Bremond, Henri
Storico e critico letterario francese (Aix-en-Provence 1865 - Arthez d’Asson 1933). Entrato nella Compagnia di Gesù, studiò in Inghilterra, dove subì profondamente l’influsso di Newman (Newman, 1906), orientandosi fin dai primi anni verso una teologia mistica che l’accostò ai modernisti (Tyrrell, Alfred Loisy, il barone von Hügel) e lo staccò presto dai gesuiti (nel 1904 usciva dalla Compagnia, rimanendo prete secolare). La sua varia attività di critico letterario e di storico si riassume nella grandiosa Histoire littéraire du sentiment religieux en France (1916-33), a partire dalla fine delle guerre di religione: qui B. individua due filoni, quello mistico e teocentrico di Francesco di Sales, Bérulle, e Fénelon, e l’altro antropocentrico, dei porto-realisti (Pascal è con loro solo sul piano intellettuale) e dei gesuiti, nella cui attività vedeva inaridita la tendenza mistica introdotta dagli Esercizi ignaziani. Questa visione religiosa tendeva a porre in secondo piano l’elemento dogmatico, e più strettamente confessionale: da qui l’atteggiamento pratico di B. nei confronti dei modernisti, che egli vide attraverso Tyrrel, e comprese fin tanto che essi sentirono le suggestioni di Blondel e Bergson e ai quali si tenne vicino umanamente (si pensi all’assoluzione da lui impartita in extremis a Tyrrell) anche quando era iniziata la repressione disciplinare che parve fosse per travolgere anche lui. Nel 1923 era stato eletto all’Accademia di Francia, per succedere a L.-M. Duchesne. Nella critica difese le tendenze mistiche e romantiche (Pour le romantisme, 1923; Le roman et l’histoire d’une conversion: Ulric Guttinguer et Sainte-Beuve, 1925). Abbozzò un’estetica di carattere mistico che non ignora la poesia modernissima (La poésie pure, 1925; Prière et poésie, 1926, trad. it. Preghiera e poesia; Racine et Valéry: notes sur l’initiation poétique, 1930).