LAVEDAN, Henri
Autore drammatico e romanziere francese, nato a Orléans il 9 aprile 1859. Le sue simpatie si volsero al genere gaio, di arguta osservazione sociale. Nacquero così alcune raccolte di dialoghi scapigliati e paradossali (Petites fêes, 1890; Nocturnes, 1895; Leur beau physique, 1897, ecc.), nei quali, sotto i tratti caricaturistici accentuati, egli ha beffeggiato i lati ridicoli dei costumi del suo tempo. Ma il teatro lo attirava. La sua prima commedia, Une famille (1891), rivela in lui qualità ancora più solide d'indagatore e di psicologo, apprese da Dumas figlio e da Augier. Le prince d'Aurec (1894) gli schiude le porte della celebrità. In questa forte commedia, che possiede tutti i requisiti per diventare classica, il L. si è proposto di palesare con intenti netti di satira il decadimento fondamentale dell'aristocrazia a contatto con i tempi nuovi livellatori. Il concetto che l'aristocrazia possa e debba risollevarsi con il lavoro è svolto nelle due successive commedie, Les deux noblesses (1897) e Catherine (1897), assai meno felici.
Accolto nell'Académie française (1898), il L. sente il bisogno di temperare la crudezza dell'osservazione realistica, confinante con la licenza, di Le vieux marcheur (1895) e di Viveurs (1904), per elevarsi ad una più austera concezione satirica, e scrive Le Marquis de Priola (1902), dove campeggia la figura di un don Giovanni moderno in un quadro di un decadentismo raffinato. L'etica a cui questa celebre commedia è ispirata prelude alla trasformazione subita con Le duel (1905). I tempi volgono ormai al dramma di idee e di problemi morali: egli lo realizza in pieno con quest'opera nobilissima in cui il conflitto tra l'ideale religioso e l'ideale umano è impersonato da creature viventi e non da fantocci retorici. Alcuni lavori successivi, quali Le goû t du vice (1911), Servir (1913), Pétard (1914; scritto in collaborazione con Michel Zamacoïs), non aggiungono nulla alla fama dello scrittore, destinato a restare quale una delle figure più cospicue di quella tendenza letteraria che, nata dal realismo, compie in sé stessa un severo esame di coscienza e si abbandona con gioia alle suggestioni della fede. E del suo ritorno alla religione cattolica attesta il più letto fra gli ultimi libri del L., Monsieur Vincent, aumônier des galères (1928), suggestivo e colorito racconto della vita di San Vincenzo de' Paoli.