HADES ("Αιδης, ᾿Αΐδης, dor. Αἵδας)
Figlio di Kronos e di Rhea che ebbe in sorte, nella divisione del mondo tra i tre fratelli, l'Oltretomba. In Hymn. Hom., in Dem., 17, considerato re dell'Aldilà e da Omero talora indicato come Ζεὺς καταχϑόνιος, cioè signore di ciò che è ultraterreno.
In Omero eroi come Eracle combattono contro di lui (Il., v, 395); egli è talora immaginato su di un carro (Il., v, 654) forse, come qualcuno ha supposto, per impadronirsi dell'anima, o come guardiano delle porte degli Inferi e principe che conserverebbe nel nome, derivato dalla parola Αἴς, traccia di un collettivo significante l'Aldilà ovvero, secondo altri, si collegherebbe ad αἶα (terra) o alla radice ᾿α-???SIM-30???ιδ, l'invisibile. Comunque non è da confondere con Plutone, il quale appare soltanto nel V sec. a. C. (v.), per quanto abbia con questo stretta parentela da un punto di vista religioso.
Nelle rappresentazioni più antiche sui vasi dipinti nella tecnica a figure nere, è raffigurato un uomo barbato indossante chitone e mantello, con la chioma trattenuta da un nastro, lo scettro in mano, e spesso seduto sul trono, e talora ha un kàntharos in mano come in una kỳlix del British Museum firmata da Xenokles; in rilievi di Sparta, pur essendo meno limpido il carattere divino, H. appare come un morto eroizzato, con attributi ed aspetto ultraterreni. Nei pinàkia di Locri, che in gran numero sono apparsi nel santuario delle due dee alla Mannella spesso appare il dio, barbato, con la melagrana nella mano o un kàntharos, mentre in alcuni esemplari egli è in veste di rapitore di Kore, o barbato o giovane eroe. La persistenza del tipo barbato, però, si ha anche in età classica, allorché il dio, che conserva sempre il suo carattere regale, è rappresentato con scettro e cornucopia, come in un'anfora di Napoli (Heydemann, n. 3091), in una di Londra e talora senza tipici attributi ma riconoscibile per la vicinanza di Persefone. Anche in un noto cratere di Spina, ora a Ferrara, della metà circa del V sec. a. C., sembra si possa identificare H. (e non Dioniso) e Kore: il dio è qui barbato, con scettro e patera, in trono come sui pinàkia locresi. In età classica quasi sempre il dio ha lo scettro, che talora è coronato dall'aquila, e così nelle rappresentazioni vascolari dell'Italia meridionale dove ricorrono spesso scene dell'Oltretomba (anfora di Monaco, di Karlsruhe, di Vienna, Wiener Vorlegebl., E i; 3, 1; 3, 2). In rilievo era raffigurato, dice Pausania (v, 20, 3) ad Olimpia ad opera di Kolotes, insieme con Persefone e Dioniso, con una chiave; mentre con chiave e cornucopia è raffigurato sulla base di candelabro del Museo Lateranense (Helbig-Amelung3, n. 1218) e sul rilievo di Palazzo Del Drago, probabili copie della base della Parthènos (v. fidia). Compare anche in una delle colonne dell'Artemision efesino.
A Coronea lo scultore Agorakritos di Paro aveva raffigurato H. (Paus., ix, 34, 1; Strab., ix (2,29 = C. 411) mantenendosi sul tipo maestoso divino, simile quindi a Zeus; dello H. di Prassitele (Plin., Nat. hist., xxxiv, 69) che rapiva Persefone, nulla sappiamo. In Etruria, tra le pitture parietali ricorderemo quella orvietana della Tomba Golini I e quella tarquiniese della Tomba dell'Orco dove il dio, nel primo caso panneggiato e in trono e nel secondo stante e in corazza, ha la κυνέη cioè la pelle di lupo la cui testa ferina gli ricopre il capo.
Nei sarcofagi romani H. appare soprattutto come rapitore di Persefone, talora senza attributo e qualche volta con Cerbero accanto alla dea, come nella scena di ἄνοδος di un sarcofago di Mantova e talora con scettro e tazza nelle mani, o vicino alla sua sposa Persefone, barbato e in trono.
Monumenti considerati. - Kỳlix del British Museum con firma di Xenokles: Brit. Mus. Cat., ii, B 425. Rilievi di Sparta: Tod-Wace, Catal. Sparta Mus., Oxford 1906, pp. 102 ss. Pinàkia di Locri: A. Minto, in Ausonia, 1909, pp. 175 ss. Anfora di Londra: Brit. Mus. Cat., iii, E 183. Cratere da Spina: S. Aurigemma, Mus. Spina, Ferrara 1935, pp. 178 ss.; F. Sartori, in Rend. Acc. Linc., 1950, pp. 233. Rilievo da una colonna dell'Artemision di Efeso: C. Robert, in 39 Berl. Winckelmanns Progr., 1879, pp. 36 ss. Pitture parietali etrusche: G. Q. Giglioli, Arte etrusca, Milano 1935, tavv. 245; 248, 3. Sarcofago di Mantova: A. Levi, Sculture gr. rom. Pal. Duc. di Mantova, Roma 1931, p. 89, n. 188. Sarcofago con H. barbato e Persefone: C. Robert, Sarkophagrel., iii, tav. 7, 28.
Bibl.: Drexler, in Roscher, I, 2, cc. 1778-1813, s. v.; Prehn, in Pauly-Wissowa, Suppl. III, 1918, cc. 867-76, s. v.; M. P. Nilsson, Gesch. gr. Religion, Monaco 1941, pp. 424 ss. Per l'origine del nome v.: C. V. Ostergaard, in Nordisk Tidskrift for Filologi, XIII, 1904-5, p. 58; J. Wachernagen, in Kuhuns Zeitschr. für vergl. Sprachf., XXVII, 1886, pp. 276 ss.; A. Fick, in Bezzenbergers Beitr. z. Kunde d. indog. Spr., XXIII, 1897, p. 185 ss.