HALIEIS
HALIEIS (Άλιεῑς). Antica città dell'Argolide, principale insediamento sull'estremità della penisola argolica dall'età arcaica sino agli inizi dell'epoca ellenistica. Era situata in un eccellente porto naturale, sul lato meridionale della moderna baia di Porto Cheli, oltre il villaggio che porta lo stesso nome. Il suo territorio, c.a 84 km2, si estendeva a S di quello della più grande città di Hermion (Έρμιών), che sopravvisse in epoca romana e nelle epoche successive e che senza dubbio inglobò, nella tarda antichità, il territorio di Halieis.
Il centro urbano si è conservato in maniera relativamente soddisfacente. Le sue rovine, sia sulla terraferma che nel mare, furono notate da viaggiatori e identificate con quelle di H. sulla base delle informazioni tramandate da Pausania (II, 36, 1), sebbene vi fosse chi proponeva di riconoscervi la Mases omerica (//., II, 562). Gli scavi hanno riportato alla luce iscrizioni in alfabeto argivo e una certa quantità di monete bronzee recanti la legenda TYPTNΘION; queste ultime confermano quanto riferito da Erodoto (VII, 137) sul popolo di Tirinto, il quale si sarebbe insediato a H. dopo essere stato espulso dalla sua patria dai vicini Argivi, poco dopo le guerre persiane.
Scavi sistematici eseguiti tra il 1962 e il 1976 dalle Università di Pennsylvania e Indiana con le soprintendenze locali si sono concentrati sull'acropoli bassa, sulla città, la cui parte settentrionale è attualmente sommersa per l'innalzamento del livello del mare (di almeno 3 m rispetto all'epoca classica), sul Santuario di Apollo extra muros (ora completamente sommerso) e sulla necropoli. Le difficoltà causate dalla presenza del mare hanno imposto l'uso di tecniche innovative di scavo, cartografia e fotografia.
I ritrovamenti più antichi sono costituiti da frammenti ceramici risalenti al Neolitico finale (IV millennio a.C.), rinvenuti sull'acropoli. Non vi sono testimonianze di un abitato nell'Età del Bronzo. A partire dal tardo VlII-inizì VII sec. un piccolo insediamento, cinto da un muro di terra battuta, sorge nella parte NE del sito, nelle vicinanze del mare. Sull'acropoli una fortificazione in mattoni crudi viene eretta nel tardo VII sec. e distrutta intorno al 580, periodo in cui numerose coppe laconiche rinvenute suggeriscono la presenza di una guarnigione spartana. Nel Santuario di Apollo si trova un tempio di forma stretta e allungata, con muri in mattoni crudi impostati su zoccoli in pietra, databile al VII secolo. Aveva una sala d'accesso all'estremità S, che immetteva al primo di tre ambienti; gli altri due erano accessibili dal lato O. Se ne è ben conservata la copertura, in massicce tegole corinzie.
Tra i reperti provenienti dal vano situato oltre la sala d'accesso si ricordano una chiave in ferro recante il nome di Apollo (IV-III sec. a.C.), e una statua marmorea del dio molto rovinata (inizi V sec. a.C.). Sebbene danneggiato nel V sec a.C., questo edificio restò in uso per tutta la durata della città; sul suo lato E fu costruito un tempio di dimensioni maggiori, con acroterio a disco e tegole laconiche, depredato fino alle fondazioni, databile intorno al 600 a.C. e associato alla presenza laconica sull'acropoli.
Nel VI sec. sorgeva sull'acropoli un santuario all'aperto dedicato a una dea, probabilmente Atena, di cui rimangono un altare, una base di statua, un'altra base e un deposito votivo. La città bassa, cinta da mura in mattoni crudi su basi in pietra, sembra già organizzata secondo un reticolo viario ortogonale, fornendo così la più antica testimonianza per la Grecia continentale di tale impianto urbanistico, tradizionalmente attribuito al IV sec. a.C. Nel Santuario di Apollo, durante il VI o agli inizî del V sec. A.C., furono costruiti un ippodromo, un grande altare, approssimativamente sullo stesso asse dei due templi, e vari altri edifici.
Nonostante l'arrivo dei Tirinti, con le guerre del V sec. l'acropoli e il porto passarono sotto il controllo straniero (Thuc.,I, 105,I; Herodot., VII 137) e le dimensioni della città si mantennero modeste. L'acropoli svolgeva principalmente una funzione militare e il lato E dell'area urbana non era utilizzato. Ad Atene fu concesso l'uso dell'acropoli e del porto nel 424/23 a.C. (IG, I3, 75).
Nel IV sec. la città conosce il momento di massima espansione e prosperità. Un sistema difensivo rinforzato da ben 15 torri racchiudeva la città e un piccolo porto. La città bassa si estendeva verso E su una grande area quadrata di 50 plèthra (4,88 ha) e verso o su un'area rettangolare di superficie pari alla metà di quella suddetta. I 18 ha racchiusi dalle mura, se completamente edificati, avrebbero potuto accogliere c.a 3.700 abitanti. Gli scavi hanno fornito informazioni quasi esclusivamente sulle abitazioni private. L'unico edificio pubblico riportato alla luce nella città è la zecca, situata presso l'angolo NE della fortificazione. L'agora non è stata ancora localizzata. Nel tardo V e nel; IV sec. a.C. era una pòlis indipendente, alleata di Sparta fino al 370-69 a.C.
Sul finire del IV sec. le dimensioni della città furono ridotte da un muro che correva tra l'acropoli e il mare e che escludeva il settore occidentale. Intorno al 280 a.C. l'acropoli venne distrutta e la città fu apparentemente abbandonata. Una rioccupazione del sito si verifìcò nel V sec. d.C., quando una villa romana fu costruita in prossimità della spiaggia (un calidarium è visibile sulla porta principale della città d'epoca classica). Ma anche questa cessò di essere abitata agli inizi del VII secolo.
Bibl.: Rapporti di scavo: M. Jameson, in Hesperia, XXXVIII, 1969, pp. 311-342; id., in Scientific American, п. 231, 1974, pp. 110-119; id ., A Treasury of Athena in the Argolid, in Φορος. Tribute to B. D. Merritt, Locust Valley-New York 1974, pp. 67-75; T. Boyd, W. Rudolph, in Hesperia, XLVII, 1978, pp. 338-355; w. Rudolph, ibid., XLVIII, 1979, pp. 284-324; T. Boyd, M. Jameson, ibid., L, 1981, pp. 327-342; M. Jameson, in National Geographic Society Reports, XIV, 1982, pp. 363-367.
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