Handball
Volendo rintracciarne gli antecedenti storici si può osservare che la pallamano o handball, secondo il termine anglosassone oggi divenuto di uso universale, presenta qualche affinità con il gioco della palla degli antichi greci, cui fa riferimento Omero nell'Odissea parlando di Nausicaa e delle sue ancelle, con l'harpastum dei romani e con il gioco del pallone, che iniziò ad affacciarsi nel Medioevo. I greci si servivano di una piccola palla delle dimensioni di una mela che cercavano di non far cadere al suolo. In epoca romana il medico Claudio Galeno raccomandava ai propri assistiti di praticare a scopo terapeutico un gioco molto simile. Nel Medioevo invece vari giochi di palla erano diffusi nelle corti come attività ludiche estive, senza strutture né regolamenti precisi.
In epoca moderna risulta simile alla pallamano un gioco praticato in Cecoslovacchia, denominato ãeská házená, diffuso alla fine del 19° secolo dagli insegnanti di educazione fisica Josef Klenker e Václav Karas. Anche i danesi rivendicano la paternità dell'handball, data la sua somiglianza con lo handbold introdotto nel 1912 nella sua scuola dal professore Holger Nielsen, medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Atene nella scherma, che ne aveva codificato le regole; alle prime partite sperimentali assistettero anche 4000 persone. Una partita dimostrativa fu giocata durante l'Olimpiade di Stoccolma del 1912 e si ha anche la testimonianza di un match disputato in Russia nel 1913, su un campo di dimensioni ridotte. È opinione diffusa tuttavia che la versione moderna e codificata della disciplina sia da attribuire alla Germania. Rifacendosi a regole e movimenti di attività tradizionali come il Volkerball e il Korball, nel 1892 Konrad Koch inventò il Raffballspiel, mentre negli anni della prima guerra mondiale Max Heiser definì il Torball, inizialmente riservato alle donne. Venne infine la definitiva messa a punto operata da Karl Schelenz, docente della Scuola superiore di educazione fisica di Berlino, che portò l'handball ad assumere connotati assai simili alla versione attuale, tranne che era praticato all'aperto da undici giocatori. La pallamano a undici oggi sopravvive, come manifestazione ludica, solo nei paesi del Nord Europa, mentre a livello internazionale dalla metà del 20° secolo si è passati progressivamente alle squadre di sette giocatori (l'ultimo Campionato Mondiale a undici risale al 1966).
Riguardo alla primogenitura di questo sport si devono riferire anche altre opinioni. Si fa osservare, per esempio, che ai primi del Novecento l'irlandese Phil Casey introdusse negli Stati Uniti un gioco simile, già diffuso in Irlanda (court handball), costruendo un campo a Brooklyn. In Uruguay Antonio Valeta, figura singolare di 'inventore di nuovi giochi', sviluppò a partire dal 1916 il cosiddetto balón, che ebbe uno sbocco agonistico in un match disputato nel 1918 nello stadio di Montevideo. Secondo gli storici uruguaiani il balón sarebbe stato portato in Europa da alcuni marinai tedeschi e a esso si sarebbe ispirato Schelenz.
Comunque sia, il primo incontro ufficiale di handball nella nuova versione fu giocato il 13 settembre 1925 tra Austria e Germania e vide il successo degli austriaci per 6-3. L'anno successivo lo sport entrò, con un comitato autonomo, nella International Amateur Athletic Federation (IAAF). Nel 1928, dopo una partita dimostrativa all'interno del programma ufficiale dell'Olimpiade di Amsterdam, si tenne il congresso costitutivo della International Amateur Handball Federation (IAHF), che ebbe tra i promotori anche il futuro presidente del CIO Avery Brundage.
Nel 1936 ai Giochi Olimpici di Berlino fu disputato un torneo maschile con sei squadre. In quell'occasione le nazioni affiliate all'organismo internazionale diventarono 23. Successivamente la disciplina scomparve nuovamente dal programma olimpico. Nel 1952 a Helsinki ci fu un nuovo tentativo sperimentale, ma l'introduzione ufficiale si ebbe soltanto nel 1972, a Monaco, nella versione con sette giocatori e al chiuso. Nel 1976, ai Giochi di Montreal, esordì il torneo femminile. In quanto a partecipazione l'handball attualmente ha conquistato pari dignità rispetto agli altri sport di squadra. Al torneo di Atene 2004, che si è sviluppato attraverso 77 incontri, hanno preso parte 12 squadre per il settore maschile (Brasile, Croazia, Corea del Sud, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Russia, Slovenia, Spagna e Ungheria) e 10 per quello femminile (Angola, Brasile, Cina, Corea del Sud, Danimarca, Francia, Grecia, Spagna, Ucraina e Ungheria). Prioritaria la presenza europea con 15 squadre partecipanti sulle 22 totali. Quando fu reintrodotto alle Olimpiadi questo sport fece registrare la prevalenza dei paesi dell'Est Europa che vantavano un alto grado di promozione a livello scolastico. Non a caso ai Giochi del 1972 si classificarono ai primi tre posti Iugoslavia, Cecoslovacchia e Romania. Il predominio delle formazioni dell'Europa orientale fu confermato nelle edizioni successive, salvo l'inserimento al secondo posto nel 1988 della Corea del Sud, favorita dal fattore campo. Dal 1992 hanno iniziato a mettersi in luce le formazioni dell'Europa occidentale, anche se è sempre la vecchia Europa, complessivamente, a dominare (in particolare Svezia, Francia, Spagna, Croazia). In campo femminile, accanto ai paesi dell'Est Europa (in primo luogo URSS, poi CSI, poi Russia) sono emerse la Corea del Sud, la Norvegia e soprattutto la Danimarca, vincitrice nel 1996, nel 2000 e nel 2004.
