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Boulainvilliers, Henri de

di Vincenzo Lavenia - Enciclopedia machiavelliana (2014)
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Boulainvilliers, Henri de

Vincenzo Lavenia

Conte di Saint-Saire, nacque nel 1658 e si formò come Montesquieu a Juilly, dove ebbe per maestro Richard Simon. A causa del dissesto del suo casato visse lontano dalla corte, ma si legò a Nicolas Fréret, ai circoli di Anne-Jules de Noailles e a quelli di ispirazione antiassolutistica di Luigi di Borbone e Filippo d’Orléans. Dopo la morte (1722), sulla scorta di manoscritti diversi e con luoghi fittizi di stampa, furono pubblicati i suoi scritti storici (a eccezione dell’Abrégé d’histoire universelle): l’État de la France (2 voll., 1727; il terzo nel 1728), da cui fu estrapolata l’Histoire de l’ancien gouvernement de la France (3 voll., 1727), i Mémoires (1727) e il Traité o Essai sur la noblesse de France (1732, edito come Dissertation sur la noblesse in Devyver 1973, pp. 501-48). Sostenitore della reazione contro l’assolutismo, che usurpa prestigio, armi e beni dei signori, primo storico del feudalesimo (adoperato e confutato da Marc Bloch), costruttore di genealogie, ossessionato dal mito delle origini nazionali (in senso germanico), B. oppose alle dottrine della sovranità una lettura storica binaria e conflittuale in cui ha un ruolo chiave il tempo della conquista; inoltre egli si accostò alla filosofia di Baruch Spinoza, ne commentò le opere e tradusse l’Ethica.

La nobiltà francese è la stirpe franca dei guerrieri che basa legittimità e dominio sulla forza e l’assoggettamento di ceppi etnici subalterni. I Gallo-Romani sono il popolo che rialza la testa quando i re (in origine capi guerrieri di un governo misto eletti in assemblea) sviliscono le rappresentanze cetuali violando le leggi del regno con l’aiuto della Chiesa e di forestieri. L’eguagliamento ingenera il dispotismo; e come i Romani, declinati rinunciando alle armi, affidandosi ai ‘mercenari’ e mescolandosi con i popoli soggetti, i Franchi cedono potere sotto il carico di un fisco illegittimo e minati dalla vendita degli uffici rea di creare nobili non discendenti dai vincitori e proni ai voleri del re. Al contrario, la libertà franca si era basata sull’anarchia e la guerra, su una barbarie a stento ingentilita e sul feudo: istituto originato dalla conquista e non dal vassallaggio. Reazionaria e rivoluzionaria, la sua lettura ‘antistorica’ guarda con realismo e pessimismo alla corrotta natura umana; esalta i barbari come vettori di dominio e vitalità; vede nell’arte della guerra e nelle armi i pilastri della forza e della libertà; teme la cultura come estenuazione; disegna figure di sovrani (Clodoveo, ma anche Enrico IV) analoghe al ritratto machiavelliano di Ferdinando il Cattolico (→); accusa il cristianesimo, il clero e la Chiesa di essere un corpo estraneo e di indebolire la fierezza dei nobili; interpreta le religioni come meri istituti umani utili o dannosi (e i profeti come legislatori e civilizzatori), e il conflitto come perenne scontro tra i grandi (pochi) e il popolo, tra dominatori e dominati.

Per altro verso B. bolla il ‘machiavellismo’ dei re e vede nel Segretario fiorentino l’ispiratore della tirannide (Histoire de l’ancien gouvernement, 1° vol., préface e p. 169), riprendendo dalla tradizione ugonotta (e dai politiques) l’odio anti-italiano che finì per mescolare la polemica contro i gesuiti e il papato, il gallicanesimo, la dottrina di resistenza calvinista, l’antiromanesimo giuridico e la reazione nobiliare contro le reggenti e la loro ragion di Stato estranea alla Francia (Caterina e Maria de’ Medici erano fiorentine come il loro presunto maestro). Fonte di B. non è tanto Étienne Pasquier (1529-1615), ma la Franco-Gallia di François Hotman (1573) e i Discours contre Machiavel (1576) di Innocent Gentillet. Quest’ultimo usò il mito della divisione interna di stirpe come chiave di lettura storica (i Galli-ugonotti oppressi dai Romani-cattolici) e invitò i grandi e i parlamenti a reagire contro la venalità delle cariche e i ‘forestieri’ (una rivolta che coincideva con le lotte di religione). Inoltre, nei Discours (a cura di A. D’Andrea, P.D. Stewart, 1974, pp. 527 e segg.), Gentillet sostenne che il mondo d’oltralpe era corrotto dall’elemento italiano papale (virus paragonato all’ebraismo ‘usuraio’) perché l’empio M. insegnava ai tiranni come abbassare la nobiltà (forza di equilibrio contro i despoti) fino a impoverirla ed enervarla (con riferimento all’analisi dei conflitti nel regno di Francia in Principe xix 6; a Discorsi I lv e III e forse a Istorie III xiii).

