ḤABŪBA KABIRA
È il maggiore centro urbano riportato alla luce nell'alta Siria. Risalente alla fine del IV millennio a.C., è stato scavato dalla missione archeologica tedesca della Deutsche Orient-Gesellschaft sotto la direzione di E. Heinrich e E. Strommenger-Nagel. Nel vicino sito di Tell Kannas ha invece operato una missione belga diretta da A. Finet.
Il sito di Ḥ. K. si estende per c.a 18 ha lungo una terrazza naturale prospiciente la riva destra dell'Eufrate, ove fiorì un'ampia città, di cui sono stati riportati alla luce numerosi settori abitativi, per un'estensione di 20.000 m2. Il primo insediamento era situato sul margine del fiume, privo di difese artificiali. Al riparo di una doppia cinta muraria fortificata (3 m di spessore) si sviluppa invece, in una fase immediatamente successiva, un fitto tessuto urbano: secondo stime avanzate sulla base della densità delle abitazioni e della loro superficie, dalle seimila alle ottomila persone vivevano in quartieri funzionalmente ben articolati in alloggi, officine e magazzini, secondo un progettato impianto urbano. Questo è incentrato su un asse quasi centrale N-S, e su brevi assi E-О, in corrispondenza delle due porte urbiche aperte nelle mura occidentali, con funzioni di collegamento tra gli accessi alla città e i suoi quartieri interni. Solo in questi percorsi principali si riconosce particolare cura nella tecnica costruttiva, dai fronti stradali con nicchie alla pavimentazione in ghiaia fluviale e ai canali di scolo per le acque.
Il sistema di fortificazioni è un unicum nel panorama urbano della Siria protostorica. Le mura sono scandite da torri rettangolari; ciascuna torre, a contrafforti esterni come le mura stesse, ospita un vano rettangolare accessibile solo dall'interno della città, su un percorso pedonale parallelo alle mura.
Le due porte urbiche, comprese entrambe tra due torri, presentano un doppio accesso in asse, l'uno esterno e l'altro interno alla cinta urbica, e un ampio vano longitudinaie per il posto di guardia. La tipologia della porta urbica «a camera» potrebbe dunque risalire, nella sua più antica elaborazione, alla cultura protostorica della Siria settentrionale, forse stimolata da un'urgenza difensiva dovuta alla permanente tensione che, come è stato supposto, doveva caratterizzare i rapporti tra i «coloni» sumeri e l'elemento autoctono.
Ai lati dell'arteria principale N-S si sviluppano i quartieri abitativi, con unità domestiche di diverse dimensioni e tipologie, raggiungibili da vicoli ciechi pavimentati in terra battuta, adibiti anche allo scarico dei rifiuti. L'edificio tipo dell'architettura di Ḥ. K. è costituito da un'ampia sala centrale, con focolare nel mezzo, circondata da vani adibiti a stanze di lavoro e di ricevimento, secondo le planimetrie note a Uruk; altrettanto frequentemente ricorrono edifici caratterizzati da un ampio vano a sviluppo latitudinale, analoghi all'edilizia del sito iranico di Godin Tepe (v.).
Verso il margine meridionale la città degradava in un orto-giardino, probabilmente destinato a soddisfare parzialmente il fabbisogno della popolazione; il sistema di irrigazione, mediante le acque fluviali, non è ancora chiarito, dato il forte dislivello (c.a 10 m) che intercorre tra il letto dell'Eufrate e l'area coltivata. Dalla zona meridionale della città si raggiungeva la sede del culto, collocata nell'area più alta dell'insediamento, all'interno della cinta muraria, corrispondente all'odierno Tell Kannas. È stato proposto che il monumentale complesso cultuale, costituito da tre fabbriche templari, fosse il punto di riferimento religioso per la vasta regione circostante e non solo il luogo di culto della città di Ḥabūba Kabira.
La concezione spaziale del complesso di Tell Kannas risponde a un progetto verosimilmente unitario, con i tre edifici maggiori denominati, dal loro orientamento, templi E, N e S: questi prospettano verso S su un ampio spazio aperto, estraneo alla cultura architettonica propriamente sumerica e riconducibile piuttosto all'impianto templare del livello XIII di Tepe Gawra. La concezione planimetrica riflette, invece, appieno le caratteristiche dell'architettura mesopotamica di Uruk, in particolare del tempio di Anu, e di quelli di Eridu di età protostorica. I santuari di Tell Kannas sono infatti a pianta tripartita, a sviluppo latitudinale (templi E e N), con più ingressi sui lati lunghi e, nelle due fabbriche più recenti (templi N e S), con ricca articolazione a nicchie e contrafforti nel vano maggiore. Al tempio E, il più antico del complesso, costruito come gli altri in Riemchen (i piccoli mattoni d'argilla cruda tipici dell'architettura protostorica), è aggregato lungo la parete occidentale un edificio rettangolare monoambiente privo di accesso diretto al santuario, probabilmente adibito a immagazzinamento di merci o derrate relative alla economia del centro di culto. Il tempio N, il più monumentale con la sua estensione di 18,00 x 16,40 m, rivela una particolare accuratezza nei dettagli tecnico-costruttivi: serie di nicchie di due diverse dimensioni alternate lungo le pareti del vano maggiore; fori sulla parete breve settentrionale, per l'alloggiamento di pilastri che sorreggevano coperture parziali in settori evidentemente precipui della zona di culto; due vasche circolari per sacrifici e lustrazioni, ognuna disposta esattamente al centro di ciascuna metà del tempio, del tutto inconsuete, queste ultime, nell'architettura sacra mesopotamica coeva.
