Carlsen, Henning
Regista danese, nato a Ålborg il 4 giugno 1927. È uno dei più significativi esponenti del cinema nordico, attivo sia nel campo del documentario sia in quello del lungometraggio di finzione, dove ha alternato commedie di costume a film drammatici, improntati spesso a un forte impegno sociale. Delle proprie opere è stato quasi sempre anche sceneggiatore, montatore e produttore. Ha lavorato inoltre in teatro e in televisione. Dal 1968 al 1981 ha diretto una celebre sala cinematografica di Copenaghen, la Dagmar, gestita in precedenza da Carl Theodor Dreyer.
Dopo aver abbandonato gli studi universitari di medicina, nel 1948 divenne assistente di Theodor Christensen, allora principale esponente del movimento documentarista danese. Tra il 1949 e il 1965 diresse più di quaranta film di corto e medio metraggio, di carattere sia documentario sia pubblicitario, per la Minerva, la Nordisk e la Walt Disney. Tra i documentari, meritano una citazione De gamle (1961, I vecchi), Familiebilleder (1964, Ritratto di famiglia) e Ung (1965, Giovani), incorporati nel 1965 nel lungometraggio Hvordan her vi det? (Che avete?): tutti caratterizzati da una grande capacità di analisi dell'individuo, colto nella sua quotidianità ma anche nella sua dimensione sociale e politica. Realizzò quindi, nel 1962, il suo primo film di finzione, Dilemma, in cui viene affrontato il tema dell'apartheid: basato su un romanzo della sudafricana N. Gordimer (che ne fu anche co-sceneggiatrice), venne girato in condizioni di semiclandestinità a Johannesburg. Il successivo Sult (1966, Fame) lo rese noto in tutto il mondo: la critica, che lo considera in generale la sua opera migliore, vi individuò subito tracce significative dell'esperienza neorealista. Tratto dall'omonimo romanzo del norvegese K. Hamsun, il film narra l'allucinato vagabondaggio nella Oslo di fine Ottocento di un giovane scrittore, spinto alla disperazione e alla fame dalla sua intransigente visione della missione dell'artista nel mondo. A un'analoga aspirazione all'assoluto è improntata la vicenda di Klabautermanden (1969, Siamo tutti demoni), tratta da un romanzo del danese A. Sandemore e incentrata sull'impossibile e autodistruttivo amore di un anziano capitano di lungo corso per la giovanissima figlia adottiva. Nonostante le sue ambizioni e i costi altissimi, quest'opera non raggiunge la forza espressiva di Sult, ed ebbe risultati commerciali disastrosi, che determinarono l'allontanamento del regista dai soggetti drammatici per quasi un decennio. C. inaugurò l'altro versante della propria produzione, quello improntato a una sorridente ironia, con Mennesker mødes og sød musik opstår i hjertet (1967; Quando due corpi s'incontrano, una dolce musica…): riuscì così a creare una forma di commedia leggera ma al tempo stesso sferzante nei confronti della classe media e del suo sistema di valori, che ripropose anche con Man sku' være noget ved musikken (1972, Bisogna prendere confidenza con la musica) ed En lykkelig skilsmisse (1975, Un felice divorzio), girato in Francia. Con Hør, var der ikke en, som lo? (1978, Ascolta, non c'era qualcuno che rideva?) tornò invece a un cinema più impegnato, dipingendo un ritratto della classe operaia danese degli anni Trenta. Nel decennio successivo, dopo Pengene eller livet (1982, O la borsa o la vita), opera di denuncia sulla corruzione nel mondo dei grandi studi di architettura, ha diretto Oviri (1985; La vita di Gauguin), costosa coproduzione internazionale su un episodio della vita del pittore P. Gauguin (interpretato da Donald Sutherland). Sono seguiti poi dieci anni di silenzio (durante i quali ha insegnato alla scuola di cinema del suo Paese, la Danske Filmskole), interrotti nel 1995 da Pan, nuova trasposizione di un romanzo di K. Hamsun, su un dramma della gelosia e dell'incomunicabilità. Ha quindi realizzato I wonder who's kissing you now (1998), che affronta lo stesso tema in chiave di commedia ironica: distribuito anche in Danimarca con il titolo in lingua inglese, il film è stato prodotto dalla Zentropa di Lars von Trier.