GUTTAZIONE
. Si chiama così l'emissione di acqua in gocce da parte di piante intatte. È un fenomeno meno frequente della traspirazione (v.), perché si verifica solo quando sia le piante sia l'aria ambiente sono sature d'acqua. Si osserva in natura di prima mattina, dopo una notte calda e umida senza pioggia: allora si vedono sui margini e all'apice delle foglie delle goccioline lucenti che aumentano di dimensioni, finché cadono e vengono sostituite da altre. Non si deve confondere tale fenomeno con quello della rugiada: questa è dovuta alla condensazione dell'acqua dell'ambiente esterno, mentre nella guttazione il liquido è emesso dalle foglie, perché la pianta è satura d'acqua e la deve eliminare. Infatti con l'elevarsi della temperatura il fenomeno cessa, perché la pianta non è più satura, ma se si ricopre la pianta con una campana di vetro, per diminuirne la traspirazione, le gocce tornano a formarsi.
Le gocce si formano all'apice delle foglie nelle Graminacee, sui denti dei margini fogliari nell'Alchimilla, sulle smussature marginali delle foglie di Tropaeolum, e fuoriescono sia dai pori acquiferi sia da stomi comuni o da fossette o da peli. Questi organi secretori d'acqua si chiamano idatodi. Parecchie Aracee a foglie grandi emettono molta acqua: nella Colocasia nymphaeifolia una foglia può eliminare 1/10 di litro in una notte. Anche in piante inferiori, come nelle Mucorinee fra i funghi, si osserva eliminazione d'acqua attraverso la membrana.
In condizioni sfavorevoli di traspirazione la guttazione può sostituire la traspirazione, specialmente nelle piante acquatiche. Con le gocce d'acqua vengono eliminati spesso sali minerali o organici e il liquido talora ne è tanto ricco che, evaporandosi, deposita tali sostanze in forma d'incrostazioni (ad esempio in alcune sassifraghe). Esse hanno importanza fisiologica nelle secrezioni dei nettarî e di molti stimmi e nelle ghiandole digerenti delle piante carnivore.
Bibl.: A. Wilson, Unters. bot. Inst. Tübingen, I (1881); A. Burgenstein, Transpiration d. Pfllanzen, Jena 1904; Lepeskin, Beih. z. bot. Centralbl., XI (1906); G. Haberlandt, Physiol. Anatomie, 4ª ed., Lipsia 1909.