Il primo Campionato del Mondo maschile si giocò a Berlino nel 1938 e vide la partecipazione di 10 paesi. In quell'anno si ebbero due Mondiali, uno per squadre di undici, l'altro per squadre di sette; in tutti e due i casi vinse la Germania. Nel dopoguerra i tornei iridati delle due versioni si svolsero in anni diversi, fino a quando, stante la sua maggiore spettacolarità e modernità, la versione a sette si è imposta definitivamente. Nel 1964 per la prima volta prese parte a un Campionato Mondiale a sette l'Unione Sovietica divenuta poi, in breve tempo, una delle grandi potenze mondiali di questa disciplina. I primi mondiali a sette femminili risalgono al 1957. Dal 1975, in coincidenza con i campionati mondiali, si è registrata una rilevante partecipazione extraeuropea con la presenza di Giappone, Stati Uniti e Tunisia. Attualmente i mondiali sia maschili sia femminili hanno cadenza biennale e sono organizzati per classi di merito, che prevedono la divisione nei gruppi A, B e C a seconda del piazzamento delle squadre nel ranking mondiale, con un meccanismo di promozione e retrocessione sul quale si basano anche i criteri di qualificazione per i giochi olimpici. Dal 1977 sono organizzati ogni due anni anche i mondiali juniores.
A livello continentale i campionati europei, che hanno cadenza biennale, furono inaugurati nel 1994. Dal 1957 si organizza la Coppa dei campioni maschile per club (dal 1961 femminile) e dal 1976 la Coppa delle coppe maschile (dal 1977 femminile). Le squadre vincitrici delle due Coppe si affrontano dal 1979 nella Supercoppa. Dal 1982 viene organizzata la Coppa IHF, divenuta nel 1994 EHF. Nel 1994 fu istituita la City Cup, sia maschile sia femminile, dal 2001 ribattezzata Challenge Cup.
L'attività agonistica internazionale dell'handball è regolata dalla International Handball Federation (IHF), costituita a Copenaghen nel 1946 su iniziativa di Danimarca e Svezia, in concomitanza con la ripresa dell'attività sportiva dopo il secondo conflitto mondiale. Oggi la Federazione, con sede in Svizzera, gestisce e coordina cinque confederazioni continentali e controlla 19 milioni di giocatori (con un 30% di partecipazione femminile) in 147 paesi aderenti, così suddivisi: 46 in Europa, 45 in Africa, 32 in Asia, 19 nelle Americhe e 5 in Oceania. Altre 20 nazioni hanno chiesto di far parte dell'organizzazione. Alla fine del 2003 si è calcolato in 800.000 il numero di squadre che praticavano nel mondo questa disciplina.
Il lavoro dell'IHF è strutturato in commissioni che si occupano di organizzare le gare, provvedere agli arbitraggi nelle manifestazioni internazionali, redigere i regolamenti, studiare e diffondere metodi di allenamento. Inoltre sono state formate commissioni di servizio che curano problemi medici, di promozione e pubbliche relazioni, di arbitrato (anche sotto forma di tribunale e corte arbitrale) e di legislazione. Presidente dell'IHF è l'egiziano Hassan Moustafa, subentrato all'austriaco Erwin Lanc, uno dei 'padri istituzionali' dell'handball internazionale; vicepresidente è lo svedese Staffan Holmqvist, segretario il francese Raymond Hahn.
Dal 1968 la IHF organizza confronti-esibizioni tra una selezione mondiale e una grande potenza internazionale. Nel primo di questi incontri il 'resto del mondo' batté la Cecoslovacchia 24-21. Il record assoluto di pubblico fu stabilito nel 1994 quando la selezione mondiale al Cairo superò l'Egitto davanti a 13.000 spettatori. Nel 1995 la rappresentativa affrontò due volte la Francia alle Isole Réunion allo scopo di promuovere lo sport nell'Oceano Indiano. La diciassettesima di queste sfide è stata disputata nel 2003 nel palazzetto della Dynamo a Mosca, davanti a 2500 spettatori, nel 75° anniversario dell'organizzazione federale russa. Nel 2004 la selezione mondiale ha incontrato la Germania. In un unico caso la rappresentativa mondiale ha affrontato una squadra di club: è accaduto nel 2003 nell'incontro a Dortmund con il Gummersbach, organizzato per beneficenza a favore del giocatore tedesco Joachim Deckarm, rimasto vittima di un brutto incidente.
Alla fine del 1999 l'IHF ha promosso un referendum per laureare le squadre campioni del secolo. Sul podio ideale delle statistiche mondiali di tutti i tempi si sono poste Svezia e Ungheria (primo posto ex aequo) seguite da Danimarca e Romania in campo maschile, mentre in campo femminile l'Ungheria ha preceduto la Romania e la Iugoslavia.
