CHALLES, Hector Millet de
Settimo figlio del gran cancelliere di Savoia Louis Millet barone di Faverges e di Françoise Bay, venne battezzato a Chambéry il 3 settembre del 1568. Ricevette in seguito da suo padre il feudo di Challes di cui portò il nome. Nell'anno 1591 si addottorò in diritto a Torino. La sua carriera fu spianata dall'ambiente familiare che gli elargì solidi appoggi. Quando sposò, nel marzo 1596, Lucrèce de Mareschal de Duin de la Val d'Isère, si fregiava del titolo di capitano della città di Chambéry. Grazie alla parentela di sua madre riuscì ad ottenere la successione di Henri Bay, vicepresidente della Camera dei conti di Savoia: le patenti che gli furono inviate in quell'occasione trasformarono quest'ufficio in quello di terzo presidente, di cui fu il primo titolare (5 dic. 1599). Da quel momento portò il titolo di consigliere di Stato, normalmente legato a questo ufficio. Nel 1608 diventò secondo presidente e il 27 nov. 1614 primo presidente. Poi, con patenti del 10 apr. 1624, fu nominato primo presidente del Senato della Savoia.
Per più di quarant'anni lo Ch. fu uno dei primi personaggi del ducato di Savoia, il primo dopo il governatore a partire dal 1624. Alla presidenza del Senato cumulò la carica di conservatore generale della gabella del sale, carica che gli assicurava il controllo di una delle rare operazioni di tipo capitalistico che la Savoia conobbe nel XVII secolo. Fu così in grado di esercitare la sua influenza nell'amministrazione del ducato che, grazie alle sue due corti sovrane, godeva di una certa autonomia. Lo Ch. d'altronde continuava la tradizione dei suoi predecessori. La sua apparente difesa delle masse contadine in materia di imposte era in realtà l'espressione di una precisa concezione degli interessi della classe possidente. Molto devoto ma preoccupato, come tutti i proprietari fondiari, della diffusione dei conventi femminili e di conseguenza della manomorta, a più riprese rifiutò di registrare le lettere patenti che li autorizzavano.
Sul piano locale, gli si attribuisce (Burnier) una parte importante nel tentativo di rilancio del commercio e dell'industria a Chambéry all'inizio del XVII secolo, e grazie ai suoi buoni uffici la città avrebbe ottenuto l'istituzione di quattro fiere franche all'anno.
I rapporti dello Ch. con la corte di Torino furono sempre ottimi, ma non poté mai sperare di estendere la sua influenza al di là delle prerogative della sua magistratura. Anche nell'ambasciata che gli fu affidata nel 1606 presso la corte di Francia, i suoi poteri furono estremamente limitati: consistevano nel trattare la soppressione del diritto di albinaggio nei paesi scambiati tra la Francia e la Savoia nel 1601 col trattato di Lione. Nel 1616 fu ambasciatore straordinario presso i Cantoni coi quali firmò un rinnovo del trattato di alleanza.
L'intervento di Luigi XIII nella guerra di successione di Mantova provocò l'invasione della Savoia da parte delle truppe francesi (maggio 1630). In quanto presidente del Senato, lo Ch. eraresponsabile della provincia, poiché il principe Tommaso di Savoia Carignano, che era il governatore, si era ritirato in Val d'Aosta. Il 14 maggio, quando le avanguardie francesi giunsero sotto le mura di Chambéry, si intavolarono delle trattative; lo Ch. cercò, pare senza troppa convinzione, di conservare la città al duca di Savoia, ma i borghesi negoziarono la resa e aprirono le porte. Lo Ch. si ritirò allora in una delle sue terre e vi restò tutto il tempo dell'occupazione francese.
Nel giugno 1631 la Savoia veniva restituita a Vittorio Amedeo I che nel frattempo era succeduto al padre. Il principe Tommaso, rientrato come governatore, non si affrettò a restituire al Senato e alla Camera dei conti le loro antiche prerogative, ma creò un Consiglio di Stato misto incaricato delle questioni finananziarie e della giustizia e lo Ch. ne fu il presidente fino al 2 apr. 1633, quando le due Camere ripresero a funzionare come per il passato.
Lo Ch. era già avanti negli anni quando la reggente Cristina fu costretta a rifugiarsi a Chambéry per la guerra che le facevano i due cognati, ma la vicinanza della corte, se fu utile agli interessi della sua famiglia, non modificò la posizione politica del presidente. Morì nel suo castello di Arvillars il 27 sett. 1642.
Fonti e Bibl.: Annecy, Archivi dipartiment. dell'Alta Savoia, 1 Mi 98 (microfilm, del fondo marchesi di Faverges, negli archivi Millet conservati nel castello di Sury, Saint-Bénin d'Azy, dipartimento della Nièvre); F. Capré, Traité histor. de la Chambre des comptes di Savoye, Lyon 1662, pp. 261, 263 ss.; J. Besson, Histoire généal. de l'illustre maison Milliet de Chambéry... éditée... par F. Rabut, in Mémoirex et docum. publiés par la Société savoisienne d'histoire et d'archéologie, VIII (1864), pp. 192-195; J. L. Grillet, Dict. historique,littéraire et statistique des départements du Mont-Blanc et du Léman..., II, Chambéry 1807, p. 84; B. Burnier, Histoire du Sénat de Savoie, in Mémoires de l'Académie imp. de Savoie, s. 2, VI (1864), pp. 568, 577; VII (1864), pp. 11 s.; A. de Foras, Armorial et nobiliaire de l'ancien duché de Savoie, IV, Grenoble 1900, pp. 14 s., 24 s.