Pinter, Harold
Pinter, Harold. – Drammaturgo inglese (Londra 1930 - ivi 2008). Dagli anni Sessanta si impose a livello internazionale come autore teatrale, ma scrisse anche sceneggiature, opere radiofoniche e televisive, e romanzi; nel 2005 è stato insignito del premio Nobel per la letteratura e l’anno seguente ha ottenuto il premio Europa per il teatro. Studiò alla Hackney Downs grammar school, poi, soltanto per breve tempo, alla Royal academy of dramatic art. La sua carriera teatrale iniziò come attore, girando con una compagnia shakespeariana, e usando il nome d'arte di David Baron; la sua prima prova di autore fu l’atto unico The room (1957). Nel 1958 fu rappresentato The birthday party, prima commedia in tre atti, ma non ottenne il successo sperato che invece raggiunse con The caretaker (1960), cui seguì The dumb waiter (1960). Queste prime pièces, come anche il grottesco The homecoming (1964), sono conosciute come ‘commedie della minaccia’, in cui viene esplorato soprattutto il tema della comunicazione, la sottomissione al potere, l'isolamento, l'insicurezza. Tutte le sue opere, pur nella loro diversità, hanno in comune delle caratteristiche fondamentali: le situazioni sono quotidiane, avvolte da un alone di mistero e minaccia a volte angoscioso, in esse si muovono personaggi con motivazioni non spiegate e ambigue, che si esprimono attraverso un dialogo teso e serrato, con ritmi precisi, di cui il silenzio è parte integrante; il linguaggio è solo apparentemente naturale. Negli anni Sessanta, parallelamente all'attività teatrale, incominciò quella radiofonica e televisiva con The collection (1961) e The lover (1963) e, successivamente, quella cinematografica collaborando prima con J. Losey per la realizzazione di alcuni importanti film (The servant, 1962; Accident, 1967; The go between, 1970), e poi con E. Kazan (The last tycoon, 1976), K. Reitz (The French lieutenant's, 1981) e K. Branagh (Sleuth, 2007); si dedicò inoltre alla stesura della sceneggiatura sull’opera completa di M. Proust che non divenne mai film, ma fu pubblicata (The Proust screeenplay, 1978; trad. it. 1987) e andò in scena a teatro (Londra, 2000). Negli anni Settanta si dedicò maggiormente alla regia, cominciando come regista associato al Royal national theatre (1973); dopo le ‘commedie della memoria’ (Memory plays, 1968-71), Old times (1971); No man's land, (1975); Betrayal (1978), nelle sue nuove opere, segnate da un maggiore impegno politico e sociale, affrontò temi più drammatici con A kind of Alask (1982); Victoria station (1982); One for the road (1984), sulla tragedia dei desaparecidos argentini; Mountain language (1988), sull’oppressione politica, dopo un suo viaggio in Turchia; Ashes to ashes (1996), sulla Shoah. Tornò invece ai suoi temi preferiti recuperando dialoghi ironici e i conflitti tra reminiscenze e illusioni della piccola borghesia con Moonlight (1993), cui hanno fatto seguito Celebration (1999) e Remembrance of things past (2000), Press conference (2002), Apart from that (2006). È stato autore anche di racconti e poesie (Poems and prose 1949-1977, 1978; War, 2003).