La European Handball Federation (EHF) fu fondata nel 1991 a Berlino. Nel corso del suo primo congresso, l'anno successivo, la sua sede fu stabilita a Vienna. Le sono affiliate 48 federazioni nazionali.
Gli inizi della pallamano in Italia sono legati al pionierismo di Aurelio Chiappero, che a Pavia promosse l'attività agonistica del Gruppo italiano pallamano in due riprese, prima nel 1940 e poi subito dopo il 1945. Nel 1947 la carenza di fondi portò tuttavia alla paralisi del gruppo.
La ripresa avvenne nella metà degli anni Sessanta quando lo sport cominciò a essere introdotto nelle scuole, a partire dal prestigioso liceo francese Chateaubriand di Roma. Nel 1966 si tenne un corso di addestramento alla pratica del gioco per gli studenti dell'ISEF di Roma, in seguito al quale fu organizzata una serie di partite dimostrative. L'ammissione della disciplina nel novero degli sport olimpici spinse il CONI a istituire un comitato promotore che ebbe come presidente Eugenio Enrile, ispettore al ministero della Pubblica Istruzione, e come segretario Chiappero. Le squadre si moltiplicarono, prima a Roma dove furono fondati circa 60 club appoggiati a scuole, quartieri, gruppi sportivi militari, e poi a Bologna, Firenze, Trento, Bolzano, Rovereto, Trieste, Teramo, L'Aquila. La pallamano, dopo la pallavolo e il basket, fu il terzo gioco di squadra riconosciuto dal ministero della Pubblica Istruzione, che lo giudicò meritevole di essere inserito nei programmi scolastici.
Il 20 dicembre 1969 Mario Costantini firmò l'atto costitutivo della FIGH (Federazione italiana giuoco handball) e il 6 febbraio 1971 nell'Assemblea elettiva di Roma ne diventò il primo presidente. Un anno dopo gli succedette Eugenio Marinello, sostituito poi, dopo altri due mandati, dal siracusano Concetto Lo Bello, ex arbitro internazionale di calcio. Lo Bello, rimasto in carica per quattro mandati consecutivi dal 1976 al 1991, fu un presidente storico per la pallamano nazionale. Dopo le gestioni di Ralf Dejaco e Piero Jaci, dal gennaio del 1997 il presidente è Francesco Purromuto che riveste anche l'incarico di presidente della Mediterranean Handball Confederation, organismo per il quale è stato eletto nel marzo del 2004 in sostituzione dell'egiziano Hassan Moustafa. In Italia attualmente i tesserati agonisti sono circa 25.000 (6000 seniores) distribuiti in 700 squadre sparse per il territorio. La Federazione coordina anche l'attività promozionale e amatoriale. Organizzazioni tradizionali in calendario nella FIGH sono l'Handfest di Fondi, il Trofeo Italia e il Trofeo Mare Nostrum.
La nazionale italiana iniziò un'attività regolare nel marzo del 1969. Il suo primo tecnico fu Egidio Capra a cui subentrò, nella primavera del 1970, Vittorio Silvestrucci. La prima partita amichevole fu giocata contro l'Inghilterra e si concluse 30-12. Successivamente sono stati allenatori dell'Italia Victor Cojoucaru, Paolo Manzoni, Petar Perasic, Giuseppe Lo Duca, Vinko Dekaris, Italo Trebbiani, Vittorio Francese, Giuseppe Lo Duca, Lino Cervar fino a Settimio Massotti, a lungo giocatore della nazionale, affiancato come team manager da Franco Chionchio, che a sua volta vanta 202 presenze in nazionale. Si deve rilevare che nella storia delle manifestazioni di prima fascia (Olimpiade, campionati mondiali e campionati europei) l'Italia non è mai riuscita a conquistare una medaglia né in campo maschile né in campo femminile, accontentandosi di qualche piazzamento sul podio nei Giochi del Mediterraneo. Nello specifico a una squadra azzurra di pallamano non è mai riuscita la qualificazione ai giochi olimpici.
L'handball italiano ha fatto spesso ricorso a tecnici stranieri, soprattutto iugoslavi o romeni, in nazionale come nei club. La stessa pratica è invalsa nel tesseramento dei giocatori, anche se nel tempo ha subito variazioni la possibilità di affiliazione di elementi provenienti da una federazione estera in aggiunta a quelli naturalizzati. Attualmente i club possono tesserare un numero massimo di quattro giocatori stranieri.
