Cushing, Harvey Williams
Medico e neurochirurgo statunitense (Cleveland, Ohio, 1869 - New Haven 1939). Studiò alle università di Yale e Harvard, fu poi medico dell’ospedale Johns Hopkins di Baltimora. Trascorso un periodo nelle cliniche universitarie europee, nel 1902 divenne professore a Baltimora, nel 1911 docente di chirurgia a Harvard, e dal 1933 prof. di neuropatologia alla Yale univ. school of medicine. Si occupò dapprima di fisiologia e specialmente di endocrinologia, si dedicò poi alla neuropatologia. C. è considerato l’iniziatore della moderna neurochirurgia per aver operato per primo, su larga scala e con successo, i tumori cerebrali, fino allora giudicati inoperabili. È autore d’importanti lavori sull’ipofisi, sui tumori del nervo acustico (1917) e sui meningiomi (1939); fu anche storico della medicina e brillante scrittore (premio Pulitzer nel 1926). Nel 1932 descrisse il basofilismo pituitario, noto sotto il nome di morbo di Cushing.
Il morbo di C. è caratterizzato da ipercortisolemia (aumento di cortisolo nel sangue e nelle urine) derivante da un adenoma ipofisario che secerne corticotropina (ACTH, AdrenoCorticoTropic Hormone). La determinazione delle concentrazioni ematiche di ACTH permette di diversificare le forme di ipercortisolemia ACTH-dipendenti (adenoma ipofisario ACTHsecernente, secrezione ectopica di ACTH), nelle quali si riscontra incremento sia di ACTH che degli ormoni prodotti nella corticale del surrene (cortisolo e androgeni), da quelle ACTH-indipendenti (adenoma surrenalico, iperplasia surrenalica bilaterale) nelle quali l’ACTH è tipicamente ridotto, in virtù del meccanismo di controregolazione ormonale. È bene tener presente che la forma di ipercortisolemia più frequente è quella iatrogena (esogena), correlata ad eccessiva assunzione di medicamenti contenenti cortisonici. Inoltre, particolari condizioni quali l’alcolismo cronico, l’obesità e la depressione possono condurre a quadri clinici molto simili al Cushing. Nell’ambito delle cause endogene, il morbo di C. rappresenta il 60÷70% dei casi di ipercortisolemia.
Il quadro clinico è conseguenza della prolungata esposizione a concentrazioni troppo elevate di glicocorticoidi, ormoni dalle molteplici azioni che intervengono sul metabolismo intermedio (glicolipidico), sull’equilibrio idroelettrolitico, sul metabolismo osseo, sulla crescita della statura, sui sistemi emopoietico, immunitario e neuropsichico, sull’apparato cardiovascolare, sulla secrezione di altri ormoni, ecc. Segni e sintomi più frequentemente riportati sono: incremento ponderale con adiposità generalmente localizzata al tronco (centripeta) e alle spalle (‘gibbo di bufalo’), facile affaticamento, debolezza muscolare, in partic. a carico degli arti (miopatia prossimale), faccia ‘a luna piena’, strie cutanee rubre localizzate sull’addome e alla radice degli arti, fragilità capillare con facilità alle ecchimosi, irsutismo, disturbi psichici (depressione, ansia ed irritabilità), acne, disturbi mestruali, riduzione del desiderio sessuale, disfunzione erettile, ipertensione arteriosa, intolleranza al glucosio (insulinoresistenza), riduzione della densità minerale ossea con aumentato rischio di fratture, infezioni fungine, disturbi del campo visivo dovuti a compressione del chiasma ottico da parte dell’adenoma ipofisario, più raramente iperpigmentazione cutanea (melanodermia) legata all’incremento dell’ACTH.
L’iter diagnostico prevede prima di tutto la chiara conferma di ipercortisolismo, mediante la determinazione dei livelli di cortisolo nel sangue o nelle urine delle 24 ore; in seguito, come sopramenzionato, la misurazione delle concentrazioni di ACTH permette di definire l’origine del quadro patologico. Nei casi dubbi si esegue un test di soppressione al desametasone. La terapia si basa sull’eradicazione chirurgica dell’adenoma ipofisario ACTH -secernente, generalmente per via trans-sfenoidale, seguito da terapia ormonale sostitutiva a base di corticosteroidi (idrocortisone, cortisone acetato).