Ashby, Hal
Regista e montatore cinematografico statunitense, nato a Ogden (Utah) il 2 settembre 1929 e morto a Los Angeles il 27 dicembre 1988. Nel corso della sua ricca carriera ha sperimentato i generi cinematografici più diversi, e questa sua versatilità ha impedito di cogliere i tratti specifici della sua poetica, cosicché è stato spesso considerato un abile artigiano al servizio di attori famosi (come Jack Nicholson, Warren Beatty, Peter Sellers), per lo più sostenuto da solide strutture narrative (romanzi utilizzati come soggetti, o scripts di sceneggiatori del livello di Colin Higgins, Robert Towne, Neil Simon). In realtà nella sua opera si avvertono il respiro e le atmosfere proprie del cinema di protesta statunitense degli anni Settanta.
Cresciuto in una famiglia atea in una città di mormoni, trascorse un'infanzia e un'adolescenza segnate da due drammatici episodi familiari: il divorzio dei genitori e, più tardi, il suicidio del padre. Si laureò in materie letterarie alla Utah State University, prima di mettersi in luce come regista teatrale con un adattamento di Androcles and the lion di G.B. Shaw. Trasferitosi a Los Angeles, iniziò l'attività di montatore, collaborando con Tony Richardson e soprattutto con Norman Jewison; per In the heat of the night (1967; La calda notte dell'ispettore Tibbs), diretto da quest'ultimo, vinse nel 1968 il premio Oscar per il miglior montaggio. Nel 1970 esordì nella regia con The landlord (1970; Il padrone di casa), da un romanzo di K. Hunter, nel quale, affrontando il problema razziale, analizza alcuni aspetti di un'America meno conosciuta. Ma è con Harold and Maude (1971; Harold e Maude) che A. realizzò un film eccentrico, e soprattutto assai libero nel raccontare l'intenso rapporto tra un adolescente e una scultrice ottantenne. Ottenuto con quest'opera un considerevole successo commerciale, il regista non volle lasciarsi imprigionare in un universo visivo prefissato e con The last detail (1973; L'ultima corvée) seppe fondere un crudo realismo e una dimensione continuamente sospesa tra favola e sogno. Nei film successivi il passato risulta evocato in maniera sempre più incisiva: gli anni Sessanta di Shampoo (1975), non solo ricreati come ambientazione, ma resi vivi anche dalla colonna sonora di Paul Simon; gli anni Trenta di Bound for glory (1976; Questa terra è la mia terra), cornice temporale in cui cade il racconto di tre anni della vita di W. Guthrie, il più famoso folk singer statunitense; il Vietnam di Com-ing home (1978; Tornando a casa, film che gli consentì di ottenere la nomination all'Oscar per la miglior regia), nel quale la guerra viene vista in chiave privata attraverso gli occhi di una donna. Being there (1979; Oltre il giardino), tratto da un romanzo di J. Kosinski, rappresenta forse la satira più pungente e riuscita di A., il cui sguardo coincide con quello del protagonista, un intenso Peter Sellers che, nel ruolo di un giardiniere analfabeta, si prende gioco dell'alta società statunitense. Forse proprio in questa figura sono presenti le tracce del dolore rimosso dal regista e legato alle sue vicende autobiografiche; questo personaggio, infatti, annullando volontariamente il suo passato, appare una sorta di corpo senza identità. A. realizzò quindi Let's spend the night together (1982; Time is on our side ‒ The Rolling Stones), film-concerto sul tour dei Rolling Stones del 1981 e The slugger's wife (1985; La moglie del campione), sceneggiato da N. Simon e incentrato sul rapporto tra un rozzo campione di baseball e una cantante, rivelatosi però totalmente estraneo al suo cinema. Il successivo Eight million ways to die (1986; Otto milioni di modi per morire), tratto dal romanzo omonimo del giallista L. Block e scritto da Oliver Stone e Robert Towne, è invece un noir teso e incalzante, in cui A. riuscì efficacemente a combinare professionalità e malinconia nel rivisitare le strutture narrative caratteristiche di questo genere cinematografico.
Close-up: the contemporary director, ed. J. Tuska, Metuchen (NJ) 1981; R. Salvagnini, Hal Ashby, Firenze 1991.