei nuovi sviluppi dell'attribuzionismo critico tedesco - dei suoi interessi di studioso. Fu consulente dei Crespi, Cagnola, Lattes, Lazzaroni, Noseda, ma anche dei Musei civici di Milano e di varie direzioni di raccolte governative; poté quindi imporsi come uno dei principali protagonisti di quel momento di programmatico incontro fra investimenti pubblici e privati che rappresentò uno specifico della vita culturale milanese di fine secolo e fece leva attorno alla fondazione, nel 1898, della rivista Rassegna d'arte.
Nominato tra i commissari del museo Poldi Pezzoli nel 1898, il F. fu tra i consulenti di C. Ricci per il riallestimento della pinacoteca di Brera nel 1898-1903. Dissentì in parte dagli esiti, cercando di puntualizzare criteri alternativi con il riordino, nel 1903, della galleria Tadini di Lovere e collaborando con L. Beltrami alla riorganizzazione dell'Ambrosiana (1907) e dei Musei civici nella nuova sede del castello sforzesco (1899-1903). Le sue idee, che insistevano sul tentativo di contemperare il rigore degli allestimenti tassonomici per epoche e scuole di ascendenza venturiana con una maggior attenzione alle valenze estetiche dei dipinti e alla gradevolezza percettiva di ambientazioni e accostamenti (cfr. Arte retrospettiva: la galleria Tadini in Lovere, in Emporium, XVII [1903], pp. 343-350), ebbero risonanza internazionale.
Probabilmente la malattia della madre - che morì nel 1905 - lo costrinse, in quello stesso anno, a rinunciare, a favore di G. Cagnola, all'incarico di membro del consiglio direttivo dei Musei civici milanesi (Atti Municipio di Milano, parte I, 1904-05, pp. 93, 387), ma comunque in età giolittiana i suoi rapporti con le autorità statali entrarono definitivamente in crisi. Sempre nel 1905, invitato a parlare al Congresso artistico internazionale di Venezia, il F. si fece portavoce dell'opposizione del grande collezionismo privato contro le misure limitative in fatto di esportazione delle opere d'arte imposte dalla legge del 1902 per la tutela del patrimonio artistico italiano. L'intervento In qual modo si possa impedire, senza ledere il diritto dei privati, che opere d'arte pregevoli continuino ad essere portate via dall'Italia fu pubblicato a Venezia nel 1908 e apertamente pubblicizzato in senso antigovernativo. Nello stesso periodo il F. avviò la dispersione della propria collezione personale, parte della quale era notificata, esitandone alcune opere nel 1910-11 e nel 1915 sul mercato americano, tramite B. Berenson.
Radicalizzando gli orientamenti ereditati dal Morelli, il F. sottolineava l'inefficacia e l'arbitrarietà di una politica protezionistica in mancanza di adeguati controlli e i guasti che una legislazione in tal senso avrebbe prodotto nella coscienza politica del paese, abituando i cittadini a considerare lo Stato come strumento per ottenere vantaggi senza coerenti sforzi economici o morali e i proprietari a temerlo come nemico. La via di uscita avrebbe invece dovuto consistere nell'appoggio al formarsi di collezioni private, e nel manovrare la politica di acquisizioni in modo da favorire il rientro in Italia di un nucleo scelto di capolavori.
La corrispondenza con Berenson del 1904-15 chiarisce peraltro come dietro la testarda difesa del libero mercato d'arte stessero non solo interessi personali, ma, prima ancora, un sincero fastidio contro le ipocrisie e le degenerazioni in chiave personalistica che non di rado, all'epoca, stavano dietro alla gestione dei permessi di esportazione (Samuels, 1987, p. 102). Se il F., sull'esempio del Morelli, aveva da sempre praticato una selezionata attività di compera e vendita di opere d'arte all'estero, una sostanziale discrezione di condotta gli veniva riconosciuta anche da personalità non sospette come P. Orsi, che non esitò a servirsene nel 1913 per controllare movimenti del collezionismo antiquario (lettera di Orsi del 28 giugno, in Archivio Frizzoni di proprietà Eynard).
