EYSENCK, Hans Jurgen (App. IV, i, p. 755)
Psicologo inglese di origine tedesca, morto a Londra il 4 settembre 1997. Nel 1983 divenne fellow della British Psychological Association e dell'American Psychological Association, del cui premio venne insignito (unico studioso europeo, dopo J. Piaget) nell'agosto del 1997, a riconoscimento dell'influenza avuta sulla psicologia e la psicoterapia a partire dagli anni Cinquanta.
Negli ultimi due decenni, la ricerca di E. si era concentrata sui temi, già toccati precedentemente, della frazionabilità dell'intelligenza generale, indagata attraverso tecniche sperimentali 'oggettive': tempi di reazione, potenziali evocati ecc. Altro tema centrale è stato quello del ruolo della predisposizione genetica rispetto all'emergere di particolari tratti di personalità. E. continuò, peraltro, a porsi al centro di vivaci polemiche scientifiche: criticando la psicoanalisi e difendendo la terapia comportamentista come valida alternativa; affermando la possibilità di differenze razziali; mostrandosi possibilista nei confronti dei fenomeni e delle capacità extrasensoriali. In ognuno di questi campi (e in altri), la critica di E. prese le mosse dalla modalità, a suo avviso non rigorosa, secondo la quale scienziati e gruppi accademici decreterebbero la plausibilità o meno di certi campi di ricerca rispetto ad altri, oltre che l'attendibilità dei risultati in essi ottenuti.
Tra le sue opere: The structure and measurement of intelligence (1979); Intelligence: the battle for the mind, in collab. con L.J. Kamin (1981; trad. it. Intelligenti si nasce o si diventa?, 1982); Genes, culture, and personality. An empirical approach, in collab. con L.J. Eaves e N.G. Martin (1989).
Bibl.: H.B. Gibson, Hans Eysenck. The man and his work, London 1981; Hans Eysenck. Consensus and controversy, ed. S. Modgil, C. Modgil, Philadelphia (Pa.) 1986.