NICASTRO, Gustavo
– Nacque a Napoli il 5 novembre 1869, da Gaspare e da Antonia Baldi, primogenito di una famiglia di tradizioni militari marittime: il padre era ufficiale della Regia Marina e anche il fratello minore, Ugo, raggiunse il grado di ammiraglio.
Ancora adolescente, il 3 novembre 1882 entrò come allievo nella R. Accademia navale di Livorno, vi seguì i corsi regolari e il 1° luglio 1888 fu nominato guardiamarina nel corpo dello Stato maggiore generale.
Sottotenente di vascello dal 1° luglio 1889, con questo grado fu imbarcato sulle navi di linea Italia e Ruggero di Lauria, sugli arieti-torpedinieri Bausan, Etna, Vesuvio e su altre unità. Fu promosso tenente di vascello il 1° luglio 1892 e il 26 aprile 1900 ebbe il comando della torpediniera d’alto mare 136 S (Schichau), cui seguirono quelli di altre tre unità della medesima classe (127, 157, 124); l’esperienza sulle siluranti, interrotta nel 1905 dal comando della Ercole, riprese subito dopo sulle nuove unità della classe Pegaso (torpediniere d’alto mare tipo Thorneycroft, da 25 nodi): Perseo – dove il 16 gennaio 1906 lo raggiunse la promozione a capitano di corvetta – Procione, Cigno, Calliope, Pallade, Cassiopea; tra un imbarco e l’altro ebbe due volte, per brevi periodi, l’incarico di direttore dell’Ufficio idrografico del 2° Dipartimento marittimo. Per dieci mesi si imbarcò da secondo sull’incrociatore Piemonte, comandò in successione i cacciatorpediniere Dardo ed Euro (aprile 1908 - ottobre 1909) e poi tornò alle siluranti, imbarcando sulla 104 come comandante dell’unità e della squadriglia. Una così ampia e insistita esperienza sulle torpediniere non fu per altro utilizzata nei conflitti cui prese parte.
Divenuto capitano di fregata il 1° giugno 1911, nella guerra italo-turca, dopo un anno e mezzo di imbarco sulle corazzate Re Umberto – che partecipò nell’ottobre 1911 al bombardamento e allo sbarco di Tripoli e nel dicembre alle operazioni contro Ain Zara e Tagiura – e Italia, utilizzata in patria per addestramento e nave scuola, ebbe ai suoi ordini l’incrociatore-torpediniere Caprera, impiegato nel blocco del Mar Rosso e in missioni sulla costa libica.
Nel maggio 1912 il Caprera catturò cinque sambuchi nei pressi di Al Ghulayfiqah e prese parte, insieme all’incrociatore Piemonte, al riuscito bombardamento 'chirurgico' di Hodeida – gli obiettivi militari erano prossimi all’ospedale – distruggendo le riservette a mare; compì anche un’operazione contro villaggi costieri a Zaranica, difficile da eseguire per l’inesistenza di carte idrografiche. Il ministro della marina Pasquale Leonardi Cattolica, con lettera del 3 ottobre 1912, si congratulò con Nicastro «per la perizia marinaresca dimostrata e per il sottile e saggio contegno tenuto nelle varie fasi della delicata missione» (Roma, Archivio dell’Ufficio storico della Marina militare, Base, b. 2101 [Caprera]). L’encomio solenne fu motivato «per distinti servizi resi in dipendenza della guerra italo-turca 1911-1912» (r.d. 11 maggio 1913 ), servizi richiamati anche nel dispositivo di nomina a ufficiale della Corona d’Italia (30 aprile 1914): «Al comando della R. Nave Caprera diede prova di zelo, di tatto e di ardimento marinaresco segnalandosi specialmente nel bombardamento di Hodeida e nelle operazioni lungo la costa araba».
Nel maggio 1915 prese il comando dell’esploratore-incrociatore Quarto, nave ammiraglia della divisione esploratori dell’ammiraglio Enrico Millo, che fra il 31 maggio e il 9 giugno condusse una serie di scorrerie nel Basso Adriatico contro isole e coste nemiche; non lontano da Ragusa rinvenne, galleggiante e abbandonato col suo carico di bombe, l’idrovolante austriaco L 32, che fu portato a Brindisi. Promosso capitano di vascello il 1° luglio 1915, l’11 luglio Nicastro fu impegnato con la sua nave nella temporanea occupazione di Pelagosa e quando, il 18 agosto, l’isola venne evacuata, il Quarto, con 4 cacciatorpediniere, assicurò la crociera di protezione sul versante occidentale.
