Lewis, H. Joseph
Regista cinematografico statunitense, nato a New York il 6 aprile 1907 e morto a Santa Monica (California) il 30 agosto 2000. Considerato uno dei maestri del b-movie, L. ha finito per influenzare intere generazioni di registi, grazie anche alla rivalutazione critica di André Bazin e degli esponenti della Nouvelle vague in Europa, e di Paul Schrader negli Stati Uniti. Esempio di 'artigiano' formatosi direttamente sul set, L. in poco più di vent'anni percorse ogni genere, dal western al noir, dall'horror al musical, dalla commedia al dramma, fino al film di propaganda bellica, lavorando per numerose case di produzione e in seguito per la televisione. Costretto spesso a girare opere a bassissimo costo in pochi giorni, L. riuscì a sopperire alla povertà dei mezzi con la creatività e con un utilizzo molto personale dei movimenti di macchina. Dal celebre piano-sequenza di Gun crazy, distribuito anche con il titolo Deadly is the female (1949; La sanguinaria), ai 'dolly senza dolly' dei western, i suoi film uniscono tecnica e fantasia rendendo straordinarie storie spesso costrette nello schematismo del cinema di genere.
Entrato a 17 anni negli studios, L. lavorò inizialmente come addetto alla conservazione delle pellicole e al trasporto di materiale bibliografico. Dopo poco diventò aiuto operatore e trascorse alcuni anni sul set prima di passare alla sezione montaggio della Metro Goldwin Meyer, sempre come aiuto, dove suo fratello Ben era primo montatore. Lasciata la MGM divenne il responsabile della sezione montaggio dello studio Mascot, che confluì poco dopo nella Republic. In quegli anni si occupò anche di disegnare i credits dei film sostituendo gli abituali cartelli fissi sui quali venivano disegnati i nomi della troupe con sequenze inerenti alla vicenda narrata. Esordì nella regia nel 1937, quando Nat Levine, manager della Republic, lo incaricò di girare nuovamente gli ultimi tre giorni di riprese di Navy spy di Crane Wilbur. Passò poi alla Universal Pictures, dove in due anni diresse quattro western a bassissimo costo: nel 1937 Courage of the West e Singing outlaw, e nel 1938 Border wolves e The last stand, oltre al film di spionaggio The spy ring. Fu in questo periodo che L. cominciò a essere soprannominato Wagon Wheel Joe ('Joe la locomotiva') per la capacità di girare le scene da carrelli mobili che sopperivano alla mancanza di attori professionisti e di mezzi più appropriati. Dal decennio successivo diresse opere di diverso genere, come i western The return of Wild Bill (1940) e Arizona cyclone (1941), il film di ambientazione metropolitana That gang of mine (1940), con ragazzi di strada come protagonisti, l'horror The invisible ghost (1941) con Bela Lugosi, il b-movie di guerra Bombs over Burma (1942; Il mistero di Burma) e il film a carattere giudiziario Secret of a Co-Ed (1942; Difendo mia figlia), su un avvocato dalla doppia vita costretto a smascherarsi quando la figlia viene ingiustamente accusata di un delitto. Nel 1944 L. girò il suo primo musical Minstrel man e, l'anno successivo, per la RKO, il poliziesco The Falcon in San Francisco (1945). Sempre nel 1945 gli fu messo a disposizione dalla Columbia Pictures un budget di 3000 dollari e in soli diciotto giorni portò a termine My name is Julia Ross (Mi chiamo Julia Ross), thriller ambientato a Londra tratto dal romanzo The woman in red di A. Gilbert, basato su uno scambio di identità. L'anno seguente girò un altro noir d'ambientazione europea (questa volta Parigi), So dark the night (Così scura è la notte), nel quale un ispettore in vacanza inizia a indagare su tre omicidi tra loro collegati. Nel 1949 L. diresse due dei suoi film migliori, The undercover man (Mani lorde, distribuito nuovamente nel 1959 con il titolo Il capo della gang), ancora per la Columbia, ispirato alla storia di Al Capone, nel quale spiccano le sue capacità tecniche applicate a uno stile documentaristico, e Gun crazy, per la United Artists, intenso noir intriso d'erotismo, caratterizzato dalla sensualità dei dettagli, con un finale tragico e allo stesso tempo romantico, immerso in luci espressioniste in cui si muove la coppia criminale, interpretata da John Dall e Peggy Cummins, che rinnova con estrema efficacia il mito di Bonnie e Clyde.
L. cominciò quindi a firmare contratti per singoli film potendo contare su un budget e un compenso maggiori. Diresse così la commedia A lady without pass-port (1950; L'amante), il bellico Retreat, hell! (1952; Valanga gialla) e il dramma familiare Desperate search (1952; Disperata ricerca). Dopo Cry of the hunted (1953; L'urlo dell'inseguito) con Vittorio Gassman, commistione tra film d'azione e dramma psicologico, realizzò The Big Combo (1955; La polizia bussa alla porta), probabilmente il capolavoro del regista, un noir intriso di sadismo e sessualità, con il triangolo formato dal detective (Cornel Wilde), il gangster (Richard Conte) e la bionda (Jean Wallace), in un abile intreccio di trame narrative e psicologiche. Dopo una prima esperienza televisiva costituita dalla realizzazione di una puntata della serie western Gunsmoke (1955), L. diresse altri due western per la Columbia, entrambi con Randolph Scott protagonista. Nel primo, A lawless street (1955; I senza Dio), Scott è uno sceriffo che, abbandonato dalla moglie, riesce a riconquistarla dopo aver fatto giustizia in città; nel secondo, Seventh cavalry (1956; Settimo cavalleria), è un capitano che, trovatosi in vacanza mentre il suo battaglione finiva massacrato al Little Big Horn, viene accusato di diserzione, ma trova il modo di dimostrare il suo coraggio.
Gli ultimi due film di L. sono ancora western, The halliday brand (1957; Il marchio dell'odio), flashback di uno scontro tra uno sceriffo, vecchio colonizzatore della frontiera, e il figlio innamorato di una donna nata da un'unione mista; e Terror in a Texas town (1958; Il terrore del Texas), girato con una troupe di professionisti finiti nelle liste nere anticomuniste, con Sterling Hayden nel ruolo di un pescatore svedese che arriva in un villaggio per vendicare la morte del padre e trova la popolazione sottomessa a uno spregiudicato uomo d'affari. In entrambi il regista dimostrò ormai di aver acquisito una capacità straordinaria nel rendere complesse storie semplici che sapeva girare con la maestria dei grandi cineasti. Continuò successivamente la sua attività televisiva collaborando a Bonanza (1959), famosissima serie western, Dick Powell show e The investigators tra il 1961 e il 1963, fino a Branded e The big valley (1965).
J. Kitses, Gun crazy, London 1996; P. Bogdanovich, Who the devil made it: conversations with Robert Aldrich, George Cukor, Allan Dwan, Howard Hawks, Alfred Hitchcock, Chuck Jones, Fritz Lang, Joseph H. Lewis, Sidney Lumet, New York 1998; F.M. Nevins Jr, Joseph H. Lewis, Lanham (MD) 1998.