HALAI (῾Αλαί)
Località originariamente appartenente alla Locride, in seguito passata a far parte della Beozia.
Le referenze ad essa degli antichi autori sono scarse e casuali; è menzionata in Strabone (ix, 405, 425) e da Pausania (ix, 23, 7 e 24, 5). Il sito è stato identificato con resti di mura ed edifici sorgenti su un'altura presso Larymna, sulla costa O del canale di Atalante, di fronte alla penisola dell'Eubea. Scavi condotti saltuariamente dal 1911 al 1940 hanno messo in luce sull'altura, che oggi si presenta di un'altezza minore che in antico a causa di fenomeni bradisismici, una città interamente circondata da mura di fortificazione, provviste di torri e bastioni. Tale sistema di difesa mostra due periodi di costruzione: il più antico caratterizzato da blocchi all'incirca rettangolari di calcare, di dimensioni diverse, con piccole pietre di riempitivo negli interstizi; il più recente, di poco posteriore, è dovuto alla necessità di un allargamento della cinta. L'erezione delle mura risale all'incirca alla metà del VI sec. a. C. Nell'interno delle mura, l'edificio più importante era il tempio di Hera. Nessuna traccia rimane di esso, ma dai trovamenti ceramici e dai resti architettonici si può dedurre che il tempio fu costruito due volte. La prima costruzione è databile al VI sec. a. C.: rimangono resti dell'altare, della base della statua di culto, che troviamo menzionata in un'iscrizione del VI sec. con l'epiteto di Hera [πολ]ιÎχ[ος], e resti architettonici, dallo studio dei quali non soltanto si è dedotta la datazione dell'edificio, ma anche le probabili dimensioni di esso (lunghezza m 5,35; larghezza da m 3,50 a m 5,20) e la pianta (tristila o, più probabilmente, tetrastila in antis). Tra i rinvenimenti più notevoli dall'area del tempio, posto non lontano dalla porta di N-E, sono alcune sculture in pòros attraverso le quali si può seguire il passaggio tra lo stile dedalico attardato e il linguaggio dell'arcaismo; e interessanti iscrizioni arcaiche, tra le quali ricorderemo quella incisa su un capitello dorico con funzione di base per reggere l'ex voto, che ricorda, oltre il dedicante, anche l'autore dell'offerta: Diakrios (= Διάκριος μ᾿ἐποί???SIM-30???εσα). L'iscrizione è databile al 600 circa. Andato in seguito distrutto questo tempio, probabilmente a causa di un incendio, fu costruito un secondo tempio, per il quale fu scelta una nuova area: un tratto del circuito delle mura fu rimosso, fu eretto un bastione il cui ufficio principale non fu tanto difensivo, quanto di servire di appoggio a un lato dell'edificio sacro. Anche di questo tempio non si hanno che trovamenti di elementi architettonici, oltre a frammenti ceramici e piccoli oggetti che sono valido aiuto per la datazione del tempio. Dallo studio di essi si può stabilire che il tempio, innalzato verso la fine del VI sec.-inizio V (la datazione più probabile è intorno al 510), subì due fasi costruttive. Della prima fase rimangono molti frammenti architettonici in terracotta (simae, antefisse, tegole) per lo più dipinti, stilisticamente affini alle decorazioni dei thesauròi di Megara e Sicione ad Olimpia. In seguito, probabilmente a causa del grande terremoto avvenuto intorno al 430, tante volte ricordato dalle fonti, le parti alte del tempio crollarono, e furono più tardi riedificate: intorno alla fine del V sec. è infatti la datazione che si ottiene dall'esame di resti architettonici, ceramici, scultorei, ecc. rinvenuti nella stessa area.
Oltre al tempio di Hera, nella zona dell'acropoli di H. sono stati messi in luce due edifici formati da una successione di ambienti di destinazione incerta; essi costeggiano la strada che inizia dalla porta N; sono databili alla metà del IV sec. a. C.; un altro complesso è un insieme di negozî consistenti ciascuno di due vani adiacenti, di età adrianea, situati nelle immediate vicinanze della porta di N-E.
Bibl.: Bölte, in Pauly-Wissowa, VII, 1912, cc.2226-27, s. v., n. 1; A. L. Walker-H. Goldman, in Amer. Journ. Arch., XIX, 1915, p. 418 ss.; H. Goldman, Inscriptions from H., ibid., p. 438 ss.; id., The Acropolis of H., in Hesperia, IX, 1940, p. 381 ss.; R. L. Scranton, Greek Walls, Cambridge Mass. 1941, pp. 161, 179 s., 184 e 186; H. Goldman-J. Frances, Terracottas from the Necropolis of H., in Hesperia, XI, 1942, p. 365.