HAZOR (ebraico Ḥāṣōr)
Città nella Palestina settentrionale, 14 km a nord del Lago di Tiberiade. Fondata poco prima della metà del 3° millennio a. C., come hanno rivelato gli scavi, H. è menzionata nei "testi di esecrazione" egiziani (19° sec. a. C.) come nemica dell'Egitto; un secolo più tardi è l'unica città palestinese presente nella corrispondenza di Mari. È questo il momento del massimo fiorire della città; più tardi essa viene ripetutamente conquistata dall'Egitto (Thutmosis III, Amenophis II, Sethos I). Nel periodo di el-‛Amārna (14° sec. a. C.) ‛Abdi-Tarshi, re di H., viene accusato presso il faraone di essersi ribellato, ma respinge le accuse. Distrutta nel 13° sec. durante l'invasione israelitica (le tradizioni bibliche in proposito sono tuttavia contrastanti: Giosuè, XI, 10-13 la fa incendiare da Giosuè, che l'avrebbe dedicata a Dio; Giudici, IV la mette invece in relazione con Debora, giudice d'Israele), si ebbero in seguito timidi tentativi israeliti di occupazione del sito. Salomone la ricostruì, insieme a Gezei e a Megiddo (I Re, IX, 15), ma limitatamente a una parte dell'area che era precedentemente occupata dalla città cananea. H. fu infine distrutta da Tiglatpileser III nel 732, e gli abitanti furono deportati (II Re, XV, 29). In seguito vi fu un'occupazione sporadica per qualche tempo, e solo una fortezza di piccole dimensioni perdurò sul luogo fino al periodo ellenistico.
Il sito di H. occupa un'ampia collina, sulla quale si leva una seconda altura di minori dimensioni. Nel 1928 J. Garstang vi condusse un piccolo scavo, ma solo nel 1955 si ebbe una regolare missione archeologica; questa, largamente finanziata da J. A. de Rothschild e diretta da Y. Yadin, ha scavato a H. per quattro stagioni, eseguendo sondaggi in dieci punti diversi del tell. I risultati archeologici sono assai ricchi: per il periodo dell'occupazione israelitica sono stati ritrovati i resti delle costruzioni salomoniche, di un edificio a pilastri del 9° sec., di una robusta fortezza distrutta dagli Assiri nel 732, nonché alcune piccole iscrizioni ebraiche. Molto più notevoli sono le scoperte nella città del II millennio, che, a differenza di quella israelitica (limitata alla piccola altura sul tell), si estendeva su tutto il tell per un complesso di 180 acri: due santuarî del 13° sec. a. C., con stele, statue di uomini seduti e materiale cultuale in situ (è la prima volta che si incontrano in Palestina costruzioni di questo tipo); officine di artigiani vicino ad uno dei santuarî (da ricordare in particolare quella di un vasaio con relativo tornio e una maschera di terracotta); abitazioni con bambini seppelliti entro giare nelle fondamenta. Gli stretti rapporti culturali che univano H. col nord della Siria e con l'Anatolia sono rivelati dai sigilli siriani, da uno hittita e dalla pianta di uno dei templi a tre vani consecutivi, che, mentre si presenta identica a quella di un tempio contemporaneo di Alalakh, anticipa quella del tempio salomonico. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Y. Yadin, Excavations at Hazor, in Biblical Archaeologist, XIX (1956), pp. 1-11; id., Further light on biblical Hazor, ibidem., XX (1957), pp. 34-47; id., Excavations at Hazor, in Israel Exploration Journal, VI (1956), pp. 120-25; VII (1957), pp. 118-23; VIII (1958), pp. 1-14; IX (1959), pp. 74-88; Y. Yadin, Y. Aharoni, R. Amiran, T. Dothan, I. Dunayevsky, J. Perrot, Hazor, I-II, Gerusalemme 1958-1960. - Studî: F. Maass, Hazor und das Problem der Landnahme, in Von Ugarit nach Qumran, Berlino 1958, pp. 105-17; K. Galling, Erwägungen zum Stelenheiligtum von Hazor, in Zeitschrift des Deutschen Palästina-Vereins, LXXV (1959), pp. 1-13.