AANRUD [pron. ónrud], Hans
Scrittore norvegese, nato a Gausdal nel 1863, vivente. Figlio di contadini e conoscitore sicuro della natura e degli uomini del suo paese, è il poeta della vita dei contadini nelle campagne solitarie della Norvegia orientale. Si affermò subito, nel 1888, con un racconto umoristico: Hvordan Vorherre fik Høet til Amund Berfflmellem (Come Nostro Signore ricevette il fieno di Amund Bergimellem): storia di un contadino che, avendo ritirato a casa il fieno in giorno di domenica, ne provò poi tale rimorso, da essere indotto a riportar fuori, alla pioggia, il fieno stesso, offrendolo al Signore in segno di espiazione. E fedele a questo sano ingenuo suo mondo l'A. seppe mantenersi sempre, senza deviazioni, in numerose raccolte di novelle: Fortællinger (Racconti, 1891), Fra Svipop til Venaasen (Da S. a V., 1892), En Vinternat og andre Forttællinger (Una notte d'inverno e altri racconti, 1896), Seminaristen (Normalisti, 1901), Farvel Fantdal (Addio Fantdal, 1912): dove un aerato schietto sentimento della natura si unisce a un'immediata netta percezione delle primitive anime degli uomini, e nel largo franco sorriso, che quasi sempre l'accompagna, la narrazione trova il suo equilibrio e il suo giusto tono. Con la novella Vinternat, cupa storia notturna di un fratricidio che si compie nell'invernale campagna deserta, taciturnamente, in mezzo a un vasto impressionante silenzio degli uomini e delle cose, l'A. parve volersi avviare verso visioni di pih potente drammaticità; ma fu un intermezzo soltanto. La naturale inclinazione del suo spirito lo condusse invece verso fonti di poesia sempre più chiare e più semplici, soprattutto verso la candida vergine poesia delle anime dei bimbi: e a Storkarler (1896) egli fece seguire infatti, nel 1906, i freschi sorridenti racconti di Smaafæ (Piccini); finché nei due vasti racconti Sidsel Sidsærk (1903) e Sølve Solfeng (1910) riuscì a far risorgere tutte le sue lontane esperienze d'infanzia in deliziose, ora commoventi ora umoristiche, scene d'idillio. Costretto a vivere in città dalla sua professione di scrittore (fu critico letterario e teatrale, direttore del teatro di Bergen, consulente del Teatro nazionale a Cristiania, presidente della Società norvegese degli autori), l'A. ne trasse argomento per alcune commedie: Storken (La cicogna, 1895), Høit til Hest (Alto a cavallo, 1901), Hanen (Il gallo, 1906); e specialmente la prima, satira degli ambienti borghesi di Cristiania, ha buone qualità di colore locale e di arguzia; ma la sua poesia migliore è tutta altrove: nei suoi racconti di vita paesana. E ad essa egli è tornato anche col suo ultimo libro: Jo-Karen i Skarvangen, Fra Fjeldbygden i ældre dage (Jo-Karen di Skarvangen. Vita di paese nel passato, 1923), una rievocazione gustosa di scene del passato nel suo villaggio.
Bibl.: H. Christensen, Unge Nordmaend (Norvegesi moderni), Cristiania 1908; v. inoltre L. Nærup, Skildringer og Stemninger (Descrizioni e impressioni), Cristiania 1897.