Il tempio S, infine, attualmente ridotto a un solo ampio vano longitudinale di 14,10 x 10,20 m, per lo sviluppo della pianta, l'articolazione parietale interna a coppie di contrafforti, la vasca lustrale, è probabilmente da considerarsi il fulcro di un santuario originariamente assai più imponente; presenta analogie col tempio N, con almeno due ingressi sul lato O in seguito murati. L'impianto pervenutoci sarebbe l'esito finale di una successiva ristrutturazione del santuario stesso, in cui si introduce una peculiare innovazione nel triplice ingresso assiale sul lato breve S, secondo un percorso ideale che conduce allo stretto passaggio a gincana, sull'estremità opposta di NE, ove sarebbe situata la cella.
La natura templare dei tre edifici di Tell Kannas non è tuttavia accettata concordemente né oggettivamente assicurata dai dati archeologici, sebbene le analogie planimetriche, strutturali e decorative, fin nei mosaici di coni d'argilla policromi rinvenuti a centinaia sparsi nell'area, facciano propendere per una tale interpretazione, almeno per le due fabbriche più recenti. L'insediamento di Ḥ. K. e Tell Kannas non scomparve completamente agli inizi del III millennio a.C. ma persistette in un centro di attività artigianali, già presente all'età di Uruk nel settore più settentrionale del sito, con una straordinaria continuità testimoniata dagli accumuli di ben 20 strati, fino alla prima metà del II millennio a.C. Il centro ha assunto, in periodi diversi, caratteri precipui di officine di lapicidi, di ceramisti, di luogo per tinture di tessuti e di fabbricazione di gioielli, adeguandosi di volta in volta alle attività e agli scambi commerciali maggiormente fiorenti sul corso dell'Eufrate, soprattutto verso la Mesopotamia. Il luogo di culto di Tell Kannas, invece, anch'esso distrutto violentemente a opera del fuoco come l'intera città, diviene un centro fortificato in età accadica, forse al tempo della lotta per la supremazia nella Siria interna tra i sovrani accadici e quelli eblaiti. Il floruit dell'intera regione resta comunque circoscritto alla fase protostorica, quando l'omogeneità con la cultura di Uruk si nota chiaramente fin nella produzione ceramica standardizzata dei c.d. Glockentöpfe, coppe campaniformi rozzamente ricavate da blocchi di argilla, e nelle giare per conservazione carenate, di cui un esemplare di particolare interesse per l'originalità della decorazione proviene da Ḥabūba Kabira. Anche il raffinato vasellame lapideo in miniatura ripete le morfologie frequenti nella produzione ceramica di Uruk protostorica.
Le numerose impronte di sigilli cilindrici provenienti dai settori di abitazione del sito attestano l'impiego del sigillo cilindrico quale mezzo di garanzia e di proprietà, apposto su merci e documenti da registrare e controllare, in un'amministrazione già fortemente complessa e articolata. Il repertorio figurativo spazia da soggetti animali e vegetali a scene più sottilmente simboliche, come le coppie di scorpioni, su un esemplare in calcare rosato, attributo divino della dea Is̆khara, venerata nell'area del medio Eufrate.
Bibl.: Rapporti preliminari in MDOG, CI, 1969, pp. 27-64; CII, 1970, pp. 27-85; CIII, 1971, pp. 5-58; CV, 1973, pp. 5-68; CVI, 1974, pp. 5-97; CVIII, 1976, pp. 5-22. Notizie degli scavi in AnnArchSyr, XX, 1970, pp. 25-44; AASOR, XLIV, 1979, pp. 63-78; Bericht über die 29. Tagung für Ausgrabungswissenschaft und Bauforschung Köln 1978, Karlsruhe 1978, pp. 17-20. Studi: D. Sürenhagen, Untersuchungen zur Keramikproduktion innerhalb der spät-urukzeitlichen Siedlung Ḥabūba Kabira-Süd in Nordsyrien, in ActaPrHistA, V-VI, 1974-1975, pp. 43-164; D. R. Frank, Versuch zur Rekonstruktion von Bauregeln und Massordnung einer nordsyrischen Stadt des vierten Jahrtausends, untersucht anhand von Grabungsergebnissen der Deutschen Orient-Gesellschaft in Ḥabūba Kabira, in MDOG, CVII, 1975, pp. 7-16; D. Sürenhagen, Keramikproduktion in Ḥabūba Kabira-Süd, Berlino 1978; E. Strommenger, Ḥabūba Kabira. Eine Stadt vor 5000 Jahren, Magonza 1980; J.-Ch. Heusch, Tall Ḥabūba Kabira, in J. Margueron (ed.), Le Moyen Euphrate, zone de contacts et d' échanges. Actes du Colloque, Strasbourg 1977, Leida 1980, pp. 159-178; vv. Ludwig, Mass, Sitte und Technik des Bauens in Ḥabūba Kabira-Süd, ibid., pp. 63-74. Tell Kannas: A. Finet, Les Temples Sumérienes du Tell Kannas, in Syria, LII, 1975, pp. 157-174; id., Bilan provisoire des fouilles belges du Tell Kannas, in AASOR, XLIV, 1979, pp. 79-95; id., L'apport du Tell Kannas à l'histoire proche-orientale, de la fin du IVe millénaire à la moitié du Ile, in J. Margueron (ed.), op. cit., pp. 107-115; M. Trokay, Les cônes d'argile du Tell Kannas, in Syria, LVIII, 1981, pp. 149-171.
)