Hamas
Ḥamās <ḥamàs>. – Sigla di Ḥaraka al-muqāwama al-islāmiyya («Movimento della resistenza islamica»), organizzazione estremista politico-religiosa palestinese fondata a Gaza nel 1987 dallo sceicco Aḥmd Yāsin (ucciso in un raid missilistico israeliano nel 2004), con l’obiettivo di distruggere Israele e liberare la Palestina dalla presenza ebraica per costruirvi uno Stato islamico. Sorta come filiazione del movimento della Fratellanza musulmana, inclusa da Stati Uniti, Unione Europea e Israele nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali, si è resa responsabile di numerosi attentati contro civili e militari israeliani che nei primi anni del nuovo secolo colpirono in particolare Gerusalemme con attacchi suicidi sugli autobus, nelle strade, nei bar e nei punti di ritrovo. Ha avuto un ruolo determinante nella crescita del radicalismo fondamentalista, riuscendo così a ‘islamizzare’ la causa palestinese e raccogliendo adesioni nelle fasce più disagiate della popolazione così come tra i ceti emergenti più acculturati, per esempio gli studenti universitari. Distribuita sul territorio con consigli direttivi democraticamente eletti, anche per l’impegno profuso nelle attività assistenziali e caritatevoli ha conquistato un ruolo sempre più importante nella società palestinese a spese di al-Fataḥ, fino ad allora la più importante forza politica, ma la cui gestione verticistica e poco trasparente del potere era ormai in mano a poche grandi famiglie. La forza dirompente di questa organizzazione, che appariva ormai l’unica in grado di catalizzare le frustrazioni della popolazione palestinese disillusa dalla decennale inconcludenza del negoziato di pace, ha rivoluzionato il panorama politico con la vittoria nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento dell’Autorità nazionale palestinese nel gennaio 2006 (44% dei voti). I timori di Israele e della comunità internazionale, che hanno deciso di sospendere il versamento di aiuti umanitari al nuovo governo palestinese di Ḥ., hanno trovato conferma nel corso dell’estate, quando si è verificata una pericolosa convergenza di intenti tra l’organizzazione palestinese e il partito libanese Hezbollah, che a pochi giorni di distanza (25 giugno e 12 luglio) l'uno dall'altro hanno lanciato un’offensiva contro Israele provocando una durissima rappresaglia militare. Nell’autunno del 2006 le forti tensioni latenti tra Ḥ. e al-Fataḥ sono sfociate in scontri armati nelle strade tra i militanti dei due partiti, culminati nel giugno 2007 in una vera e propria battaglia militare provocata da Ḥ., che è arrivata a espellere al-Fataḥ dal territorio di tutta la Striscia di Gaza impossessandosi del potere e disconoscendo l’autorità del presidente Abū Māzin. Nel corso del 2008, il tentativo israeliano di annientare la forza militare di Ḥ. ha determinato un nuovo inasprimento del conflitto di cui la principale vittima è stata la popolazione palestinese della Striscia, in condizioni di grave emergenza umanitaria e sanitaria sia nel mese di gennaio 2008, quando Israele ha deciso di tagliare tutti i rifornimenti chiudendo Gaza in una morsa, sia soprattutto tra dicembre 2008 e gennaio 2009, quando la guerra scatenata dal governo israeliano a Gaza ha lasciato un campo di rovine (v. Piombo fuso). Nel maggio 2011 si sono finalmente concretizzate le speranze della società civile palestinese con l’accordo di riconciliazione nazionale tra al-Fataḥ e Ḥ., che pochi mesi dopo ha riaffermato la sua posizione di forza nel negoziato con Israele concedendo la liberazione del giovane soldato israeliano Gilad Shalit (rapito da un commando dell’organizzazione il 25 giugno 2006) in cambio della liberazione di oltre mille prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Il 2012 ha segnato una svolta nelle strategie di Ḥ., che ha preso le distanze dai suoi tradizionali alleati – il regime siriano, Hezbollah e l’Iran; il primo, in particolare, diventato il simbolo della repressione della rivolta araba – e si è avvicinata all’orbita filoccidentale per evitare di essere assimilata alle forze reazionarie responsabili della repressione.