Delle controversie con l'amministrazione statale, degenerate negli ultimi anni in vere e proprie inimicizie personali, fece le spese, tra l'altro, l'amministrazione dell'eredità del Morelli, in gran parte affidata al F., il quale, infine, ne favorì una parziale dispersione. Analogamente, nel 1911, si oppose ai tentativi di C. Ricci di riorganizzare l'Accademia Carrara di Bergamo, scomponendo l'allestimento della raccolta Morelli che il F. aveva realizzato nel 1892 (G. Frizzoni, La raccolta del senatore G. Morelli in Bergamo, in Archivio storico dell'arte, V [1892], pp. 217-232; Id., La Galleria Morelli in Bergamo, descritta e illustrata, Bergamo 1892; corrispondenza del febbraio 1911 nel Carteggio Ricci presso la Biblioteca Classense di Ravenna).
Profondamente ferito da quanti scambiavano per antipatriottismo le sue posizioni a favore del libero commercio d'arte, aveva promosso nei mesi precedenti la sua scomparsa una sottoscrizione per restauri al castello del Buonconsiglio a Trento, intesa a rivendicare la vitalità del sostegno privato alle iniziative pubbliche.
Il F. morì a Milano il 10 febbr. 1919, legando la sua biblioteca e la fototeca privata all'Accademia di Brera.
Figura caratteristica della vita culturale milanese, il F. continuò fino all'ultimo una attività di studioso intensa e autorevole, alla quale, però, la stessa dispersione in brevi articoli e note tecniche su riviste d'arte e quotidiani di ideologia liberale e aristocratico-conservatrice (principalmente La Perseveranza, Nuova Antologia, Emporium, Arte e storia, L'Arte, Rassegna d'arte) impedì di raggiungere un impatto coerente presso il pubblico. Bibliografie orientative sui principali scritti del F. sono in A. Locatelli Milesi, G. F., curriculum scriptoris, in Boll. della Civica Biblioteca di Bergamo, 1924, n. 4, pp. 5-15 e in Storici, teorici e critici delle arti figurative d'Italia dal 1800 al 1940, a cura di S. Samek Ludovici, Roma 1940, pp. 159-161.
Fonti e Bibl.: Necr. in Rass. d'arte, XIX (1919), n. 1-2; L'Arte, XXII (1919), p. 82. L'archivio privato di famiglia, dopo la morte dell'ultimo erede Giovanni Frizzoni, è attualmente spartito a Bergamo tra Giancarlo Eynard e Cristina Rodeschini. Fondi di corrispondenza di particolare interesse sono segnalati nei carteggi Lochis presso la Biblioteca civica A. Mai di Bergamo; Adolfo Venturi presso la Scuola Normale di Pisa; Bernard Berenson presso la villa I Tatti a Settignano; Corrado Ricci presso la Biblioteca Classense di Ravenna; Visconti Venosta presso il Castello di Santena. Cfr. inoltre: C. Ricci, G. F.: recensione ai suoi libri, in Per l'arte, VIII (1896), pp. 53 s.; P. Bourget, La dame qui a perdu son peintre, Paris 1910, pp. 24 s., 33, 37 e passim; J. Von Schlosser, La storia dell'arte nella esperienza e nei ricordi di un suo cultore, a cura di G. Federici Ajroldi, Bari 1936, p. 93; W. Kaegi, J. Burckhardt, eine Biographie, Basel 1956, III, p. 599; IV, ibid. 1967, pp. 165, 170; Italienische Malerei der Renaissance im Briechwechsel von G. Morelli und J. P. Richter, a cura di I. - G. Richter, Baden-Baden 1960, pp. 130, 157, 281, 342, 521; A. Agazzi, Storia del volontarismo