RICHTER, Hans Werner
Scrittore tedesco, nato a Bansin (isola di Usedom) il 12 novembre 1908. Ha iniziato la sua attività letteraria in questo secondo dopoguerra, dopo anni difficili trascorsi sotto la sorveglianza della Gestapo (si era fatto notare, prima dell'ascesa di Hitler al potere, per i suoi discorsi contro il nazional-socialismo) nell'esercizio dei più diversi mestieri, e tre stagioni di fronte. Fatto prigioniero dagli Americani, è rientrato in patria alla fine del conflitto, ha dato vita - con A. Andersch - alla rivista letteraria Der Ruf (1946-1947), proibita ben presto dalle autorità alleate, e nel 1947 ha fondato il cenacolo "Gruppe 1947", che si è imposto nel corso degli anni segnalando più d'un giovane scrittore di talento. Spirito politicamente engagé, ha fondato nel 1956 il "Grünwalder Kreis", sodalizio di artisti animati da intenti democratici, ed è presidente del "Comitato contro l'armamento atomico".
La radice umana dell'opera di Werner è da ricercarsi nella tragica esperienza bellica, alla quale s'ispirano spesso anche le sue pagine minori (cfr. il radiodramma Keiner wird gefragt, 1953, sull'odissea di un gruppo di ebrei nel 1939-1949, e l'antologia Deine Söhne, Europa, 1947, che raccoglie poesie di prigionieri tedeschi). Il fortunato romanzo Die Geschlagenen (Monaco 1949), tradotto in numerose lingue, è così - in un linguaggio scabro e documentario - la tragedia delle truppe germaniche impegnate sul fronte italiano nella disperata quanto vana resistenza davanti alle forze avversarie: tragedia, ché la maggioranza di esse aborre ormai decisamente il nazismo, ma ne resta per altro vittima anche nel campo di prigionia americano, dove agenti della Gestapo riescono ancora a imporre la loro fanatica autorità. Ad una problematica affine si rifà anche il romanzo successivo, Sie fielen aus Gottes Hand (ivi 1951), in cui l'autore dipinge le sorti d'un gruppo di varia origine nazionale e sociale e diverso orientamento politico fra il 1939 e il 1950; quindi, dopo l'intermezzo largamente autobiografico di Spuren im Sand (ivi 1953), egli è tornato alla tematica che più gli è congeniale con il romanzo Du sollst nicht töten (1955), storia di una famiglia tedesca che simboleggia il destino dell'uomo contemporaneo sotto la fatale costellazione odierna: la guerra come annientatrice di ogni valore.
Bibl.: K. A. Horst, Die deutsche Literatur der Gegenwart, Monaco 1957, pp. 133-135; G. Necco, Storia della letteratura tedesca, Milano 1957, pp. 879-880; K. Jarmatz, Die pseudorealistische Charaktergestaltung in H.W.R.s Kriegsromanen, in Weimarer Beiträge, IV (1958), n. 3, pp. 326-347; F. Lennartz, Deutsche Dichter und Schrifsteller unserer Zeit, 8ª ed., Stoccarda 1959, pp. 622-624.