HAGHÌA PHOTIÀ
Piccolo villaggio situato 5 km a E della città di Sitia, nella parte orientale dell'isola di Creta. Vi sono stati rinvenuti una necropoli e un edificio fortificato, importanti testimonianze di due diversi momenti della civiltà minoica.
Necropoli. - Nel 1971, sulla pianura costiera a N del villaggio, in località Glyphada, C. Davaras individuava e successivamente scavava quella che è, forse, la più estesa necropoli della Creta dell'Età del Bronzo e una delle più grandi di tutta la Grecia. È costituita da oltre 260 tombe dell'Antico Minoico I-II, in gran parte rinvenute intatte, densamente e irregolarmente accostate l'una all'altra: molte altre si ritiene che siano andate distrutte in precedenza o che ancora siano da scoprire.
Le tombe sono estremamente importanti sia per la loro forma architettonica sia per i corredi: alcune sono del tipo a pozzetto, destinate a bambini e prive di corredo, mentre la grande maggioranza appartiene a un tipo, precedentemente sconosciuto a Creta, che consiste in una sorta di piccola e semplice tomba a camera, tagliata nella roccia tenera; queste tombe a grotticella presentano una pianta di forma ellittica o irregolarmente rotondeggiante, talvolta quasi quadrangolare, con un soffitto assai basso, di solito rinvenuto crollato, e un accesso su uno dei lati lunghi, chiuso da una grossa pietra posta di taglio, che fungeva da porta. Il pavimento era spesso ricoperto da minuscoli ciottoli marini. La camera conteneva diversi defunti, sepolti nel corso di un lungo arco di tempo. Una piccola anticamera sulla parte frontale, all'incirca della stessa forma e delle stesse dimensioni, non aveva soffitto e, trattandosi piuttosto di un pozzo, aveva una funzione corrispondente a quella del piu tardo dròmos, per facilitare l'accesso: era per lo più pavimentata con pietre o lastre di forma irregolare. Su questo pavimento giaceva spesso una grande coppa biconica, o «calice», con decorazione incisa o a stralucido, nella ceramica di Pyrgos, qui attestata per la prima volta nella Creta orientale, evidentemente usata nel corso delle cerimonie di sepoltura.
All'incirca al centro della necropoli si estende un ampio spazio, forse un luogo destinato a riti. Notevole è la presenza di basse stele sepolcrali - le prime attestate a Creta - costituite da lastre non lavorate, poste verticalmente, oggi per lo più non in situ e di difficile identificazione. Oltre 1500 vasi di varie forme, spesso con decorazioni incise, sono venuti alla luce nella necropoli. Tra i tipi vascolari possiamo osservare numerosi kèrnoi, doppi, tripli o quadrupli, con coperchio su alto piede; pissidi sferiche con presine; vasi-poppatoio; due vasi figurati in forma di uccello e un vaso sferico su tre piedi; bracieri o bruciatori di incenso; brocche con becchi rialzati verticalmente; varî contenitori a scatola, ovviamente per cosmetici o medicinali; poche «padelle» cicladiche, praticamente le prime apparse a Creta, di chiara funzione religiosa: in un caso appare inciso sul fondo esterno una sorta di simbolo solare. Vi è inoltre una sorprendente collezione di lame in ossidiana di Milo, assai lunghe e insolitamente fini, ancora molto affilate, di un tipo mai rinvenuto precedentemente a Creta. Gli oggetti in bronzo, piuttosto scarsi, comprendono i più antichi ami da pesca dell'isola e il noto tipo di pugnale dell'Antico Minoico di forma triangolare, con nervatura mediana. Un altro pugnale era intenzionalmente ripiegato e reso inutilizzabile al momento dell'inumazione, allo scopo di dargli una simbolica morte, affinché trovasse il suo proprietario nell'aldilà. Una figurina animale in bronzo e una in argento, e alcune palettes in pietra completano la serie dei materiali. Il costume di seppellire i defunti in piccole tombe e non in grandi sepolture comunitarie a thòlos, come in altre zone di Creta in quest'epoca, non è una caratteristica locale, ma cicladica. Anche la forma delle tombe non è cretese, ma ricorda piuttosto quelle coeve dell'Eubea e di Cipro ed è raramente attestata in alcune tombe cicladiche (Manika e Milo). I forti influssi cicladici e le grandi quantità di ossidiana di Milo rinvenute nelle tombe farebbero pensare a una colonia cicladica a Creta.
