Hell's Hinges
(USA 1916, colorato, 74m a 16 fps); regia: Charles Swickard, William S. Hart; produzione: New York Motion Picture Corporation/Kay-Bee; sceneggiatura: C. Gardner Sullivan; fotografia: Joseph August.
Il pistolero Blaze Tracy e il proprietario del saloon di Hell's Hinges, 'Silk' Miller, decidono di rendere la vita impossibile al reverendo Robert Henley, giunto nel paese con lo scopo di redimerlo. Le intenzioni di Blaze cambiano tuttavia nel momento in cui egli si innamora di Faith, sorella del religioso, e anche lui comincia a predicare il Vangelo. Miller decide di gettare discredito sull'ex complice convincendo Dolly, una delle ragazze del saloon, a sedurlo con lo scopo di far trovare Blaze nel suo letto. La situazione precipita quando gli uomini di Miller incendiano la chiesa e Robert resta ucciso nel corso di una sparatoria. La vendetta di Blaze è immediata: dà fuoco a sua volta al saloon, ma lascia fuggire Miller e i suoi uomini. Le fiamme si estendono a tutta Hell's Hinges mentre Blaze mette in salvo Faith e, dopo aver seppellito il reverendo Henley, si allontana con lei a cavallo verso una nuova vita.
L'epopea del western si identifica durante il periodo muto con due celebrità dell'epoca: Tom Mix e William S. Hart. Le due figure e i loro personaggi incarnano due visioni alternative della Frontiera: da una parte il territorio di veloci cavalcate e sparatorie contro i fuorilegge di turno, dall'altro il contesto di un melodramma le cui premesse sono la redenzione dell'individuo e la sua solitudine di fronte all'immensità della natura. Tom Mix rappresenta il West come un illimitato terreno di conquista; William S. Hart ne offre un'interpretazione vittoriana nella forma ma tormentata nelle motivazioni. Il suo nume tutelare è il regista e produttore Thomas H. Ince, con il quale ha prodotto tutti i suoi film migliori (dapprima alla New York Motion Picture Company, poi alla Triangle Film Corporation). A partire dal 1912, Ince ha seguito una direzione di ricerca complementare a quella di David W. Griffith; se per quest'ultimo l'individuo è il propulsore del dramma, Ince trova ispirazione nella natura, nella soggiogante bellezza di un ambiente sconfinato e spesso ostile. L'elaborazione psicologica è in se stessa un fine per Griffith, mentre Ince la considera un mezzo per mettere l'individuo in rapporto con il suo ambiente. I tratti tipici del 'metodo' di Ince ‒ una narrazione asciutta ed essenziale, un budget attentamente calibrato alle necessità di ciascun progetto, l'alternanza fra piani ravvicinati e campi lunghissimi (spesso visti dall'alto di una collina) ‒ sono parte integrante del cinema di Hart. Questo significa forse che Hart è anche regista nel senso autoriale del termine? La risposta è senz'altro affermativa, ma dev'essere posta in relazione al regime produttivo in vigore alla NYMPCo. e alla Triangle. Sul piano cronologico, il primo film diretto da Hart è The Passing of Two ‒ Gun Hicks (1914), e l'ultimo è Square Deal Sanderson (1919); di fatto, quasi tutti i film recano la firma di William S. Hart in un senso più profondo, che trascende la presenza del nome sui titoli di testa. Il fatto che Hell's Hinges sia attribuito a un regista di modesta levatura come Charles Swickard, e che esso sia considerato in ogni caso uno dei migliori film di William S. Hart, è la prova che egli era il vero padrone del set, o comunque esercitava un controllo almeno pari a quello di Ince, personalmente coinvolto nella revisione della pur notevole sceneggiatura di C. Gardner Sullivan, nella scelta degli angoli di ripresa e delle colorazioni sulla pellicola (chiare indicazioni in tal senso si trovano annotate a mano sui documenti di lavorazione di molti film Triangle). Swickard non era che uno dei tanti professionisti alle dipendenze di Ince, e il suo talento non era all'altezza di quello riconosciuto a Reginald Barker (che diresse Hart nell'ottimo On the Night Stage, 1915), mentre tutti gli ingredienti dell'estetica di Hart sono presenti in questo racconto morale di caduta e redenzione.