bergamasco, Bergamo 1960, pp. 67 s., 99, 110; L. Santini, La comunità evangelica di Bergamo, Torre Pellice 1960, pp. 55 s., 66-68; J. Burckhardt, Briefe, a cura di M. Burckhardt, Basel-Stuttgart 1963-86, V, p. 48; VI, pp. 56 s.; VIII, pp. 181 s., 198 s.; IX, p. 29; X, pp. 380-383, 391; U. Morra, Colloqui con Berenson, Milano 1963, p. 214; A.K. Mc Comb, The selected letters of B. Berenson, Boston 1964, pp. 4 s.; D. Kaiser, Cumpatriots in terras estras, Samedan 1968, pp. 17 s.; E. Mariano, Quarant'anni con Berenson, Firenze 1969, p. 43; M. Casu, Un dittico lombardo di letteratura artistica: G. F. e L. Beltrami, in Studi sulla cultura lombarda in mem. di M. Apollonio, II, Milano 1972, pp. 186-208; E. Samuels, B. Berenson, the making of a Connoisseur, Cambridge, MA,-London 1979, pp. 73, 87, 103 s., 106, 129, 131, 154, 159, 182, 191, 199, 208, 211, 234, 315 s.; G.C. Sciolla, Appunti sulla fortuna del metodo morelliano e lo studio del disegno in Italia fin de siècle, in Prospettiva, aprile 1983 - gennaio 1984, pp. 384-388; P. Bourget et l'Italie, a cura di M.G. Martin-Gislucci, Genève 1985, p. 15; F. Zeri - F. Rossi, La raccolta Morelli nell'Accademia Carrara, Bergamo 1986, pp. 17-20, 23 e passim; F. Rossi, G. Morelli collezionista, in G. Morelli da collezionista a conoscitore, catalogo della mostra, Bergamo 1987, pp. 6 s. e 10 s.; E. Samuels, B. Berenson,the making of a Legend, Cambridge, MA,-London 1987, pp. 8, 30, 102; G. Agosti, G. Morelli in Galleria Borghese: un tentativo di lettura di un saggio critico di I. Lermolieff, in H. Ebert - D. Levi - G. Agosti, La figura e l'opera di G. Morelli: studi e ricerche, Bergamo 1987, pp. 82 s., 107 s. e passim; I disegni della collez. Morelli, a cura di G. Bora, Milano 1988, pp. 12 s., 16 s. e passim; R. Ferrante, Palazzi nobili di Bergamo, Bergamo 1988, pp. 145-166; R. La Guardia, L'archivio della Consulta del Museo patrio di archeologia di Milano (1862-1903), Milano 1989, ad Ind.; A. Venturi, Memorie autobiografiche, Torino 1991, a cura di G.C. Sciolla, ad Ind.; C. Nicora, G. Cagnola collezionista e conoscitore d'arte, Brescia 1991, pp. 24, 32 s., 35, 37, 54, 58; J. Anderson, National Museums, the Art Market and Old Mater Paintings, Kunst und Kunsttheorie 1400-1900, Wiesbaden 1991, p. 379 e passim; G. Morelli, Della pittura ital., a cura di J. Anderson, Milano 1991, pp. 337-373, 505, 524, 550, 553, 555, 571, 574 s., 577; G.A. Dell'Acqua, Il collezionismo a Bergamo, in Pittura lombarda dal Romanico al Neoclassicismo, a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo 1991, ad Ind.; F. Manoli - M. Panzeri, L. Cavenaghi, in I pittori bergamaschi dell'Ottocento, II, Bergamo 1992, pp. 131-142; M. Bencivenni - R. Dalla Negra - P. Crifoni, Monumenti e istituzioni, II, Il decollo e la riforma del servizio di tutela dei monumenti in Italia 1880-1915, Firenze 1992, ad Indicem; G. Morelli e la cultura dei conoscitori, Atti del convegno (Bergamo 1987), Bergamo 1993, passim; A.M. Szylin, Henry Thode (1857-1920) Leben und Werk, Frankfurt a.M. 1993, p. 58; G. Morelli collezionista di disegni: la donazione al Castello Sforzesco, a cura di G. Bora, Milano 1994, pp. 9 s., 16-20 e passim.