I campionati nazionali ebbero il via regolare nella stagione 1969-70 (lo scudetto maschile andò alla Buscaglione Roma, quello femminile all'AICS Pareto Roma). Nel 1971-72 furono avviati i tornei juniores, nel 1974-75 la Coppa Italia, che poi ha avuto alcune stagioni di stasi. In campo maschile si è registrata la costante presenza al vertice di Trieste che nel 2004, con il marchio delle Generali, è riuscita anche a battere una squadra svedese, l'IFK Skovde, nelle semifinali di Challenge Cup: un traguardo fino a quel momento raggiunto da un club italiano solo una volta, nel 2002 dal Bressanone. Trieste si è sempre giovata della sua particolare posizione geografica utilizzando proficui interscambi con le vicine scuole slovene, croate e serbe. Nelle ultime stagioni tuttavia la sua supremazia è contrastata dalla squadra di Conversano (Bari). In campo femminile, ai lunghi predomini di Bressanone (Bolzano) e Cassano Magnano (Varese) è seguita un'alternanza che ha portato alla ribalta le squadre siciliane (Enna, Siracusa), sarde (Sassari) oltre a Salerno, confermando un eccellente sviluppo nel Sud, dovuto anche alle agevolazioni economiche concesse da Sicilia e Sardegna. Si deve invece segnalare l'assenza dal campionato di vertice di serie A delle squadre delle grandi città, come Roma, Milano, Torino, Genova, dove l'handball non riesce a superare la concorrenza degli altri sport di squadra, per il suo carattere semiprofessionistico e per la mancanza di sponsor e di impianti adeguati. Per questi motivi, per esempio, Alessandro Tarafino, uno dei giocatori italiani di maggior livello, ha coltivato l'esperienza di un anno in Germania, dove si gioca il campionato più competitivo tra quelli europei (il torneo spagnolo, però, è il più ricco, avvalendosi del sostegno di munifiche polisportive come il Barcellona).
Nel tempo la pallamano ha messo radici nell'attività sportiva scolastica, con l'istituzione di campionati studenteschi, e ha trovato spazio nei programmi dei Giochi della gioventù. La FIGH nel corso degli anni si è rivelata all'avanguardia nella cura del settore giovanile. Eccellente veicolo di promozione per migliaia di giovani è la Coppa Interamnia che si svolge a Teramo in estate, una grande kermesse con la disponibilità di 23 campi di gioco. L'incentivazione dell'attività della pallamano si è giovata della sponsorizzazione della Walt Disney con il varo del Trofeo Topolino, assegnato per classi di età (dai 6 agli 8 anni; 8-9-10 anni; 11-12 anni; 13 anni) e propedeutico alla vera e propria attività agonistica strutturata, che prevede campionati specifici per under 14, under 16, under 18 e under 18 maschili e femminili. Per le prime leve la didattica consiste in un allenamento condotto con prove di destrezza, esercitazioni con la palla, abilità psicomotoria in rapporto con i compagni di squadra, corretta gestione del corpo e integrazione dell'esercizio individuale nell'armonia del collettivo e della squadra. Nel 1995, momento di maggiore impulso di questa attività, la promozione ha coinvolto 22.000 giovani praticanti attraverso l'organizzazione di 21 comitati regionali.
La pallamano è un gioco di squadra che si sta progressivamente diffondendo in tutti i continenti, in concorrenza con il basket e la pallavolo. Per un giocatore di livello agonistico è fondamentale la statura (l'altezza media del nazionale azzurro di handball è di 1,86 m), ma oltre che alto l'atleta deve essere forte, scattante, veloce e aggressivo. L'abilità nel cambio di direzione, una grande capacità di percezione spazio-temporale, abbinata allo sfruttamento dei piccoli spazi, sono il valore aggiunto che trasforma in campione il buon giocatore. Nella pratica dell'allenamento è stato progressivamente superato il modello sovietico, basato su resistenza e adeguati carichi, in favore dell'incentivazione della forza veloce (esplosività, elasticità, reattività).
L'impianto adibito a ospitare un evento nazionale o internazionale deve disporre di un campo da gioco coperto, di spogliatoi, di un tabellone elettronico, di panchine in plexiglas e delle altre attrezzature idonee per la gestione di una partita. Il terreno di gioco è di forma rettangolare e misura 40x20 m. I lati lunghi sono chiamati linee laterali, i lati corti linee di porta (tra i montanti della porta) e linee di fondo (ai due lati della porta). Le porte misurano 3x2 m. Davanti alla porta è disegnato un rettangolo delle dimensioni di 3x6 m (area di porta). A 7 m dal fondo è tracciata la linea del tiro da 7 m e a 9 m quella del tiro di punizione. L'area di gioco deve essere circondata da una zona di sicurezza e di sfogo di almeno 1 m lungo le linee laterali e di 2 m dietro le linee di fondo. L'abbigliamento è formato da pantaloncini e maglie, che ovviamente, come negli altri sport di squadra, devono avere colori distinguibili da quelli della squadra avversaria. Si gioca con un pallone di cuoio o di materiale sintetico, di peso variabile compreso tra i 425 e i 475 g per le categorie seniores maschili.
L'allenamento tende a migliorare la forza, la potenza e la velocità badando bene, per la fascia giovanile, a sviluppare una corretta postura. Come per quasi tutti i giochi di squadra, esso verte sul perfezionamento della tecnica di gioco con la palla e senza. Nel primo caso i fondamentali da curare sono la presa, la ricezione, il passaggio (elementare o in altre forme), i movimenti con la palla.
