HELIODOROS (῾Ηλιόδωρος)
1°. - Scultore greco. Plinio (Nat. hist., xxxiv, 91) lo elenca fra gli autori di figure di atleti, di armati, di cacciatori e di sacrificanti; altrove (xxxvi, 35) nomina pure un H. autore di un gruppo di Pan e Olimpo in lotta, che si trovava nel Portico di Ottavia; non si sa bene come spiegare questo soggetto, la cui denominazione probabilmente dipende da un qualche errore di Plinio. Questo gruppo che Plinio chiama alterum in terris symplegma nobile, dopo quello di Kephisodotos, e che pur doveva essere famoso nell'antichità, non si è potuto identificare, a meno che non si tratti di uno dei soliti gruppi di satiri in lotta con menadi e simili, oppure di gruppi in cui compare Pan, come il Pan e Dafne di Napoli; infatti nella tradizione Dafne e non Olimpo è accostato a Pan, di cui era scolaro. Ad Alicarnasso è stata rinvenuta un'epigrafe con il nome di un H. figlio di Heliodoros (Loewy, I. G. B., 403). Un H. di Rodi è conosciuto come padre di due scultori Ploutarchos e Demetrios (ib., 193-195). Nessun elemento permette di accostare questi nomi a quello tramandato da Plinio e la stessa identificazione dei due H. nominati da Plinio in una stessa persona, è incerta. L'H. autore del symplegma deve essere considerato di epoca ellenistica, poiché prima difficilmente può essere stato rappresentato in scultura un simile soggetto, noto solo nella tradizione della ceramica. Neppure l'H. autore di figure di atleti ecc., probabilmente si può far risalire ad un'epoca anteriore ad Alessandro Magno: fu in questo periodo, che, attraverso l'influsso orientale, divenne di moda farsi rappresentare in veste di cacciatore. Ma mancando di una datazione più precisa, l'identificazione dei due H. rimarrà sempre alquanto arbitraria.
Bibl.: E. Pfuhl, in Pauly-Wissowa, VIII, 1913, cc. 42, s. v., n. 20; W. Klein, Zum Symplegma des Meisters H., in Oesterr. Jahreshefte, XIX-XX, 1919, p. 260 ss.; W. Klein, Vom antiken Rokokò, Vienna 1921, p. 60; Thieme-Becker, XVI; 1923, p. 331, s. v.; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Storia delle Arti Antiche, Roma 1946, p. 111; J. Overbeck, Schriftq., 2096-2097.