GUSTAVO I Erikson Vasa, re di Svezia
Nato nel 1495 o nel 1496, discendeva da quel ramo della nobile casa svedese dei Vasa, che nella lotta fra i re danesi e il partito sostenitore dell'indipendenza della Svezia sotto i re della casa Sture, parteggiava per questi ultimi. Imparentato con la casa Sture per mezzo di sua madre, Cecilia Magnusdotter, finiti i suoi studî a Upsala si recò alla corte del reggente di Svezia, Sten Sture il Giovane. Prese parte nel 1518 alla lotta contro il re di Danimarca Cristiano II (v.), al quale fu però consegnato come ostaggio insieme con altri giovani nobili. Così condotto in Danimarca, fu tenuto prigioniero nel castello di Kalø presso Aarhus; ma nel 1519 riuscì a evadere e a recarsi prima a Lubecca, e di là a Kalmar. Ma Cristiano II in quel frattempo diveniva padrone della situazione, era riconosciuto re ereditario di Svezia e durante la festa della sua incoronazione faceva decapitare i principali aderenti del partito dell'indipendenza, fra gli altri anche il padre di G. Questi allora si recò a Dalarne, centro del partito dell'indipendenza svedese; e nel 1521 riuscì a muovere i contadini alla rivolta dando così inizio alla guerra. Altre provincie si unirono presto al movimento e anche la nobiltà e il clero; e nel 1521 G. fu eletto, a Vadstena, reggente di Svezia. Poi, quando una rivolta scoppiata in Danimarca obbligò Cristiano a fuggire in Olanda (1523), G. fu eletto re di Svezia (6 giugno 1523). Prima che fosse finito l'anno era padrone effettivo di tutta la Svezia.
Uno dei problemi principali dei quali dovette subito occuparsi G. era quello dei suoi rapporti con Lubecca, che gli aveva prestato, in uomini e denaro, largo aiuto durante la guerra, e che chiedeva ora di essere pagata e ricompensata. Già subito dopo la sua elezione a re, G. dovette concedere a Lubecca forti privilegi commerciali; e la somma del debito fu stabilita nel 1524 in poco più di 100.000 marchi di Lubecca. Ma il pagamento di tal debito costituiva una delle più gravi difficoltà che G. dovesse affrontare e quella che si faceva maggiormente sentire. Il paese impoverito dalle guerre non era in grado di fornire somme di denaro sufficienti. Il re allora, per liberarsi della cocente preoccupazione, pensò di ricorrere ai beni ond'era ricca la chiesa cattolica in Svezia, e volentieri attinse dagli insegnamenti del protestantesimo, predicato a Stoccolma da giovani ecclesiastici, soprattutto da Olaus Petri, gli argomenti contro la ricchezza secolare del clero e per una confisca dei beni ecclesiastici. Riuscì a far approvare dagli stati alla dieta di Västeras (1527) la confisca dei beni della chiesa: confisca che fu attuata gradatamente e raggiunse nel 1540 il punto culminante (v. svezia: Storia). Nello stesso tempo la chiesa svedese fu così trasformata nel culto, nella costituzione e nella dottrina, da avvicinarsi molto al tipo della chiesa luterana. Questi prelevamenti di denaro e le innovazioni nei riguardi della chiesa sollevarono grande malcontento in Svezia. Gli aderenti della casa Sture e gli agenti del re Cristiano II di Danimarca incitavano il popolo e Gustavo dovette affrontare molte rivolte, alcune delle quali pericolosissime. L'ultima che aveva a capo un certo Nicolaus Dacke, ed era diretta soprattutto contro la politica ecclesiastica di G., fu tra le più pericolose; ma G. riuscì a soffocarla nel 1543 e da quel momento per tutta la durata del suo regno la calma regnò in Svezia. Nel 1544 la dieta accettò il patto di successione, redatto secondo il modello francese, che rese ereditaria la corona svedese nella famiglia del re, e stabilì la primogenitura fra gli agnati.
Anche la questione di Lubecca fu risolta da G. Una gran parte del debito era già stata pagata, quando una rivoluzione scoppiata nel 1533 a Lubecca aprì nuove possibilità. G. si unì con la Danimarca contro la città anseatica e ottenne così che nei trattati di pace venissero annullati i debiti e i privilegi commerciali concessi a Lubecca. Eccettuati alcuni scontri sulla frontiera russa nel 1550-60, dopo il 1536 G. non condusse più alcuna guerra.
G. trasformò profondamente l'organizzazione dello stato svedese, sia rafforzando anzi creando addirittura un governo centrale e subordinandovi le amministrazioni locali, sia riorganizzando l'amministrazione finanziaria e risollevando la vita economica del paese (v. svezia: Storia).
G. morì il 29 settembre 1560. La sua personalità non è senza una qualche ombra. Era diffidente e avaro, nella tarda età era troppo prudente; né aveva interesse per l'alta cultura. Ma egli fu il creatore dello stato moderno svedese. Pochi altri sovrani hanno fatto tanto per il loro paese, ed egli merita pienamente i titoli di padre della patria e di fondatore dello stato, coi quali fu onorato dalla storiografia svedese.
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