La presa può essere effettuata con una mano (da sopra o da sotto), con una mano e con l'aiuto dell'altra, oppure a due mani, in quest'ultimo caso con le dita aperte nella massima espansione e i pollici quasi uniti a formare un angolo di 90°. La didattica prevede l'insegnamento di tutti e tre i tipi di presa. Sarà poi il giocatore, di volta in volta, a scegliere quella più idonea alla circostanza. La ricezione è la fase del possesso: in relazione alla velocità della palla, alla distanza dalla quale è stata passata e al grado di preparazione tecnica, si può ricevere la sfera con una più o meno articolata ammortizzazione del gesto grazie al movimento delle braccia. Quando si è in possesso della palla, questa va tenuta tra le mani. Per stoppata si intende la ricezione della palla che, per vari motivi, non è stato possibile controllare con una presa regolare. I motivi di una non ottimale ricezione possono essere diversi, come la forza e la velocità della palla oppure un'eccessiva umidità dell'ambiente. La consegna del pallone avviene in genere nelle condizioni di maggiore sicurezza per il mantenimento del possesso, abbreviando al massimo la sua traiettoria. È vietata la consegna a un altro giocatore senza la fase di volo (piedi staccati da terra). La consegna si può effettuare con una mano o con ambedue.
Gli esercizi tecnici più frequenti per l'apprendimento e il perfezionamento del gioco senza palla prevedono saltelli in avanti in posizione frontale bassa, skip basso nella stessa posizione, flottaggio in posizione difensiva bassa. Al segnale convenzionale dell'allenatore vengono svolti flottaggi laterali in avanzamento con gambe divaricate sul piano sagittale o frontale. Si possono adottare passi normali, uniti o incrociati, con conseguenti movimenti delle braccia. Altri esercizi consistono in passi speciali: uniti, incrociati, avanti, indietro. Un esercizio tipico prevede che due giocatori, uno di fronte all'altro, prendano la rincorsa effettuando i passi: uno fintando il tiro, l'altro cercando di bloccarlo. Fondamentali i movimenti di corsa: libera in gruppi, sul posto, rullata, tacco e punta, con graduale passaggio alla vera azione con cambiamento di ritmo. La corsa può essere ritmata, a ritroso, diagonale e dorsale oppure può prevedere una sincronizzazione finalizzata del movimento delle gambe con quello delle braccia. Inoltre possono essere sviluppati esercizi di corsa a zig-zag lenta e veloce, combinata in avanti e indietro, oppure con cambi di direzione per angoli codificati di 90°, 180°, 360°. Importanti anche salti e balzi: con stacco a piedi uniti; da fermo, a piedi pari, con successivo salto e sprint; su di un arto perno dopo un numero variabile di passi imitando il gesto del tiro in elevazione; con una serie successiva a piedi pari e dopo l'ultimo sprint.
Il nuovo regolamento di gioco, in vigore dal 1° agosto 2001, si articola in 18 punti ed è comprensivo di appendici sulla segnaletica e chiarimenti per i casi particolari. Per uomini e donne il dettato è unico, fatta eccezione per i palloni da utilizzare, nel secondo caso più leggeri.
All'inizio del gioco, previo sorteggio, una squadra può scegliere tra il tiro d'inizio e il campo. I tempi di gioco sono due della durata di 30 minuti, per un'ora complessiva di partita, separati da un intervallo di 10 minuti. Il tempo è soggetto allo stop del cronometro solamente in occasione del time-out o di situazioni particolari di gioco, per necessità di consultazione tra gli arbitri o per specifiche esigenze delle squadre. Se un incontro, terminato in parità, deve essere continuato fino a determinare una squadra vincente, dopo un intervallo di 5 minuti si tira nuovamente a sorte per la scelta del campo o del tiro di inizio. I tempi supplementari sono due e durano ciascuno 5 minuti con un intervallo di un minuto. Se l'incontro è ancora in parità alla fine dei due tempi supplementari, dopo un intervallo di 5 minuti si effettuano altri due tempi supplementari, con un altro intervallo. Qualora l'incontro fosse ancora in parità si procederà secondo quanto previsto dall'apposito regolamento della manifestazione.
Una squadra è composta da un massimo di 12 giocatori. Sul terreno di gioco possono trovarsene contemporaneamente 7; una squadra può continuare a giocare con solo 5 elementi; in caso di numero inferiore la valutazione sulla continuazione di un match spetta agli arbitri. L'assegnazione dei ruoli tra i titolari in genere prevede un portiere, un terzino destro, un terzino sinistro, un laterale destro, un laterale sinistro, un pivot, un centrale. Il giocatore designato come portiere può anche passare a un altro ruolo, così come può diventare portiere un altro giocatore.
Durante la gara i giocatori possono essere sostituiti dalle riserve. Queste devono entrare in campo passando dall'area di cambio, dopo l'uscita del giocatore che sostituiscono. Ogni cambio irregolare viene sanzionato con un'esclusione per 2 minuti. È sanzionabile come comportamento antisportivo l'ingresso in campo di uno dei dirigenti delle due squadre come pure il comportamento di un giocatore che non si attiene alle disposizioni arbitrali.
Il portiere può opporsi a un tiro con qualsiasi parte del corpo. È l'unico giocatore che può occupare l'area di porta, ma questa rappresenta il suo confine; se ne esce è soggetto alle stesse restrizioni regolamentari degli altri giocatori. Le violazioni dell'area di porta comportano il tiro da 7 m o di punizione per la squadra che commette l'infrazione tranne nel caso in cui l'ingresso in area non rechi alcun vantaggio.