La divisione tratteggiata da B. sarà evocata polemicamente da Emmanuel-Joseph Sieyès in Qu’est-ce que le Tiers-État? che invitava il popolo (i Galli) a liberarsi dei nobili (i Franchi) in quanto usurpatori (1789). E dopo la Rivoluzione ispirerà il razzismo di Joseph-Arthur de Gobineau (1816-1882) e la lettura storica della conquista e del conflitto di classe nei Récits des temps mérovingiens di Augustin Thierry (1840). Tra il 19° e il 20° sec., infine, il machiavellismo e le tesi di B. finirono quasi per sovrapporsi nella teoria delle élites.

Bibliografia: OEuvres philosophiques, éd. R. Simon, 2 voll., La Haye 1973-1975. Fonti: I. Gentillet, Discours contre Machiavel, a cura di A. D’Andrea, P.D. Stewart, Firenze 1974. Per gli studi critici si vedano: F. Chabod, Boulainvilliers Henri, conte di, in Enciclopedia italiana di Scienze, Lettere ed Arti, Istituto della Enciclopedia Italiana, 7° vol., Roma 1930, ad vocem; R. Simon, Henri de Boulainvilliers. Historien, politique, philo sophe, astrologue, Paris [1941]; A. Devyver, Le sang épuré, Bruxelles 1973; A. Jouanna, Ordre social. Mythes et hiérarchies dans la France du XVIe siècle, Paris 1976; H.A. Ellis, Boulainvilliers and the French monarchy, Ithaca (NY) 1988; D. Venturino, Le ragioni della tradizione. Nobiltà e mondo moderno in Boulainvilliers, Torino 1993; M. Foucault, Il faut défendre la société. Cours au Collège de France (1975-1976), éd. M. Bertani, A. Fontana, Paris 1997 (trad. it. Bisogna difendere la società, Milano 1998); A.M. Battista, Politica e morale nella Francia dell’età moderna, Genova 1998; O. Tholozan, Henri de Boulainvilliers, Aix-en-Provence 1999; J.I. Israel, Enlightenment contested. Philosophy, modernity and the emancipation of man, Oxford-New York 2006.

Vedi anche
Arendt, Hannah Arendt ‹àarënt›, Hannah. - Filosofa e studiosa di teoria della politica (Hannover 1906 - New York 1975). Allieva di E. Husserl, K. Jaspers e M. Heidegger, fu costretta a emigrare per motivi razziali dapprima in Francia, poi negli USA, dove ha insegnato nelle università di Berkeley, Princeton, Chicago ... Disraeli, Benjamin, conte di Beaconsfield Disraeli ‹diʃrèili›, Benjamin, conte di Beaconsfield. - Statista e scrittore britannico (Londra 1804 - ivi 1881). Come deputato sostenne il programma del cd. conservatorismo rinnovato, antiliberista e aperto a moderate riforme sociali, che espose anche nella sua attività letteraria. Come primo ministro ... Burke, Edmund Burke ‹bë´ëk›, Edmund. - Scrittore politico inglese (Dublino 1729 circa - Beaconsfield 1797); dal 1758 direttore di The Annual Register, rivista di politica e lettere, fu dal 1765 al 1791 la mente direttiva del partito whig (Thoughts on present discontents, 1770, contro il partito tory). Con American ... nobiltà In senso specifico e in connessione alla storia europea dall’antichità all’età moderna, particolare condizione giuridica e sociale, legata al possesso spesso ereditario di onori e privilegi esclusivi, e per estensione l’insieme degli individui, delle famiglie e dei corpi dotati di tale status privilegiato. ...
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  • ENCICLOPEDIA ITALIANA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
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  • FERDINANDO IL CATTOLICO
  • VENALITÀ DELLE CARICHE
  • INNOCENT GENTILLET
Altri risultati per Boulainvilliers, Henri de
  • BOULAINVILLIERS, Henri conte di
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Scrittore politico e storico francese, nato a Saint-Saire in Normandia l'11 ottobre 1658, morto a Parigi il 23 gennaio 1722. Datosi dapprima alla vita militare, l'abbandonò in seguito per attendere ai suoi interessi di famiglia; e nella calma della nuova esistenza, poté dedicarsi a ricerche e a studî ...
Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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