Nell’autunno del 1915 l’esercito serbo subì una disfatta irreparabile e ripiegò in disordine verso l’Albania trascinando con sé decine di migliaia di prigionieri austriaci e masse di profughi: il 9 dicembre Nicastro fu nominato comandante della base navale di Valona, punto critico della costa in cui si incrociavano le truppe serbe da imbarcare per Corfù, i prigionieri austriaci da trasportare all’Asinara e in Francia, i profughi diretti oltremare, il tutto tra rivalità e dissapori che coinvolgevano le tre Marine alleate presenti e la costante minaccia di quella austro-ungarica, tutti elementi ricordati nella motivazione della Croce di guerra concessa a Nicastro, che in seguito, dal 30 maggio 1916 al 3 ottobre 1917, rimase ancora di base a Valona, al comando dell’incrociatore corazzato Pisa, svolgendo un’intensa attività operativa nel Basso Adriatico e nello Ionio.
Dal 29 novembre 1917 al 12 ottobre 1918 ebbe infine ai suoi ordini l’incrociatore coloniale Campania, unità-comando della stazione navale di Tripoli, che effettuò continue uscite lungo le coste libiche controllate dai ribelli sulle quali sommergibili tedeschi trovavano punti d’appoggio. Dal 28 ottobre divenne capo di Stato maggiore del Dipartimento marittimo di La Spezia.
Attinse il livello degli ufficiali ammiragli (sottoammiraglio) appena terminata la guerra, il 16 novembre 1918. Seguì la nomina a direttore generale dell’Arsenale spezzino, incarico che tenne dal 27 febbraio 1919 al 10 aprile 1921. Contrammiraglio dal 1° maggio 1919, l’11 aprile 1921 passò al comando della divisione da battaglia della flotta, dove rimase ininterrottamente fino al 21 marzo 1923 – e poi per un mese a fine estate 1924 – alzando la sua insegna sulle corazzate Doria, Dante, Duilio e di nuovo Doria. Comandante superiore del corpo Reali Equipaggi per 4 mesi, fu capo della Marina militare di Napoli dal 21 luglio 1923 (il 1° dicembre di quell’anno divenne contrammiraglio di divisione) al 21 luglio 1925. Il 22 agosto successivo fu nominato viceammiraglio di squadra, per passare ammiraglio di squadra il 30 luglio 1926. Fu vicepresidente del Consiglio superiore di marina dal 1° dicembre 1925 al 22 ottobre 1926. Il giorno dopo si imbarcò sull’Ancona, ex Graudenz tedesco, come comandante della squadra esploratori e comandante in 2° dell’armata navale, di cui dopo due mesi (22 dicembre 1926) divenne comandante in capo; la flotta rimase agli ordini di Nicastro (divenuto ammiraglio di armata il 17 marzo 1927) fino al 16 marzo 1928, avendo come nave ammiraglia, dopo due mesi sull’Ancona, la corazzata Cavour.
Comandante in capo del Dipartimento marittimo del Basso Tirreno (Napoli) dal 21 marzo 1928 al 5 novembre 1933, divenne anche presidente del Comitato ammiragli dal 13 settembre 1932. Era già stato nominato, il 22 dicembre 1928, senatore del Regno. Passato in ausiliaria su sua domanda il 5 novembre 1933, al Senato fu membro supplente della Commissione d’istruzione dell’Alta Corte di giustizia dal 1° maggio 1934 al 15 gennaio 1940, con una breve interruzione nella primavera 1939, e membro della Commissione dei Lavori pubblici e delle Comunicazioni dal 17 aprile 1939 alla morte.
Morì a Viareggio il 20 gennaio 1940.
Fu insignito di numerose onorificenze: trascurando quelle commemorative e celebrative, ricevette tutte quelle degli Ordini della Corona d’Italia e dei Ss. Maurizio e Lazzaro fino a cavaliere di Gran Croce e, in riconoscimento della vita spesa nella Marina militare, la medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri e quella d’onore per lunga navigazione, oltre alla croce d’onore per anzianità di servizio.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell’Ufficio storico della Marina militare, Base, bb. 203, ff. 1, 2; 230; 239, f. 7; 251, f. 1; 263; 267, f. 3; 336, f. 7; 363, f.1; 507, f. 7; 1703, f. 8 (relazione dell’Armata navale dal dicembre 1926 al marzo 1928); 2101 (Caprera); 2197 (Quarto e Pisa); Biografie Ufficiali, cartella N 1/7; Senato della Repubblica, Biblioteca Giovanni Spadolini, Catalogo storico, ad vocem; C. Manfroni, Guerra italo-turca (1911-1912). Cronistoria delle operazioni navali, II, Dal decreto di sovranità sulla Libia alla conclusione della pace, Roma 1926, passim; La Marina italiana nella Grande Guerra, II, F. Leva, L’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa e la lotta in Adriatico dal 24 maggio 1915 al salvataggio dell’esercito serbo, Firenze 1936, pp. 83-89, 403-431, 467-516; III, L. Castagna, Sviluppi della guerra adriatica dal salvataggio dell’esercito serbo sino alla fine dell’anno 1916, Firenze 1938, pp. 251-254; G. Giorgerini - A. Nani, Gli incrociatori italiani, Roma 1964, pp. 227, 335, 369, 472; M. Gabriele, La Marina nella guerra italo-turca, Roma 1998, pp. 48-92, 111-130.