LACORDAIRE, Henri-Dominique
Predicatore e pubblicista francese, nato a Recey-sur-Ource (Costa d'Oro) il 12 maggio 1802, morto il 22 novembre 1861 a Sorèze. Uscito dal liceo di Digione "avec une religion détruite et des moeurs menacées" (Mémoires) e laureatosi in legge, lavorò per un biennio in uno studio legale di Parigi. A 22 anni, attraverso una crisi in cui furono impegnate tutte le forze del suo ingegno, abbandonando per sempre le posizioni volterriane, si convertì al cattolicismo: e fu una conversione lucida e attiva. Nel 1827 fu ordinato sacerdote nel celebre seminario di Saint-Sulpice; mentre pensava a una vita operosa anche lontano dall'Europa, lo trattenne a Parigi l'invito del Lamennais, chè fondava l'Avenir, nelle cui colonne, con l'ardore abituale, si mostrò presto forte alleato del maestro nella tendenza a conciliare la Chiesa e il mondo moderno, il dogma e la libertà quale allora era intesa e propugnata. Venuta la condanna da Roma, egli scelse la via che più costa ed è più meritoria per un uomo di fede: quella dell'obbedienza, sentita e schietta; ma sempre perseguendo il suo ideale di condurre il cattolicismo in piena attualità. Fattosi notare per l'ardente eloquenza, divenne oratore sacro a Notre-Dame (1835), e, ottenuto in un suo viaggio a Roma il permesso di ristabilire in Francia i domenicani, si ascrisse a quell'ordine e ritornò a far sentire la sua parola in varie riprese, dal 1841 al 1851, nella celebre cattedrale (Conférences de Notre-Dame, 1835-1851, edizione 1844-1851): prediche frequentatissime che erano conferenze nel senso moderno e secondo le esigenze moderne, per cui entro alla visione religiosa era permesso discutere di questioni filosofiche e scientifiche, politiche e sociali. Nella sua eloquenza militante, il L. guardava, sempre con occhio religioso, all'uomo "avec toutes ses faiblesses" e accettava la società "avec toutes ses conditions"; non si opponeva a forme moderne di governo, come non si oppose all'atto della rivoluzione del '48. Eletto però deputato per Marsiglia, si dimise subito. Tornò alle sue preferite conférences (a Tolosa, 1854) e infine si diede all'educazione della gioventù, dirigendo il collegio di Sorèze. Nel 1861 fu eletto all'Académie française.
Il dramma della sua vita fu un continuo misurare, con le possibilità reali dello spirito dei tempi, quel suo ardore spirituale, che, invero non sempre sorretto dalla necessaria profondità di pensiero, pur non venendo mai meno, non si mantenne fino in ultimo nella solita forma combattiva e agguerrita. Le conferenze che ci rimangono - circa 73 - rivelano il tono personale e sentimentale del convertito, che disserta, racconta, attesta e, di qualunque cosa parli, svelando il suo cuore, svela quello altrui, sicché la parola diviene eloquente e avvincente, quando non si fa addirittura poesia. Tra gli elogi funebri è rimasta famosa l'Oraison funèbre du Général Drouot (1847). Ha importanza psicologica e storica la sua vasta corrispondenza; e sono notevoli gli scritti: Considérations sur le système philosophique de M. de Lamennais (1834), La Vie de Saint Dominique (1841), Discours sur la vocation de la nation française (1841), nel quale si sente il patriottismo francese e cattolico dell'autore; tra gli scritti del periodo tranquillo: Lettres à un jeune homme sur la vie chrétienne (1857) e Vie de Sainte Marie Madeleine (1860).
Ediz.: Œuvres complètes, Parigi 1872-73, voll. 9; Corresp. inéd. avec M. Dugied, son oncle (1836-1861), a cura dell'Abbé Lesueur, Parigi 1914.
Bibl.: O. d'Haussonville, L., in Grands écrivains français, Parigi 1895; J. Favre, L. orateur, sa formation et la chronologie des ses œuvres, Parigi 1906; Abbé Bézy, L., étude biographique et critique, Parigi 1910; Abbé Pautlé, L. d'après des documents nouveaux, Parigi 1912.