VARMUS, Harold Eliot
Microbiologo statunitense, nato a Oceanside (New York) il 18 dicembre 1939. Inizialmente si dedicò allo studio della lingua e letteratura inglese, acquisendo il B.A. (1961) nel college di Amherst (Massachusetts) e subito dopo il M.A. (1962) alla Harvard University. Diede poi un orientamento profondamente diverso ai suoi studi iscrivendosi alla Medical School della Columbia University della città di New York, dove conseguì il medical degree (1966); proseguì poi i suoi studi al National Cancer Institute di Bethesda, dove si dedicò a ricerche di batteriologia. Nel 1970 entrò come post doctoral fellow nell'università di California a S. Francisco, dove divenne professore di Biochimica e di Biofisica. Nel 1984 ebbe la nomina a professore onorario di Virologia molecolare da parte della American Cancer Society. Nel novembre 1993, su designazione del presidente degli Stati Uniti, è stato nominato, dal Senato statunitense, Direttore del National Institute of Health. Ha associato la sua opera a quella di un altro microbiologo, J.M. Bishop (v. in questa Appendice), con cui ha collaborato attivamente nelle complesse ricerche a livello molecolare intese a individuare, precisandone le modalità, i possibili rapporti tra virus e neoplasie. Per tali ricerche V. e Bishop furono insigniti, nel 1989, del premio Nobel per la medicina o la fisiologia.
Nel periodo in cui V. iniziò le sue ricerche, il problema dei rapporti tra virus e neoplasie aveva raggiunto uno sviluppo affatto particolare, grazie ai progressi delle tecniche e delle indagini a livello molecolare e all'impegno dei ricercatori, che avevano liquidato le recise critiche, le perplessità e i dubbi che avevano circondato la scoperta di F.P. Rous (v. in questa Appendice) dell'origine virale del fibrosarcoma del pollo. Si era aperta la strada allo studio di problemi e quesiti di vario genere, come quello, per es., dell'origine virale o cellulare di due oncogeni affini (v-src e c-src) e dell'identità, o meno, e delle proprietà delle proteine da ciascuno di essi codificate. Grazie all'efficienza di una sonda radioattiva ideata e gestita dal loro collaboratore francese D. Stehelin, V. e Bishop dimostrarono la presenza del gene c-src in un'ampia porzione di cellule indenni da virus; in un secondo momento, ricerche effettuate dalla loro collaboratrice D. Spector dimostrarono la presenza dello stesso gene anche nei mammiferi superiori, uomo compreso. Un ultimo argomento in proposito scaturì infine dal confronto, segnalato da V. e Bishop, tra il DNA dei due geni: a conformazione discontinua, per la presenza dei cosiddetti introni ed esoni, nel caso del c-src e assenza costante delle suddette entità, e quindi nessuna discontinuità di conformazione, nel caso del v-src, di origine virale. Per ambedue le varietà di geni, V. e Bishop poterono dimostrare la proprietà di codificare per una proteina di identica natura chimica (fosfolipoproteina, pp) del peso di 60.000 dalton (da cui le sigle, rispettivamente: pp60 v-src e pp60 c-src). Tali proteine, in caso di sarcoma, agirebbero fosforilando la tirosina situata in modo particolare nella membrana delle cellule, a livello delle placche, che ne favoriscono la reciproca adesione: la fosforilazione comprometterebbe questa funzione e di conseguenza permetterebbe alle cellule di abbandonare la posizione già occupata e di insediarsi altrove, inducendo la formazione di una metastasi.
Tra gli scritti di V. si ricordano: Molecular biology of tumor viruses (1982); Readings in tumor virology (1983); Cells development and the biology of cancer (1992); Genes and the biology of cancer (1993).
Bibl.: J.L. Marx, Cancer gene research wins Medicine Nobel, in Science, 246 (1989), p. 126.