Dülfer, Hans
Quando aveva 17 anni venne accompagnato dal padre in giro per le montagne vicine a Monaco di Baviera, dove viveva, e presto si rivelò uno dei più validi rocciatori di ogni tempo. In due anni ripeté le vie di salita più impegnative dell'epoca, quelle aperte da Preuss, Piaz, Dibona, Nieberl. Affinata la tecnica e ormai in grado di esprimersi compiutamente, cercò nuove possibilità. Con Werner Schaarschmidt nel 1912 scalò l'inviolata parete Est della Fleischbankspitze, nelle Alpi calcaree del Nord, dove mise in atto i nuovi sistemi, da lui stesso ideati, che consentivano la realizzazione di scalate fino ad allora ritenute impossibili, quali la 'traversata a corda' e la 'fessura alla Dülfer'. Nel 1913, con Rudolf Redwitz, superò la via diretta alla parete Ovest del Totenkirchl (600 m), forse la sua scalata più impegnativa, sebbene egli assegnasse tale etichetta alla salita della parete Ovest della Cima Grande di Lavaredo (18 agosto 1913, con W.F. von Bernuth). Entrambe le scalate si possono classificare di V grado, sebbene la prima sia forse più prossima al V superiore. Nello stesso 1913 superò il 'Dülferriss', famosa fessura della Fleischbankspitze, questa volta da solo e ricorrendo a un unico chiodo. Seguirono altre prime ascensioni: lo Spigolo della Cima delle Pope nel gruppo del Catinaccio (1912, con Schaarschmidt), la parete Sud dell'Odla di Cisles (1914, con Hanne Franz, F. Barth, A. Wolff), i 250 m della parete Sud del Catinaccio d'Antermoia (1914, in solitario). Trovò il proprio limite tentando di superare, con Luis Trenker, gli 800 m della Nord della Furchetta, vinta anni più tardi (1932) da G.B. Vinatzer. Morì nella guerra di trincea durante il Primo conflitto mondiale. Innovatore che interpretava l'alpinismo come un'arte, in cui dovevano esprimersi non soltanto forza e istinto, ma anche intelligenza e capacità ideativa, Dülfer nelle conferenze e negli scritti si prodigò nella continua ricerca di un metro di valutazione delle difficoltà alpinistiche, coinvolgendo in memorabili discussioni anche Piaz, Preuss, Karl Planck e Franz Nieberl. Di lui si disse che "non arrampicava, ma saliva accarezzando la roccia".