Il pallone può essere lanciato, spinto, colpito con il pugno, arrestato o afferrato con l'aiuto delle mani aperte o chiuse, delle braccia, della testa, del tronco, delle cosce e delle ginocchia, ma non può essere trattenuto per più di 3 secondi anche se si trova a terra. Con il pallone in mano al giocatore è consentito un massimo di tre passi. Nessun giocatore può tenere il pallone senza palleggiare per più di 3 secondi o compiere più di tre passi senza palleggiare. È vietato toccare il pallone più volte di seguito se questo, nel frattempo, non ha toccato il suolo, un altro giocatore, i montanti o la traversa della porta. Invece non è penalizzata l'errata ricezione, regola che favorisce la velocizzazione e la continuità del gioco. A una squadra non è consentito mantenere il possesso del pallone se non è chiaramente riconoscibile un'azione offensiva o il tentativo di tirare in porta. Dopo un avvertimento (non obbligatorio) gli arbitri possono sanzionare la squadra che pratica il gioco passivo con un tiro di punizione, effettuato nel punto in cui il pallone si trovava al momento dell'interruzione del gioco.
È considerato fallo o comportamento antisportivo strappare la palla dalle mani dell'avversario o colpirla mentre lo stesso la tiene tra le mani; bloccargli la strada o respingerlo con l'uso delle braccia, delle mani e delle gambe; cingergli la vita, trattenerlo, spingerlo, correre o saltargli addosso, ostacolarlo, molestarlo o metterlo in altro modo in pericolo (con o senza palla). Le sanzioni relative a queste infrazioni prevedono una logica progressività, con una vasta casistica affidata alla discrezionalità degli arbitri e degli organi della giustizia sportiva (punizioni, espulsioni, squalifiche). Sono considerati particolarmente gravi alcuni comportamenti quali: colpire di lato, o da dietro, il braccio con cui il giocatore avversario sta effettuando il tiro o il passaggio; colpire deliberatamente il corpo dell'avversario con il piede, il ginocchio o in qualsiasi altra maniera; spingere l'avversario che sta correndo o saltando o comunque affrontarlo in modo da fargli perdere l'equilibrio; colpire alla testa un difensore che non è in movimento durante l'esecuzione di un tiro da 7 m. Il passaggio alle vie di fatto con contatto fisico per una deliberata aggressione determina automaticamente l'espulsione del colpevole.
Una rete è valida quando il pallone supera interamente la linea di porta. Due brevi fischi dell'arbitro di porta confermano la regolarità di una segnatura. Se il pallone entra in porta nonostante un'irregolarità commessa da un giocatore della squadra in difesa, la rete deve comunque essere accordata. Dopo ogni rete, il tiro d'inizio viene eseguito dalla squadra che l'ha subita. Piccole interruzioni si possono verificare in coincidenza della rimessa in gioco e del rinvio.
Il tiro di punizione non può mai essere eseguito all'interno dell'area di porta o all'interno della linea dei 9 m. Il tiro da 7 m è il rigore e viene sanzionato quando, in qualunque maniera, venga fatta sfumare in modo irregolare, su tutto il terreno di gioco, una chiara occasione di rete (fallo di un giocatore avversario, intervento ingiustificato di un dirigente della squadra avversaria o di altra persona non partecipante al gioco ecc.). Ogni volta che viene decretato un tiro da 7 m si accorda un time-out. Per punire il gioco irregolare possono essere comminate ammonizioni ed esclusioni per 2 minuti. Tre esclusioni ripetute portano alla squalifica del giocatore.
Quando i due arbitri designati fischiano un'infrazione alle regole contro la stessa squadra ma sono di parere discorde circa il tipo di sanzione da applicare, prevale sempre la sanzione più grave. I due arbitri sono responsabili del conteggio delle reti e annotano ammonizioni, esclusioni, squalifiche, espulsioni con implicita responsabilità sul controllo dei tempi di gioco. Una decisione in contrasto con le regole può essere oggetto di un reclamo. La segnaletica ufficiale della Federazione internazionale, che consente anche al pubblico di capire le decisioni arbitrali, prevede le seguenti rilevazioni: invasione, doppio palleggio, passi o 'tre secondi', cintura, fallo sul braccio, sfondamento, rimessa in gioco e relativa direzione, rinvio, tiro di punizione e relativa direzione, distanza, gioco passivo, convalida della rete, ammonizione (cartellino giallo), squalifica (cartellino rosso), esclusione, espulsione, time-out, autorizzazione all'entrata sul terreno di gioco dopo time-out, gesto d'avvertimento per gioco passivo. Nel 1993 è stata bocciata la proposta di contenere in 45″ il limite massimo per eseguire un tiro, pena la perdita del pallone.
Le attenzioni degli allenatori si concentrano sulla tattica. La doppia esigenza di staticità e accelerazione deve essere gestita in particolare per la predisposizione della difesa su cui abitualmente si fonda lo stile di una squadra. La difesa può essere piana, richiedendo scarsa profondità e interventi statici. In questo caso dovrà essere attaccata con tiri a sorpresa e affrontata con adeguato ritmo e continuità. Viceversa a una difesa profonda con caratteristiche dinamiche si dovrà opporre, come risorsa efficace, il contropiede. Sul fronte dell'attacco le posizioni da occupare possono essere otto, con un concetto di polivalenza che non esclude lo stesso portiere utilizzabile come secondo pivot: ala sinistra, ala destra, terzino destro, terzino sinistro, centrale, pivot sinistro, pivot destro e pivot centrale.
