MANSEL, Henry Longueville
Pensatore inglese, nato a Cosgrove (Northamptonshire) il 6 ottobre 1820, morto a Oxford il 31 luglio 1871. Lettore di teologia metafisica e morale e poi professore di storia della chiesa a Oxford, ebbe anche alti gradi nella gerarchia ecclesiastica. Fu il più notevole continuatore dell'indirizzo filosofico inaugurato in Inghilterra da W. Hamilton.
Le sue principali opere sono: Artis Logicae Rudimenta (1849); Phrontisterion (1850); Prolegomena Logica (1851); The Limits of Demonstrative Science (1853); Man's Conception of Eternity (1854); Psychology, the Test of Moral and Metaph. Philosophy (1855); Metaphysics or the Philosophy of Consciousness (1860: è l'articolo Metaphysics della 8ª ediz. dell'Encycl. Britannica); The Limits of religious Thought (1858); Philosophy of the Conditioned 1866). Postumi sono apparsi: Letters, Lectures and Reviews (1873) e The Gnostic Heresies (1875). In generale, il M.. è un kantiano, in Wiel senso spiccatamente fenomenistico in cui il kantismo era già stato elaborato dal Hamilton. Una conoscenza della sostanza, assoluta e incondizionata, è impossibile, tutto restando condizionato dalla consapevolezza del conoscente, e giudizi a priori sussistendo solo per ciò che concerne le forme trascendentali dell'esperienza. Tuttavia l'autocoscienza, in quanto immediata appercezione del proprio esser consapevoli, rivela un possesso assoluto del suo oggetto: il M. giunge quindi a considerare l'Io come l'unica sostanza che ci sia nota nella sua incondizionata realtà. Dal suo punto di vista religioso, infine, il M. sfrutta il suo fenomenismo per dimostrare come, non essendo mai possibile che la conoscenza di una realtà assoluta sia raggiunta dall'intelletto, non resti altra possibilità all'infuori di quella che essa venga fornita dalla rivelazione.
Bibl.: R. H. Hutton, Theolog. Essays, 3ª ed., Londra 1888; J. Martineau, H. L. M., in Essays, III (1891). Ulteriore bibliografia in Ueberweg-Oesterreich, Grundr. d. Gesch. d. Philos., V, 12ª ed., Berlino 1928, p. 183.