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BOULAINVILLIERS, Henri conte di

di Federico Chabod - Enciclopedia Italiana (1930)
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BOULAINVILLIERS, Henri conte di

Federico Chabod

Scrittore politico e storico francese, nato a Saint-Saire in Normandia l'11 ottobre 1658, morto a Parigi il 23 gennaio 1722. Datosi dapprima alla vita militare, l'abbandonò in seguito per attendere ai suoi interessi di famiglia; e nella calma della nuova esistenza, poté dedicarsi a ricerche e a studî di vario genere, che ebbero come frutto precipuo i Mémoires sur l'histoire du gouvernement de France e le Lettres sur les anciens parlements de France.

Cominciò ad occuparsi di problemi filosofici, subendo fortemente l'influsso di Spinoza; e già nel suo modo di pensare affioravano spunti e germi di idee che dovevano poi essere svolte pienamente dall'illuminismo. Ma è notevole che quest'uomo, già impregnato per un verso di mentalità razionalistica, rimanesse ancora soggetto a credenze di sapore prettamente arcaico: tipica, al riguardo, la sua passione per l'astrologia. Tali sopravvivenze del passato permangono fortissime nel pensiero politico di B. Scrivendo nel momento di crisi del regime assolutistico di Luigi XIV, B. rappresentò, con Fénelon e Saint-Simon, la prima e decisa reazione (a prescindere dalle polemiche dei calvinisti) contro l'assolutismo monarchico in Francia: ma, con questo, non è possibile scorgere in lui un vero precursore delle dottrine liberali. In lui rivive soprattutto lo spirito dell'antica Francia feudale: è abbastanza chiaro indice della sua mentalità l'affermazione che l'ottimo dei regimi è quello feudale. I suoi progetti di riforma, dal punto di vista politico, si limitano alla concezione d'un regime in cui il potere monarchico sia fortemente limitato dagli stati generali e questi a lor volta siano dominati da quella vecchia nobiltà di Francia, la cui tramontata potenza forma continuo oggetto di ricordo e di rimpianto nello scrittore. Certo, nel corso della trattazione, B. esce spesso in affermazioni che possono segnare un primo avviamento verso dottrine di età posteriori: ma non bisogna lasciarsene fuorviare, ché esse, oltre al non essere nuove, non costituiscono neppure un insieme organico. Per quanto concerne le dottrine economiche e finanziarie, B. rimane ancora dominato dai dogmi del mercantilismo: la sua opera è tuttavia anche per tal riguardo degna di menzione, sia per la grande quantità di dati statistici offerti sulle condizioni della Francia, sia per alcune proposte determinate, per favorire lo sviluppo del commercio e dell'agricoltura, sia per le critiche al sistema tributario e i progetti di riforma della taglia e del sistema delle imposte indirette.

La parte più notevole dell'opera di B. è tuttavia quella storiografica. Giacché, per sostenere le sue dottrine politiche e far vedere come esse fossero basate sulla stessa storia di Francia, B. si rivolse al passato, ritessendolo dalle origini. Il procedimento non era certo originale (c'erano precedenti come quelli di Francesco Hotman, l'autore della Francogallia, 1573), ed era assai pericoloso; ma pur cadendo in affermazioni arbitrarie, in valutazioni di portata puramente polemica, B. riuscì tuttavia a serbare una capacità di critica che gli permise di sfruttare con certo metodo la grande quantità di materiale posto di recente in luce, specie sull'età merovingica, e di far opera discutibile ma indubbiamente di valore. La tesi di B. è questa: i Franchi, entrati nella Gallia come conquistatori, e divenuti completamente padroni dei Gallo-Romani ridotti allo stato di servitù, erano in origine tutti liberi, giacché i re non erano se non magistrati civili, eletti dal popolo, che eleggeva pure i generali, cioè i capi militari nettamente distinti da quelli civili, in origine almeno. L'autorità regia era strettamente limitata dalle assemblee dei liberi, i quali prendevano attiva parte al governo; e solo in seguito cominciò il lento, ma continuo incremento del potere monarchico, affermantesi sulle rovine delle leggi fondamentali del popolo franco. La storia di Francia non è quindi altro se non storia del progressivo annullamento delle libertà originarie, ad opera della monarchia la quale per riuscire nel suo intento si valse delle armi più varie: affrancamento dei servi; elevazione del terzo stato e sua ammissione alle assemblee generali della nazione, a cui non dovevano partecipare se non i nobili, cioè i liberi, i Franchi; creazione d'una nuova nobiltà e d'una magistratura, che fu validissimo strumento nelle mani dei re.

