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gusto

Dizionario di filosofia (2009)
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gusto


Il nome della funzione sensoriale del g. è stato adoperato in etica e in estetica per designare la sensibilità del buono e del bello. La teoria del g. morale nasce tra il 17° e il 18° sec. con l’etica inglese del sentimento, con quei filosofi (Shaftesbury, Hutcheson, A. Smith) che fanno dipendere il giudizio sul valore etico non da un riferimento razionale a una legge, ma da un’autonoma capacità di sentire. La dottrina del g. estetico nasce invece tra il 17° e il 18° sec. (nella cultura spagnola Gracián fu il primo a usare il termine dandogli il significato di una facoltà mentale, capace di apprezzare con immediatezza certe qualità umane, della natura e dell’arte) insieme con l’estetica (➔) moderna, in quanto corrisponde in generale alla mutazione del concetto di estetica da dottrina oggettiva del bello a teoria dell’esperienza artistica. In seguito, il concetto di g. si afferma rapidamente nella cultura francese e in quella italiana, in cui è legato a tendenze anticlassicistiche e barocche, che si manifestano nel rifiuto, quasi in ogni campo dell’operare umano, di principi generali e rigidi. Vasta fu la letteratura sul g. nel 18° sec., soprattutto in Inghilterra (Addison, Hume, A. Gerard, Burke, Home), Francia (Crousaz, J.-B. Dubos, Y.-M. André, C. Batteux, Diderot), Germania e Svizzera (J. J. Bodmer, Breitinger, Gottsched, Sulzer, Baumgarten). La dottrina del giudizio estetico di Kant si presenta come la giustificazione dei giudizi di g., i quali, pur non potendo essere dimostrati singolarmente perché il loro valore non dipende da concetti, traggono dall’apriorità del sentimento estetico la loro validità universale. La teoria del giudizio estetico, dunque, è connessa anche a una riflessione su ciò che di necessariamente estetico c’è nel conoscere: il g., o senso comune, componente fondamentale, insieme all’intelletto e alla ragione, di ogni esperienza umana. In tale prospettiva, il giudizio estetico, o di g., diventa una nozione fondamentale dell’estetica moderna, pur senza contribuire a costituirla come una teoria specifica della produzione e dell’esperienza artistica. Nell’estetica crociana il g. come attività giudicatrice del bello si identifica in atto con la stessa attività artistica che lo produce.

Vedi anche
razionalità razionalità Facoltà propria degli esseri dotati di ragione. economia La razionalita è una caratteristica dell’homo oeconomicus. Nella teoria economica tradizionale e moderna si distinguono due approcci alla razionalita: il primo definisce la scelta razionale in base alla coerenza interna che rispetta ... estetica filosofia Dapprima disciplina riguardante la conoscenza sensibile o la percezione, dalla metà del 18° sec. il suo significato prevalente è di disciplina riguardante il bello (naturale e in particolare artistico), la produzione e i prodotti dell’arte, il giudizio di gusto su di essi. I due significati ... cultura L’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, ... arte In senso lato, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati.  ● Il concetto di arte come tèchne, complesso ...
Vocabolario
gusto
gusto s. m. [lat. gustus -us; nel sign. 3 b, deverbale di gustare]. – 1. Uno dei cinque sensi di cui l’uomo è dotato: è il senso specifico esercitato attraverso gli organi gustativi o organi del g. (papille contenute nelle varie parti della...
gustare
gustare v. tr. e intr. [lat. gustare, der. di gustus -us «gusto»]. – 1. tr. a. Avvertire e distinguere il sapore di qualche cosa per mezzo del gusto: sono così raffreddato che non riesco a g. nulla. b. Assaggiare di un cibo o di una bevanda...
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