AUMALE, Henri d'Orléans duca di
Nacque il 16 gennaio 1822, quarto figlio del duca d'Orléans, che poi divenne Luigi Filippo re dei Francesi, e di Maria Amelia delle Due Sicilie. Fu erede testamentario del principe di Condè ed ebbe a precettore il Cuvillier-Fleury, ricevendo pure lezioni da Pellegrino Rossi.
Inviato in Algeria nel 1840 come ufficiale d'ordinanza del fratello duca d'Orléans, fu oggetto d'un attentato nel 1841, il giorno stesso del suo ritorno a Parigi alla testa del reggimento coloniale di cui era colonnello. Nel 1843 s'impadronì con un audace colpo di mano dell'accampamento di Abd-el-Kader; viaggiò poi in Italia, e si fidanzò a Napoli con la principessa Carolina, figlia del principe di Salerno, che sposò il 25 novembre 1844. Nel 1847 fu nominato governatore generale dell'Algeria, e prima della fine dell'anno riusciva a ottenere la sottomissione di Abd-el-Kader, l'emiro che aveva sino allora capitanato la resistenza degl'indigeni alla colonizzazione francese. Il 3 marzo 1848, ricevuta la notizia della rivoluzione di Parigi che abbatteva la monarchia, il duca d'A. respingeva i consigli di coloro che avrebbero voluto capitanasse l'esercito d'Africa per riporre sul trono la dinastia, cedeva senz'altro il comando della colonia al generale repubblicano Cavaignac e s'imbarcava per l'Inghilterra.
Dopo avere assai vivamente protestato contro il suo bando dal suolo francese e contro la confisca dei suoi beni, il duca di Aumale si consacrò alla bibliofilia (vedi sotto) e a studî storici sui Condé, pubblicando frattanto articoli sulle campagne di Giulio Cesare e sulle truppe scelte d'Algeria. Sebbene amasse i suoi parenti napoletani e ne prendesse talora le difese, si dichiarava grande fautore dell'indipendenza dell'Italia e visitava quasi ogni anno la Sicilia, dove aveva ereditato la tenuta dello Zucco presso Partinico. Invidiò il nipote, duca di Chartres, che prese parte nell'esercito sardo alla campagna del 1859. Nella polemica provocata da attacchi del principe Girolamo Napoleone in senato contro la casa d'Orléans, il duca d'A., in una pagina della sua famosa Lettre sur l'histoire de France, si compiacque di fare esplicite testimonianze dei suoi voti per l'indipendenza dell'Italia. Nel 1863 l'atteggiamento del duca d'A., di fronte alle condizioni poste a una sua candidatura al trono di Grecia, la fece rapidamente sfumare. L'anno seguente, visitando l'Italia settentrionale, il duca aveva motivo di consolidare con esperienze personali le sue convinzioni sul trionfo immancabile della causa dell'unità italiana. Scoppiata la guerra franco-prussiana, il duca offerse invano la sua spada al governo della difesa nazionale; anzi fu invitato a ripassare la frontiera, finché, eletto deputato all'Assemblea nazionale, vide revocata l'espulsione che lo teneva lontano dal territorio francese. Nel marzo del 1872 ottenne di essere riconosciuto nel suo grado di generale di divisione; nel 1873 presiedette al Consiglio di guerra che condannò il maresciallo Bazaine, e nel 1879 divenne ispettore generale dell'esercito. Protestò contro le rinnovate leggi d'eccezione a danno della sua famiglia e fu collocato a riposo e nuovamente espulso; ma, dopo che, esule e privato crudelmente di tutti i suoi figli premortigli, destinò i suoi tesori di Chantilly all'Istituto di Francia, ottenne ne11889 di ritornare in patria, consacrandosi ormai soltanto agli studî storici e all'Accademia francese, nella quale era succeduto fin dal 1871 al conte di Montalembert.
Morì allo Zucco il 7 maggio 1897.
Come bibliofilo, egli fu tra i più grandi del sec. XIX. Nella vendita dei beni paterni, avvenuta nel 1851-52, seppe acquistare qualche libro prezioso isolato, e la celebre collezione d'incunaboli venduta verso il 1821 da Gaetano Melzi al bibliofilo inglese Frank Hall-Standish e da quest'ultimo lasciata in eredità a Luigi Filippo nel 1840. Nel 1860, il duca d'A. comperò in blocco la preziosa biblioteca di libri francesi formata da Armando Cigongne (della quale esiste un eccellente catalogo). Acquisti isolati, proseguiti sino al 1894, gli permisero così di costituire una delle più perfette biblioteche mai possedute da un privato. Nel 1886 ne fece dono, insieme con tutte le sue collezioni e con tutta la sua fortuna, all'Istituto di Francia, il quale la conserva nel museo Condè, nel magnifico castello di Chantilly. Oltre a una ricchissima serie di archivî antichi componenti il Cabinet de titres, egli aveva riunito nel suo Cabinet de livres un'incomparabile raccolta di manoscritti su pergamena e di libri a stampa. Al primo fondo da lui ereditato dall'ultimo principe di Condé aggiunse volumi universalmente celebri, quali le Très riches heures du duc de Berry, acquistate in Piemonte nel 1885, il Salterio di Ingeborg di Danimarca e le 40 miniature di Jean Fouquet staccate dal Livre d'heures di Étienne Chevalier.
La sua collezione di libri a stampa si distingue da tutte le altre per la straordinaria bellezza degli esemplari e la ricchezza delle rilegature tanto antiche quanto moderne. Le serie da lui completate con maggior cura furono quelle degl'incunaboli, dell'antica letteratura francese e della storia di Francia. Non trascurò mai la letteratura italiana, e alcuni dei più bei libri italiani che si trovino in Francia sono conservati a Chantilly.
Tra i manoscritti si può citare quello dei privilegi del monastero di S. Pietro a Castello, di Napoli (1423), un Inferno di Dante proveniente dagli Archinto di Milano, parecchi volumi delle biblioteche Sforza e Visconti. Tra i numerosi incunaboli in lingua italiana sono il Petrarca del 1470 stampato su pergamena, il Dante di Foligno (1472), il Decor Puellarum (1471), esemplare di Beckford con una mirabile rilegatura a musaico di Derome, parecchi Boccaccio, il Dittamondo del 1474, un'importante serie di aldine, una preziosa raccolta di 25 Rappresentazioni provenienti da W. Roscoe, e una curiosissima raccolta di 50 poemetti italiani (1508-1524), analizzata da E. Picot.
Bibl.: E. Daudet, Le duc d'Aumale, Parigi 1898; Correspondance du duc d'Aumale et de Cuvillier Fleury, Parigi 1910 segg. Per il d'Aumale bibliofilo: G. Macon, Chantilly et le Musée Condé, Parigi 1910; E. Picot, La raccolta di poemetti italiani della biblioteca di Chantilly, Pisa 1894; F. A. Gruyer, Chantilly: notices des peintures, les Quarante Fouquet, Parigi 1900; P. Durrieu, Les Très riches heures du duc de Berry, Parigi 1904; L. Delisle, Chantilly, le Cabinet des livres: imprimés antérieurs au milieu du XVI s., Parigi 1905; Duc d'Aumale e L. Delisle, Chantilly, le Cabinet des livres: manuscrits, Parigi 1900-1911, voll. 3; id., Chantilly, les archives, le Cabinet des titres, Parigi 1926; id., Les trésors des bibliothèques françaises: la bibliothèque de Chantilly, I, Parigi 1927.