HAN-FEI TSE
. Filosofo cinese, morto nel 233 a. C. (il cognome è Han, il nome Fei; tse significa filosofo). - Figlio di un principe, scrittore chiaro e convincente, destò presto l'attenzione del principe di Ts'in, il quale divenuto imperatore (Ts'in Shih huang-ti, v. cina, X, p. 291) lo nominò suo consigliere. Le sue dottrine resero possibile l'accrescimento dell'autorità imperiale e la soppressione del feudalismo. Nel 233 a. C. si suicidò incarcere, per la rivalità del ministro Li Ssŭ.
La sua opera, giunta fino a noi in 55 capitoli, non è stata ancora tradotta in lingue europee. La filosofia che egli segue è il Taoismo (v.). Secondo H. Giles, il Tao-te King di Lao tsŭ sarebbe una tarda compilazione estratta dalla sua opera. Sviluppa i principî del diritto, la necessità che le pene e ricompense siano proporzionate ai fatti, l'imparzialità delle leggi, la necessità del cambiamento delle leggi secondo i tempi, sì che abbiano sempre piena efficacia, ecc. Il testo cinese ha varie edizioni.
Bibl.: G. Tucci, Storia della filosofia cinese antica, Bologna 1922, pp. 85-90; H. Maspéro, La Chine Antique, Parigi 1927, pp. 51-58; A. Forke, Geschichte der alten chinesischen Philosophie, Amburgo 1927, pp. 461-482.