HĀYLA SELLĀSĒ negus di Etiopia (XVIII, p. 416)
Ē Le reciproche incertezze sulla convenzione stradale italo-etiopica del 2 agosto 1928 ed i progetti alternativi presentati da una parte e dall'altra per spostare il negoziato in altri campi (strada di Gondar; progetto di scambio territoriale dell'Ogaden etiopico contro uno sbocco al mare ad Assab, ecc.) finirono con un serio danno ai rapporti tra l'Italia e l'Etiopia che condusse poi al conflitto armato. Durante le operazioni di guerra del 1935-1936 Ḫāyla Sellāsē tenne il suo posto al quartier generale etiopico in Dessiè. Fu indotto dalla situazione dopo la battaglia dell'Ascianghi a lasciare l'Etiopia, il 2 maggio 1936, ed a rifugiarsi in Londra, dove giunse il 3 giugno. Egli sacrificò così parte della sua popolarità in Etiopia per allora, pur di mantener viva internazionalmente la questione del suo paese, e particolarmente nei confronti della Gran Bretagna. Nel 1940, dopo la dichiarazione di guerra italiana del 10 giugno, ottenne di recarsi nel Sudan per mettersi a capo delle forze partigiane che si venivano colà organizzando. Partecipò quindi alla fase conclusiva delle operazioni condotte dal colonnello Wingate nel Goggiam ed entrò a Dabra Marcos il 5 aprile 1941. Un mese dopo, il 5 maggio entrava in Addis Abeba. Dopo il suo ritorno sul trono, ha mantenuto, nella nuova difficilissima situazione, le qualità di prudenza e di paziente attesa, tipiche della sua politica, riuscendo - non sempre agevolmente - ad evitare decisioni pericolose da parte delle correnti politiche estreme; e cercando di assicurare insieme la totale indipendenza politica del paese e le sue possibilità di vita.
Secondo l'uso tradizionale etiopico, l'attuale sovrano si trova designato con varî nomi: il suo nome familiare, che è Tafari "il Temuto", fu da lui portato pubblicamente sino all'accessione al trono; Ḫāyla Sellāsē "Possanza della Trinità" che è il suo nome di battesimo ed insieme il nome di regno, che egli porta ufficialmente dal 1930; ed Abbā Ṭaqlel, Signore del [cavallo]: Primeggia!", è il suo nome di guerra, il quale è derivato - secondo il costume etiopico - dal nome ("Primeggia!", Ṭaqlel) del suo cavallo favorito.