Bibl.: C. Davaras, Περισυλλσγη αρχαιων Aνατολικης Кρητης, in Prakt, 1971, p. 303; id., Пρωτομινωικον νεκροταφειον Aγιας Φωτιας Σητειας, in AAA, IV, 1971, pp. 392-397; id., in Amaltheia, II, 1971, pp. 197-199; id., in ADelt, XXVII, B', 2, Chron., 1972, pp. 648-650; id., Early Minoan Jewellery from Mochlos, in BSA, LXX, 1975, pp. 107, III; C. G. Doumas, Προιστορικοι Κυκλαδιτες στην Κρητη, in AAA, IX, 1976, pp. 69-88, in part. p. 79 e IX, 1979, pp. 104-109; c. Davaras, Guide to Cretan Antiquities, Park Ridge (N.J.) 1976, pp. 128-129; id., Il Museo di Haghios Nikolaos (cat.), Atene 1981, passim, P. Zaphiropoulou, Un cimetière du cycladique ancien à Epano Kouphonissi, in Les Cyclades. Table ronde Dijon 1982, Parigi 1983, p. 81 ss.; P. Warren, Early Cicladic, Early Minoan Chronological Correlations, in J. A. MacGillvray (ed.), The Prehistoric Cyclades, Edimburgo 1984, pp. 55-62; E. Sapouna Sakellarakis, New Evidence from the Early Bronze Age Cemetery at Manika, Chalkis, in BSA, LXXXII, 1987, pp. 257-264; M. Tsipopoulou, Archaeological Survey at Aghia Photia, Siteia, Partiile 1989; ead., in J. W. Myers, E. E. Myers, G. Cadogan (ed.), The Aerial Atlas of Ancient Crete, Berkeley-Los Angeles 1992, pp. 66-69.
(C. Davaras)
Edificio fortificato. - Nel 1984-1985, a un centinaio di metri a O della necropoli, sulla sommità della piccola collina Kuphotà, è stato messo in luce un importante edificio fortificato datato verso la fine del periodo prepalaziale (Medio Minoico IA), unico a Creta e in tutto il mondo egeo. L'edificio è a pianta rettangolare e copre una superfide di c.a 500 m2. Comprende 36 stanze e un cortile centrale; l'ingresso principale è a NO. Non ci sono indizi della presenza di un secondo piano.
Il muro di fortificazione che circonda l'edificio è largo 1,5 m e si conserva per tre lati, mentre il quarto, verso la pianura, dove si trovava probabilmente l'ingresso, è scomparso. Molto interessante è l'esistenza di quattro contrafforti semicircolari, simili a quelli delle fortificazioni del Bronzo Antico nelle Cicladi e nella Grecia continentale.
Particolarità interessanti e ignote nell'architettura minoica contemporanea sono la simmetria e la regolarità della pianta dell'edificio di Kuphotà; inoltre il cortile centrale anticipa uno degli elementi principali dei palazzi minoici. Purtroppo i ritrovamenti all'interno dell'edificio rettangolare, a causa dell'erosione del terreno, sono pochi e mal conservati. La ceramica è lavorata a mano e non decorata; ragguardevole è il numero degli utensili di pietra, fra cui molte macine per la lavorazione di cereali.
L'occupazione dell'edificio è stata breve. Dopo l'abbandono, nel Medio Minoico IIA, due edifici circolari furono costruiti sulla sommità della collina, e in parte sui suoi ruderi, forse identificabili con tombe a thòlos, comuni in Creta centrale, ma quasi completamente ignote nella parte orientale dell'isola. Ulteriori ricerche in tutta l'area di H. Ph., potranno forse chiarire le motivazioni storiche che portarono alla costruzione dell'edificio fortificato, che può molto probabilmente essere considerato come un antenato, tanto nella forma architettonica, quanto nella situazione sociale riflessa, dei palazzi minoici.
Una ricognizione archeologica, condotta nel 1985, ha rivelato che la pianura di H. Ph. era intensamente popolata durante il periodo tardopalaziale (Medio Minoico III-Tardo Minoico I), nel Tardo Minoico III, durante l'età classica e anche in epoca romana. Inoltre è stato scoperto un insediamento del VII sec. a.C. sulla collina a s del villaggio moderno.
Bibl.: C. Davaras, Αρχαιοτητες και μνημεια Ανατολικης Κρητης 1972, in Amaltheia, V, 1974, pp. 40-45 M. Tsipopoulou, Αγια Φωτια, Σητεια: το νεο ενρημα, in E. D. French (ed.), Problems in Greek Prehistory. Papers Presented at the Centenary Conference of the British School of Archaeology at Athens, Manchester 1986, Bristol 1988, pp. 31-47; ead., Archaeological Survey at Aghia Photia, Siteia, Partille 1989.
(M. Tsipopoulou)