La pallamano è uno sport di spinta che richiede lo sviluppo delle qualità neuromuscolari. Un lavoro specializzato sarà condotto sugli arti inferiori (cosce-gambe; gambe-piedi) e sugli arti superiori (settore cingolo-scapolo-omerale e braccio; avambraccio, polso e mano). In sintesi, le abilità fisiche in gioco saranno la capacità di lavoro, la forza, la forza veloce (potenza), la resistenza alla reiterazione della forza veloce, la velocità aciclica dei gesti tecnici con e senza palla. È stato calcolato che l'impegno-sprint di un giocatore all'interno di una partita si prolunga mediamente per 13 m e che queste azioni si possono ripetere per 50-60 volte con un intervallo vicino al minuto. La percorrenza media di un atleta controllato in un match può superare i 4 km.
La valutazione delle caratteristiche meccanico-muscolari dei giocatori di handball ha dimostrato che gli elementi di alto livello possiedono in media dal 45% al 55% di fibre veloci. Come forza esplosiva il giocatore di pallamano si situa in posizione centrale rispetto a tutti gli altri sport di squadra. I valori, fra i maschi, sono molto simili a quelli dei mezzofondisti veloci.
Il giocatore di alto livello, secondo uno schema classico, dovrà essere necessariamente reattivo nei piedi e dovrà essere in grado di esibire una notevole velocità nei movimenti e un gesto corretto di tiro, abbinando a queste qualità un'adeguata e consapevole tecnica. La rapidità di azione richiede una perfetta sintesi di capacità coordinativa, legata anche alla capacità di elaborazione cognitiva. L'atleta nell'allenamento dovrà interagire con gli altri elementi della squadra nella fase di difesa e in quella di attacco con un ottimale equilibrio tra i movimenti di accelerazione e quelli di frenata. I più tipici movimenti del primo tipo sono i salti, i tiri e gli scatti. Dei secondi, in decelerazione, gli stop improvvisi, i cambi di direzione e le fasi preparatorie di corse e salti.
Nell'handball si registra un'incidenza elevata di patologie da sovraccarico funzionale la cui causa principale consiste in un errore nell'applicazione del programma di allenamento alla struttura muscolo-scheletrica o in un deficit della struttura stessa. Questo dato statistico sottolinea la necessità di un potenziamento delle zone del corpo maggiormente sottoposte a stress. Per la meccanica del gioco è inevitabile anche una vasta casistica di contusioni da contatto.
Una variante stagionale e principalmente mediterranea della pallamano è il beach handball, la versione estiva da spiaggia che si è sviluppata per colmare i periodi di vuoto tra le stagioni al chiuso.
In Italia il pioniere del beach handball è stato Gianfranco Briani, che nel 1990 se ne fece promotore presso il settore propaganda della Federazione. Nel settembre dello stesso anno si ebbe la prima sperimentazione con il varo del Torneo delle Isole Pontine al quale parteciparono, tra Ventotene e Ponza, quattro compagini laziali. Oggi il gioco si è affermato con un consolidato circuito estivo e con l'assegnazione di più o meno regolari scudetti seniores o master, in sintonia con lo sviluppo di analoghe discipline, parallele ad altri sport tradizionali da sala, come il beach volley, il beach soccer, il beach basket. Internazionalmente è stato il Brasile a organizzare il primo torneo mondiale, sotto l'egida della IHF, nel gennaio del 1995. Dal 1994 si tiene un campionato internazionale che ha visto in lizza, principalmente in Italia, paese dallo spiccato sviluppo costiero, le nazionali di Russia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il coronamento di quest'attività si è concretizzato con l'organizzazione di un primo Campionato Europeo ufficiale maschile nel 2000, che ha visto il successo dell'Ucraina.
Una prima definizione delle regole di gioco fu statuita, sotto forma di raccomandazioni regolamentari della EHF, durante il Congresso di Atene del 23 marzo 1996. Le regole sono state poi codificate nell'agosto del 1997. Esse ricalcano a grandi linee quelle dell'handball al chiuso con qualche evidente particolarità specifica legata alla diversa superficie di gioco. Inoltre, poiché il gioco privilegia la spettacolarità e l'acrobaticità plastica dei movimenti, è prevista l'assegnazione di un punto supplementare per le reti al volo e addirittura di due punti per quelle realizzate di testa. Le azioni gravemente fallose vengono sanzionate con un punto di penalizzazione (oltre all'espulsione temporanea dell'autore del fallo). Il terreno di gioco ha forma rettangolare (27 m in lunghezza e 12 m in larghezza) ed è coperto da una superficie sabbiosa di almeno 40 cm di profondità. Il pallone è rotondo, di gomma non scivolosa, di peso compreso tra i 350 e i 370 g e circonferenza tra i 54 e i 56 cm. La partita si articola in due tempi della durata di 10 minuti separati da un intervallo di 5 minuti. Le squadre sono composte da 8 giocatori, di cui 4 in campo. Si gioca a piedi nudi, ma è consentito l'uso di calzini o di fasce sportive. Il portiere può lasciare l'area di porta; se segna un gol, alla squadra viene assegnato un punto supplementare. È permesso tuffarsi sul pallone che è sul terreno o sta rotolando.
