BATAILLE, Henry
Poeta e autore drammatico francese. Nacque a Nîmes nel 1872, da una famiglia Batailler, che poi mutò il suo nome in Bataille; il suo avo materno, Mestre-Huc, era stato agricoltore e poeta. Il B. trascorse l'infanzia a Bordeneuve; ma dall'adolescenza in poi si fissò a Parigi, dove compì anche studî artistici in una scuola di belle arti, con l'intento di dedicarsi alla pittura. Nel 1894 diresse un journal des artistes; e più volte pubblicò delicati disegni, come l'autoritratto che accompagna i suoi versi editi dal Fasquelle, e le incisioni nel volume Têtes et Pensées.
Quale poeta esordì giovanissimo con le tenere liriche (alcune scritte a quindici anni) de La chambre blanche, cui poco appresso tennero dietro quelle de Le beau voyage. Quale autore drammatico, mosse da una féerie per musica, La belle au bois dormant (1894), ancora in versi; dai quali passò ai versi liberi, o prose ritmiche, dei suoi due primi drammi, La lépreuse (1896) e Ton Sang (1898). Seguirono, definitivamente in prosa, L'enchantement (1900); Le masque (1902); e Reśurrection (1902), riduzione scenica del romanzo omonimo di Leone Tolstoj. Ma i suoi massimi successi furono ottenuti da Maman Colibri (1904) e specialmente dalla Marche nuptiale (1905), presto applaudita nei principali paesi d'Europa. Elenchiamo in ordine di data le sue commedie successive: Poliche (1906), La femme nue (1908), Le scandale (1909), La vierge folle (1910), Le songe d'un soir d'amour (1910), L'enfant de l'amour (1911), Les flambeaux (1912), La phalène (1913), L'amazone (1916), L'élévation (1917), Søurs d'amour (1919), Notre image (1919), L'homme à la rose (1920), L'animateur (1920), Tendresse (1921), La possession (1922), La chair humaine (1922). Dopo la sua morte, avvenuta nel 1922, fu rappresentata (1924) una sua opera postuma, Manon, fille galante.
È evidente nel B., fiorito tra gli ultimissimi anni dell'Ottocento e il primo quarto del Novecento, l'intento lirico, in reazione al naturalismo che aveva trionfato alla fine del secolo su tanta scena europea, e specie su quella francese.
Le sue prime opere drammatiche risentono ancora, nei ritmi e nell'ambiente, di ambigue nebulosità maeterlinckiane: all'argomento e al clima de La lépreuse si possono forse accostare, da punti di vista diversi, sia La jeune fille Violaine di Claudel, scritta circa lo stesso tempo, sia anche La figlia di jorio di D'Annunzio, posteriore di alcuni anni; e alla stessa atmosfera appartiene Ton Sang, ch'è certo una delle sue cose più nobili e originali. Ma quelle che son poi divenute le caratteristiche del B. più care al pubblico - ossia i sospiri di quella volatilizzata sensualità femminile, che tenta di prender l'aspetto d'una tragedia spirituale, d'un'eterna sconfitta delle aspirazioni della donna verso un indefinito sogno deluso dall'inadeguato amore - il B. le espresse particolarmente in Maman Colibri, il dramma della donna che, già matura, non sa rinunciare all'avventurosa passione; a cui seguirono, ne La vierge folle e soprattutto nell'acclamatissima Marche nuptiale, i drammi delle fanciulle, che abbandonano l'agiata quiete dell'esistenza normale per inseguire i labili fantasmi composti dalle loro stesse mani, e che all'urto definitivo contro la realtà brutale non resistono, e periscono; ne La phalène, il dramma della nobile creatura che un morbo feroce esclude dalla vita, e che crede di attingere, prima di morire, il senso misterioso di cotesta vita, precipitandosi in un obbrobrio a cui segue la morte. E forse è proprio quest'ultimo, mediocre dramma, che rivela la povertà del contenuto etico di tanta opera del B., nella quale le insoddisfazioni della Madame Bovary flaubertiana, confluendo in certo modo con le vaghe rivendicazioni di talune eroine ibseniane (specialmente Hedda Gabler), finiscono col confessare un'ansia di natura più fisica che spirituale. Tipico autore del tempo suo, e larghissimamente rappresentato - non solo in Francia, dove ebbe squisite interpreti nelle attrici Berthe Bady e Yvonne de Bray, ma più o meno in tutti i paesi d'Europa e d'America - il B. ha dato alle sue opere teatrali protagonisti quasi esclusivamente femminili, che poi si rassomigliano molto fra loro. Anche nel ridurre per le scene Resurrezione di Tolstoj, il B. capovolge il significato del romanzo russo, trasportando al centro della vicenda la figura della Maslova, anziché quella di Nechljudov. E in Poliche, la commedia ch'è forse la sua più bella (e che già pone delicatamente un tema poi venuto di moda a teatro: un uomo che non può confessarsi qual è, e per essere amato deve sovrapporre alla sua pensosa personalità una maschera di spensierata buffoneria), il carattere del protagonista è tutto note passive e femminee.
La decadenza del B. cominciò presto. Dopo aver tentato di rinnovarsi con Le scandale, lavoro di effetti rudi e meccanici che richiama facilmente la violenta tecnica teatrale di H. Bernstein, egli parve oscillare appunto fra le risorse di questa tecnica, e il ritorno alle sue predilette analisi, abusando sempre più di mezzi scenici che altra volta aveva delicatamente o scaltramente trattato: scenarî sentimentali, musiche in sordina, tintinnio di coppe cristalline, rumori di treni in partenza, singhiozzi soffocati, ecc. Anche il suo ultimo volume di versi, La divine tragédie (1920), era parso intimamente estraneo all'ora nuova. E il pubblico del dopoguerra già sembrava cominciare a diminuirgli i suoi favori, quando la morte lo colse, non ancora cinquantenne.
Bibl.: D. Amiel, H. Bataille, Parigi 1909; H. B. Bourdeaux, la vie au théâtre, voll. 5, Parigi 1910, 1911, 1913, 1919, 1921; M. Allou, l'opera di H. Bataille, in Nuova Antologia, 16 aprile 1912; M. J. Besançon, H. Bataille, Parigi 1928.