HABLION (῾Αβλίων)
H. figlio di Haltillos (o Altillos) (v.) ricorre nella iscrizione di una mensa sacrificale proveniente da Egina (I. G., iv, 6).
Il testo (fine VI-inizio V sec. a. C.) risulta accettabile nella revisione e dall'apografo del Fraenkel: Κολιάδαις hαβλίōν ἐποίσε hαλτίλλο (= ῾Αλτίλλου, o crasi per ὁ ᾿Αλτίλλου). H. eseguì dunque l'opera per commissione della comunità religiosa dei Koliàdi: non c'è alcun elemento per supporlo uno scultore, più che un modesto artigiano. Dalle precedenti letture il nome risultava Ablion (v.). Il Brunn leggeva Haltimos, anziché Haltillos, il nome del padre di H. e ne faceva uno scultore. Poi anche in Haltillos si credette di poter riconoscere uno scultore, in base a una diversa lettura (C. I. G., 2138) della medesima iscrizione.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, 438; H. Brunn, Gesch. griech. Künst, Stoccarda 1889, p. 85; E. Loewy, I. G. B., 448; L. Schwyzer, Dialectorum Graec. exempla, Lipsia 1923, n. 112.