MARTINSON, Harry (App. II, 11, p. 273)
Scrittore svedese, morto a Stoccolma l'11 febbraio 1978. Nel 1974 ha diviso con un altro svedese, E. Johnson, il premio Nobel per la letteratura.
Sempre assai notevole rimane la prima parte della sua attività di scrittore, anche se oggi in Svezia si tende a dar maggior rilievo alla produzione posteriore più ambiziosa e didascalica, volta a difendere in nome di un mistico naturismo i valori umani dalle truci violenze delle dittature (i saggi: Utsikt från en grästuva, "Prospettiva da una zolla erbosa", 1963; Verklighet till döds, "Realtà fino alla morte", 1940 - che rispecchia le meditazioni sulla guerra russo-finlandese cui M. partecipò come volontario in favore del popolo amico). Questo spirito polemico e pessimistico si avverte nei vecchi temi ripresi ora dalla nuova prospettiva, che mira a una sintesi del naturismo cui si è accennato e della mistica taoista (la lirica Passad, "Alisei", 1945; Cikada, "Cicala", 1955; Gräsen i Thule, "Le erbe di Tule", 1958; il romanzo Vägen till Klockrike, "La via per K.", 1948); e trova finalmente la sua più audace espressione nell'epos allegorico sull'era atomica Aniara, 1956 (adattamento scenico, 1959; libretto di E. Lindegren, scenari di S. Erixson, coreografia di B. Åkesson, musica di K.-B. Blomdahl). Aniara è il nome di un'astronave, la quale, dovendo porre in salvo l'umanità superstite dalla terra contaminata, esce per un errore di guida dalla propria orbita, sicché i viaggiatori vanno a perdersi nell'infinità degli spazi. La visione cosmica della disperata vita di bordo illustrativa della condizione umana nell'età atomica si regge e cade col virtuosismo verbale dello scrittore, non certo, com'è stato detto, con le sue eccezionali cognizioni astronomiche e tecnologiche.