Alle fine del 1999 l'IHF ha promosso un referendum tra gli addetti ai lavori per laureare i campioni del secolo. I più votati sono risultati tra gli uomini Magnus Wislander (Svezia) e tra le donne Sinaida Turtshina (Ucraina), identificati come i giocatori più completi. Wislander è stato attivo negli anni Novanta, nel periodo di massimo fulgore dell'handball scandinavo, mentre Turtshina è stata protagonista della disciplina, con la maglia dell'URSS, negli anni Settanta e Ottanta in un periodo di minore concorrenza agonistica. Altri campioni molto votati sono stati il chirghiso naturalizzato spagnolo Talant Dujshebaev, il russo Andrej Lavrov e il francese Jackson Richardson, e in campo femminile la iugoslava Svetlana Kitic e la sudcoreana Lim O-Kyeung.
Kitic, classe 1960, ha giocato anche in Italia, con l'ABB Sassari nel 1988, al culmine di una carriera internazionale ricca di soddisfazioni nel corso della quale, dal 1975 al 1987, con la maglia del Radnicki e della nazionale ha conquistato 10 titoli e 6 coppe nazionali, 3 Coppe dei campioni e una Coppa delle coppe, la medaglia d'oro ai Mondiali juniores del 1977 e l'oro olimpico a Los Angeles 1984; in più di 200 presenze con la selezione iugoslava ha segnato 750 gol.
Il giocatore straniero che più si è messo in luce durante i primi campionati in Italia è stato il croato Zarko Balic, presente fin dal torneo 1969-70, quando vinse lo scudetto a Rovereto, poi attivo a Cassano Magnano. Balic, però, non è stato naturalizzato italiano e quindi non è mai stato convocato in azzurro, a differenza di altri campioni dell'Est, come Zaim Kobilica (realizzatore di 17 reti in una sola partita nel campionato 1992, per di più contro la fortissima squadra di Trieste) e Robert Bosnjak.
Le fortune del club di Trieste, costantemente ai vertici delle classifiche dalla fondazione nel 1970, sono dovute ad alcuni personaggi cardine, come lo sponsor Mario Cividin e il tecnico-dirigente Giuseppe Lo Duca, che è stato il fondatore e l'animatore del club giuliano negli anni del pionierismo. Lo Duca, che è stato anche alla guida della nazionale azzurra, a Trieste contando su alcuni validissimi giocatori (il cannoniere Roberto Pischianz e l'estroso Neven Andreasic) negli anni Ottanta riuscì a conquistare 6 scudetti. In seguito ha ricoperto il ruolo di presidente del club e, contemporaneamente, di consigliere federale della FIGH.
Un'altra personalità di spicco della pallamano italiana è quella del tecnico croato Lino Cervar, allenatore della nazionale negli anni Novanta. Con Cervar gli azzurri hanno risalito il ranking mondiale dalla posizione numero 60 a quella numero 18, grazie alla qualificazione ai Mondiali assoluti di Kumamoto in Giappone nel 1997 e alla medaglia d'argento ai Giochi del Mediterraneo di Bari dello stesso anno. L'Italia in quei Mondiali perse di misura con Svezia, Francia (alla fine rispettivamente medaglia d'argento e di bronzo) e Corea del Sud, batté l'Argentina e pareggiò con la Norvegia, un cammino più che dignitoso considerando la forza delle squadre avversarie. L'anno successivo ai Campionati Europei di Merano l'Italia, nonostante le buone premesse, non riuscì ad andare oltre l'undicesimo posto e non ottenne la qualificazione ai Mondiali del 1999. Cervar ha poi passato il testimone al capitano della nazionale Settimio Massotti (305 presenze in azzurro). In campo femminile la graduatoria delle presenze in nazionale è guidata da Cinzia Saporetti (149).
In Italia si deve segnalare una larga partecipazione femminile e non solo agonistica. La prima donna a diventare presidente di una squadra di handball, peraltro maschile, è stata Giovanna Saggese insediatasi alla guida dello Sporting Club Gaeta '70.
Tra i dirigenti uno dei riconosciuti fondatori della pallamano nazionale è stato, come si è detto, Concetto Lo Bello, che la fece uscire dal provincialismo, intensificò i rapporti con la Iugoslavia, sviluppò l'attività della nazionale facendola passare dai 10 incontri in calendario del 1975 ai 47 del 1980, stimolò i rapporti con l'ISEF. Durante la presidenza Lo Bello (bruscamente interrotta nel 1991 da una grave malattia), la FIGH organizzò i Mondiali di Gruppo C maschile del 1984, i Mondiali juniores del 1985, i Mondiali 1987, validi per la qualificazione olimpica nel 1988, e i Mondiali femminili di gruppo C nel 1991, propedeutici alla promozione in serie B. Alla fine del suo mandato, Lo Bello poteva vantare 650 società affiliate, un crescente spazio televisivo e 150.000 giovani atleti impegnati nei Giochi della gioventù o nei campionati studenteschi. Per ricordarlo, la Federazione gli ha dedicato il Trofeo Italia.