PFITZNER, Hans
Compositore e direttore d'orchestra, nato a Mosca da genitori tedeschi il 5 maggio 1869. Studiò al conservatorio Hoch di Francoforte (1886-90) con James Kwast e Ivan Knorr. Nel 1897 divenne insegnante di composizione al conservatorio Stern di Berlino e nel 1903 fu nominato direttore d'orchestra al "Theater des Westens" della stessa città. Dal 1908 al 1918 fu direttore del conservatorio e del Teatro d'Opera di Strasburgo, titolare di una cattedra di composizione alla Hochschule di Berlino.
La produzione di P. comprende musiche teatrali: le opere Der arme Heinrich (Magonza 1895), Die Rose vom Liebesgarten (Elberfeld 1901), Christelflein (Monaco 1906; riveduta nel 1917), Palestrina (Monaco 1917), Das Herz (Berlino 1931) e le musiche di scena per Das Fest auf Solhaug di Ibsen (1889-90) e per il dramma di Kleist, Das Kätchen von Heilbronn (1908); musiche per orchestra: Scherzo in do minore (1887), Concerto op. 31 per pianoforte e orch. (1922), Concerto op. 34 per violino e orch. (1924), Sinfonia (dal Quartetto in do diesis min., 1932); musiche strumentali da camera: Sonata per violoncello e pianoforte (1890), Trio, op. 8 per violino, violoncello e pianoforte (1896), Quartetto op. 13 per archi 1902-3), Quintetto op. 23 per archi e pianoforte (1908), Sonata op. 27 per piano e violino (1918), Quartetto op. 36 per archi (1925); musiche vocali: Der Blumen Rache, Rundgesang, Columbus, Gesang der Barden, per coro; la cantata Von deutscher Seele, per soli, coro e orchestra, e numerosi Lieder per una voce e pianoforte. Inoltre ha riveduto e rielaborato per la rappresentazione le opere Undine di Hoffmann, Templer und Jüdin e Der Vampyr di Marschner, e ha pubblicato studî critici e polemici (raccolti più tardi in tre volumi), fra i quali suscitarono discussioni quelli sul dramma musicale, sul pericolo futurista e sulla Nuova estetica dell'impotenza musicale (1920).
P. è considerato come l'ultimo dei romantici tedeschi: l'opera sua si riallaccia per un lato a Schumann (nelle musiche da camera e soprattutto nei Lieder) e per l'altro a Wagner (nelle opere teatrali). Ma il romanticismo istintivo è temperato da un intellettualistico ritorno a Bach e ai contrappuntisti del Barocco, come si vede, per es., nella leggenda musicale Palestrina, che ci dà un'idea sintetica delle virtù e dei difetti della musica pfitzneriana. Banditore d'un'arte schiettamente tedesca, anzi gotica, il P. non sempre riesce a svincolarsi dalle formule dello sviluppo scolastico, e non sempre il macchinoso diviene monumentale, come in certe pagine di ampio respiro corale di Palestrina, che vuol essere una specie di autobiografia spirituale dell'artista, quivi impersonato nel grande polifonista italiano. Allorché invece, come nei Lieder, le premesse teoriche del compositore non si frappongono tra il sentire e l'esprimere, abbiamo le pagine più chiare e commosse. Spirito battagliero, il P. ha combattuto aspramente tutte le tendenze cosiddette d'avanguardia che hanno imperversato nell'immediato dopoguerra, polemizzando soprattutto con F. Busoni e col critico Paul Bekker, in nome d'un'arte nazionale e tradizionale e sotto questo aspetto egli può essere considerato come un precursore delle più recenti teorie razziste.
Bibl.: W. Riegler, P. und die deutsche Bühne, Monaco 1917; E. Kroll, H. P., ivi 1924; W. Lütge, H. P., ivi 1924.