HAGIOS KOSMAS ("Αγιος Κοσμᾶς)
Località dell'Attica non lontana da Glyphada, nei pressi dell'attuale aeroporto di Atene. Identificata - senza sicuro fondamento - da qualche studioso con il Kolias Akra (Herod., viii, 96; Paus., i, 1, 5; Strabo, ix, 398; Steph. Byz., s. v. Κωλιάς).
La località fu occupata da due successivi stanziamenti nel periodo dell'Antico Elladico III (la prima fase può essere datata dal 2300 al 2100; la seconda dal 2100 al 1900 a. C.); dopo una violenta distruzione dell'abitato, non si ha traccia di occupazione per tutto il periodo Medio Elladico (nella stratigrafia dello scavo un'alta zona di sabbia sigilla il secondo stanziamento); la vita riprende poi in periodo Tardo Elladico II e III con i resti di un abitato (1500-1400) e un grosso muro di difesa, seguito da una successiva fase meglio documentata, con abitazioni del tipo a mègaron (1200-1100). Contemporaneamente alle prime fasi (Antico Elladico III) è documentata la necropoli, con tombe a fossa e costruite (talvolta con porta e breve pròthyron) destinate sia ad una sola inumazione sia alla raccolta di ossa di più defunti, probabilmente appartenenti ad una stessa famiglia.
Dagli interessanti trovamenti (modo di sepoltura, tipo di tombe, di case, e soprattutto dalla ceramica) si può intravvedere almeno a grandi linee la storia dell'occupazione della località. Verso il 2300 gente proveniente dalle Cicladi stabilì ad H. K. un emporion per il commercio dell'ossidiana (rinvenuta in grande quantità). Ad ambiente cicladico riportano infatti alcuni oggetti tipici come le cosiddette "padelle" (frying pan) di terracotta decorate con motivi incisi di spirali (v. cicladica, arte), e il modo di deposizione del cadavere nella sepoltura a cista. Poco dopo il primo stanziamento di questi coloni cicladici (fase I), i contatti con le genti pre-indoeuropee che per circa un paio di secoli avevano occupato diversi centri del continente greco e la prosperità dell'emporion cicladico in Attica determinarono un'unione delle due popolazioni: la conseguenza fu la necessità di ingrandire l'abitato rivelatosi insufficiente (II fase). Mentre scarse sono le testimonianze del primo villaggio (fanno eccezione alcuni bòthroi di incerto uso - per la raccolta di derrate alimentari? -), ben documentato è invece l'aspetto del successivo villaggio, composto di case formate per lo più da due ambienti con cortile, separate tra loro da strade; i muri presentano uno zoccolo di pietra sul quale si innalzava l'elevato in mattoni crudi; il tetto si deve supporre, per analogia con case simili di altre località, piatto, fatto di travi e strame. Accanto al materiale ceramico cicladico (v. sopra) è documentata la presenza di vasi simili a quelli in uso nella Grecia continentale (Urfirnis); è interessante notare che lo stesso panorama offerto dall'abitato corrisponde a quello della necropoli. La vita di questo villaggio cessò improvvisamente alla fine dell'Antico Elladico III per incendio e distruzione violenta. Il periodo Mesoelladico, che corrisponde all'interruzione nella vita dell'abitato, è documentato soltanto da pochissimi oggetti di ceramica (minia grigia), probabilmente una sopravvivenza che perdura nel successivo periodo Tardo Elladico, quando la località viene nuovamente abitata (non si conosce la corrispondente necropoli) in due successive fasi. La ceramica (Tardo Elladico II e III C) presenta forme e tipi in tutto corrispondenti a quelli che caratterizzano i centri micenei della Grecia continentale; tra le case - ben documentate soprattutto nell'ultima fase di H. K. - è documentato il tipo a mègaron (case S e T), consistente in un vano lungo e stretto (dròmos), in un caso diviso al centro da una fila di colonne (casa T), preceduto da un portico (aithousa in antis). Nel villaggio dell'ultima fase sono documentate sepolture di bambini.
Bibl.: G. E. Mylonas, Aghios Kosmas. An Early Bronze Age Settlement and Cemetery in Attica, Princeton 1959.