Ford, Henry
L'imprenditore che mise le ruote agli Stati Uniti
L'imprenditore statunitense Henry Ford ebbe, nella prima metà del 20° secolo, la geniale intuizione che l'automobile doveva essere un prodotto di massa e quindi doveva costare poco ed essere disponibile e riparabile ovunque. Fondò quella che oggi è una delle maggiori case automobilistiche mondiali, la Ford. Il suo grande successo fu l'automobile modello T, una vettura che fu prodotta in 15 milioni di esemplari e stette sul mercato dal 1908 al 1927, un record assoluto
Henry Ford, nato nel 1863, iniziò la sua vita lavorativa a 16 anni come apprendista meccanico in una ditta di Detroit. Fino al 1891, anno in cui si impiegò come ingegnere specializzato nella compagnia di illuminazione di Edison, alternò vari lavori in città con quello di agricoltore nella fattoria di famiglia.
La svolta nella sua vita avvenne nel 1893 quando iniziò a dare corpo alla sua visione rivoluzionaria dell'automobile, sviluppando prototipi di motore a scoppio. Il 4 giugno 1896 Ford pose una pietra miliare nella storia dell'automobile guidando il prototipo di un veicolo a motore interno, il Quadriciclo, che lui stesso sviluppò.
Convinto delle sue idee e della potenzialità del nuovo mezzo, Ford si licenziava dalla Edison e, grazie ad alcuni soci finanziatori, fondava la sua prima ditta, la Detroit automobile company. L'avventura, ebbe vita breve e la ditta fallì in pochi mesi.
Ford tuttavia non si scoraggiò e, anzi, ebbe un'intuizione fondamentale: la miglior pubblicità per l'auto potevano essere le corse automobilistiche, che iniziavano a nascere proprio in quegli anni e appassionavano il pubblico. È un periodo tumultuoso, che arriva fino al 1901: Ford pilotava personalmente le sue auto nelle corse, portandole alla vittoria, e fondava con altri soci una seconda compagnia, la Henry Ford company, da cui però venne in breve estromesso.
Una serie di insuccessi insomma, da cui Ford ricavò una fondamentale lezione: è importante avere il prodotto migliore, ma lo è altrettanto avere i mezzi migliori per produrlo e venderlo. Questo il segreto che sta alla base dell'incredibile successo della sua successiva ditta fondata del 1903, la Ford motor company, che tuttora è una delle principali aziende del mercato automobilistico mondiale.
Dopo il Quadriciclo la Ford motor company costruì un modello 999 che partecipò anche alle corse del circuito di Indianapolis, con esiti molto positivi. Ma è nel 1908 che avviene la vera svolta, con il modello T, un'auto solida e costruita per il grande pubblico che riscosse un successo straordinario e duraturo. La Ford fu la prima azienda a introdurre, in quegli anni, la catena di montaggio, un modo di costruire in serie le automobili che permetteva di aumentare enormemente la produzione. Il modello T pertanto divenne l'auto più diffusa negli Stati Uniti fino alla metà degli anni Venti e rappresentò il simbolo di quella che fu considerata la rivoluzione fordista.
Il nuovo modello A vide la luce nel 1926 e segnò anche la piena maturità dell'azienda, oramai guidata dal figlio Edsel, che però morì nel 1943, costringendo il vecchio Henry a ritornare alla presidenza.
La concezione del lavoro di Henry Ford sarebbe giudicata oggi molto paternalistica. Non aveva infatti alcuna considerazione delle organizzazioni sindacali, che contrastò sempre nelle sue fabbriche. Pretendeva invece un rapporto diretto con gli operai, che però voleva guidare alla sua maniera. Per avere un'idea di questo atteggiamento è sufficiente pensare al programma che lanciò nel 1914, chiamato 'cinque dollari al giorno di paga'. Cinque dollari era il salario che dava ai suoi operai, una cifra che all'epoca rappresentava più del doppio di quanto veniva pagato normalmente agli operai specializzati. L'aumento però era vincolato a una condizione senza dubbio inaccettabile ai nostri giorni: gli operai della Ford erano tenuti a condurre una vita irreprensibile (almeno secondo i criteri del proprietario) e una speciale sezione della Ford company sorvegliava la vita privata dei dipendenti per verificarne la correttezza.
Una seconda rivoluzione nel mercato del lavoro fu introdotta da Ford nel 1926: la creazione della settimana corta (il nome si deve proprio a lui) e la conseguente nascita di quello che oggi viene chiamato week-end. Il lavoro nelle sue fabbriche venne articolato su cinque soli giorni, per quaranta ore settimanali complessive. Alla classe operaia veniva così offerta la disponibilità di un tempo libero di cui, nella storia industriale, non aveva mai potuto godere.
Complessivamente, l'introduzione di queste novità nel rapporto tra industria e classe operaia determinò una rivoluzione sociale che contribuì grandemente alla formazione della middle class americana, quella grande "classe di mezzo" che avrebbe dominato la scena statunitense per tutto il 20° secolo. La visione di Ford fu incredibilmente lungimirante ed efficace: per vendere più auto non bastava avere a disposizione buoni prodotti a un prezzo ragionevole, ma si rendeva necessaria anche una nuova classe sociale, la middle class, che guadagnasse in modo ragionevole e disponesse di sufficiente tempo libero per maturare il desiderio di possedere un'automobile. Un'America fatta di gente che guadagnava poco o nulla e che non aveva un minuto libero per riposarsi non avrebbe mai permesso di produrre i milioni di automobili che Henry Ford voleva uscissero dai suoi stabilimenti!
Fu così che Ford vinse la sua battaglia con le tante fabbriche di automobili che all'inizio del Novecento si erano invece lanciate nella produzione di auto di lusso, pensando che quello fosse l'unico futuro per l'automobile. Ford, insomma, non soltanto creò auto rivoluzionarie, ma anche un mercato pieno di consumatori, che semplicemente prima di lui non esisteva.
Nell'anno 2000 Henry Ford è stato giustamente inserito dalla rivista Time tra i cento "giganti del 20° secolo", accostato, tra gli altri, ad A. Einstein e M.K. Gandhi.
Alcuni lati della sua vita sono tuttavia piuttosto oscuri. L'avversione per i sindacati dei lavoratori portò, infatti, nei suoi stabilimenti spesso a un clima di vera e propria intimidazione nei confronti di chi avanzava rivendicazioni verso la proprietà. Il culmine si ebbe nel 1937 con scontri sanguinosi fra operai della Ford e guardiani della fabbrica.
Fu inoltre un acceso antisemita. Il giornale da lui fondato, l'Indipendent, che venne pubblicato dal 1919 al 1927, diffuse spesso falsi documenti storici su un preteso piano sionista per la conquista del mondo e articoli dello stesso tono ispirati proprio da Ford. Non nascose mai inoltre, almeno fino all'entrata in guerra degli Stati Uniti, la sua simpatia per il nazismo e per il suo capo, Adolf Hitler. Da questi Ford ricevette addirittura, nel 1938, un'importante onorificenza, la Gran croce dell'aquila tedesca, molto raramente elargita a stranieri.
Per contro fu sempre attento ai bisogni delle persone attorno a lui, e la fondazione filantropica che ancora oggi porta il suo nome si è sempre distinta per gli interventi a favore degli strati più poveri della società. Ford morì nel 1947.