Blaze Tracy è un pistolero che si rende conto di essere sulla cattiva strada non appena posa lo sguardo sull'integerrima Faith Henley; la sua conversione giunge come un fulmine silenzioso, ma è appena percettibile nell'improvvisa tensione sul volto di Hart e nell'improvvisa austerità dei suoi modi, prima disinvolti e arroganti. Hart è il primo calvinista del western: l'espiazione dalla colpa non è mai definitiva, e richiede un sacrificio costante e interiore, dunque solitario per definizione e quindi non condivisibile con una comunità incapace di comprenderlo. Per converso, la debolezza della fede non merita perdono, ed è per questo che il pastore protestante mandato controvoglia nel remoto villaggio di Hell's Hinges pagherà con la vita la propria incertezza spirituale. Lo stile recitativo di Hart riflette la sua filosofia dell'esistenza: il suo gesto è teatrale, e obbedisce a poche variazioni di tono; ma sono variazioni che hanno come denominatore comune una ricerca dell'autenticità del sentimento, sempre introflesso in una combinazione di rabbia soffocata e stoicismo affettivo; mancano quasi del tutto le acrobazie a cavallo, tipiche delle avventure di Tom Mix. Il suo rapporto con l'obiettivo non è molto diverso dal linguaggio del corpo. I movimenti di macchina sono calcolati con sobrietà e precisione; il suo primo piano preferito è quello che si conclude con il volto che si avvicina e poi supera la macchina da presa, uscendo fuori campo; la veduta da lontano (desunta da Ince) non sottolinea lo splendore della natura, bensì l'isolamento dell'individuo. Su questa nota termina la maggior parte delle storie del good bad man impersonato da Hart, uomo del West nella sua connotazione più ascetica, incarnazione del sacrificio come veicolo di integrità morale. Quel che rende Hell's Hinges un caso a sé stante nella carriera di Hart è la risonanza apocalittica del finale, l'incendio che annienta il villaggio mentre Blaze e Faith si allontanano in cerca di un futuro migliore. Ma non è un finale a sensazione: la sua catarsi ha un forte accento biblico (annunciato d'altronde nelle letture della Storia Sacra da parte del protagonista e dal nome stesso del villaggio in cui si svolge la vicenda, così come da quello di Blaze, 'fiammata') e possiede la necessità di un fuoco d'artificio notturno, che disegna nell'aria un'esile linea di luce prima di esplodere.
Interpreti e personaggi: William S. Hart (Blaze Tracy), Clara Williams (Faith Henley), Jack Standing (reverendo Robert Henley), Alfred Hollingsworth ('Silk' Miller), Louise Glaum (Dolly), Robert McKim (pastore), J. Frank Burke (Zeb Taylor), John Gilbert, Jean Hersholt, Robert Kortman, Leo Willis.
Anonimo, Hell's Hinges, in "The New York Times", February 7, 1916.
Anonimo, Hell's Hinges, in "Variety", February 11, 1916.
Anonimo, Hell's Hinges, in "The Moving picture news", February 19, 1916.
L. Reeves Harrison, Hell's Hinges, in "The Moving picture world", February 19&26, 1916.
T. Milne, Hell's Hinges, in "Monthly film bulletin", n. 501, October 1975.
W.K. Everson, Hell's Hinges, in The Rivals of D. W. Griffith. Alternate auteurs, 1913-1918, a cura di R. Koszarski, Minneapolis 1976.
D.K. Koszarski, Hell's Hinges, in The complete films of William S. Hart, New York 1980.