ARENDT, Hannah
Studiosa tedesca di teoria della politica, nata ad Hannover il 14 ottobre 1906, morta a New York il 4 dicem bre 1975. Laureatasi in filosofia con K. Jaspers a Heidelberg nel 1928, abbandonò, in quanto ebrea, la Germania nel 1933. Lavorò a Parigi per un'organizzazione sionista fino al 1940, quando emigrò definitivamente negli Stati Uniti ove partecipò all'attività di diverse organizzazioni ebraiche, fra le quali la Jewish Cultural Reconstruction.
La sua vita accademica si svolse in special modo come professore di Teoria politica nell'università di Chicago dal 1962 al 1967, e poi nella New School for Social Research di New York dal 1967 alla morte. Significativo esempio di studiosa impegnata, A. ha lasciato una vasta e originale produzione scientifica che intreccia contributi filosofici (in un continuo confronto con i classici e, fra i contemporanei, con M. Heidegger), politologici e sociologici.
Il problema dell'agire umano nella storia e della sua politicità (vale a dire del rapporto dell'uomo con gli altri uomini in comunità organizzate) viene analizzato in The origins of totalitarianism (1951; trad. it., 1967), nel quale il totalitarismo viene definito come "una forma di governo la cui essenza è il terrore e il cui principio d'azione è la logicità del pensiero ideologico". Problemi ripresi in The human condition (1958; trad. it. Vita activa, 1964), nel quale si afferma l'importanza della sfera pubblica come luogo privilegiato della vita activa; nel celebre e controverso rapporto sulla banalità del male come prodotto di un'organizzazione burocratica e dell'acquiescenza degli individui: Eichmann in Jerusalem (1963; trad. it. La banalità del male, 1964); nell'analisi della rivoluzione come fenomeno essenzialmente moderno inteso a liberare e a produrre libertà: On revolution (1963; trad. it. 1983); nella riflessione sulle funzioni e sull'ubiquità della violenza: On violence (1970; trad. it. 1971).
Il pensiero della A. − il cui filo unificante è costituito dalla ricerca delle condizioni della libertà di fronte all'erosione della distinzione fra sfera privata e sfera pubblica − è presentato in forma sistematica nei due volumi (Pensare e Volere) di un'incompiuta trilogia (manca Giudicare): The life of the mind (pubblicata postuma nel 1978; trad. it. 1987).
Bibl.: E. Young-Bruehl, Hannah Arendt: for love of the world, New Haven-Londra 1982 (trad. it., Torino 1990); D. May, Hannah Arendt, Harmondsworth 1986.