Nei suoi Mémoires sur l'ancien gouvernement e nelle Lettres sur les anciens parlements è pertanto già formulata, se pure nella forma più estrema, la tesi "germanistica" sulle invasioni barbariche, variamente ripresa e sostenuta poi per due secoli, sino ai giorni nostri. Ma non in simili, o in altre pur interessanti affermazioni di dettaglio, è riposto il carattere più saliente delle opere storiche del B.; bensì nel fatto ch'egli si sia volto, sia pure per scopi polemici, allo studio delle istituzioni, della vita interna d'un paese, non attenendosi più ai dettami della storiografia meramente politica, ma cercando di sviscerare l'evoluzione di istituti e di organismi complessi, quali il feudo, le assemblee, ecc. Con ciò il B. si metteva sulla via dei criterî direttivi della storiografia dell'illuminismo, della "storia della civiltà"; e in tal senso egli, con il suo antagonista Du Bos, ha influito sul pensiero degli scrittori più tardi, specialmente sul Montesquieu.

Opere: Le opere del B. sono uscite postume, ad eccezione della Lettre d'Hippocrate à Damagète, Colonia 1700. Le principali sono: État de la France, Londra 1727, 2 voll. in fol. (oltre ai Mémoires di cui sotto, contiene propriamente i Mémoires degli intendenti regi del 1698, enorme raccolta di materiale sulle condizioni della Francia); Mémoires sur l'histoire du gouvernement de France, dès le commencement de la Monarchie, Londra 1727 (t. I dell'État de la France); Lettres sur les anciens parlements de France que l'on nomme États Généraux, Londra 1727 (t. III stessa opera); Mémoires présentés à Mgr. le duc d'Orléans, L'Aia 1727 e Londra 1727 (t. III stessa opera); Vie de Mahomet, Londra e Amsterdam 1730; Réfutation des erreurs de Benoit de Spinoza, par M. de Fénelon, archevêque de Cambrai, le P. Lanny Bénédictin, et Boulainvilliers, avec la vie de Spinoza écrite par Colerus, Bruxelles 1731 (in realtà esposizione del sistema di Spinoza); Essais sur la noblesse de France, Amsterdam 1732; Histoire de la pairie de France et de parlement de Paris, Londra 1746.

Bibl.: Per una rapida ma suggestiva descrizione del B.: Saint-Simon, Mémoires, ed. Chéruel, Parigi 1923, XI, pp. 152-153 e XVIII, p. 438. Sul B. filosofo, cfr. l'introduzione di Colonna d'Istria a Spinoza, L'Éthique, Parigi 1907 (supposta trad. del B.) e G. Lanson, Questions diverses sur l'histoire de l'esprit philosophique en France avant 1750, in Revue de l'histoire littéraire de la France, XIX (1912). Sulle dottrine politiche, H. Lemaire, Les lois fondamentales de la Monarchie française d'après les théoriciens de l'ancien régime, Parigi 1907; H. Seé, Les ideées politiques en France au XVII siècle, Parigi 1923; E. Hölzle, Die Idee einer altgermanischen Freiheit vor Montesquieu, Berlino 1925, pp. 55-58. Sui progetti di riforma tributaria T. Ducrocq, Études d'histoire financière et monétaire. Boulainvilliers réformateur avant Boisguillebert et Vauban, Poitiers-Parigi 1887. Sul B. storico: A. Thierry, Récits des temps mérovingiens, I, Bruxelles 1840; A. Lombard, L'abbé du Bos, Parigi 1913; H. Leclercq, in Dictionnaire d'archéologie chrétienne, fasc. 75° (1926).

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